Una stanza tutta per sé
Mostra personale di Nicolina Eklund e Ottavia Plazza a cura di Lisa Andreani
Comunicato stampa
Pensai ancora ai resti della festa che è terminata poco fa. È un grande potenziale il lascito, la capacità immediata della sua liquidazione. Ogni residuo scomparso, veloci veloci, davvero veloci furono i domestici. Nella stanza era impercettibile il passaggio dell’evento giunto al termine. Solo pochi segni, un’atmosfera nebulosa, come se guardassimo il tutto attraverso un vetro smerigliato. La luce illuminava le diverse aree della stanza, la distribuzione era imprecisa, violenta o tiepida. In qualche modo si era sempre in tempo per osservare da una nuova angolazione gli oggetti all’interno. Alla Broken Diva piaceva il decoro. "Ti piace decorare?", le chiesi. Certo che le piaceva decorare. Non aveva smesso nemmeno per la festa. Certo quella è proprio la migliore occasione per esasperare il tutto. Esasperare? Ma no, si trattava solo di decoro. Haute couture, Art Decò, Rinascimento e Barocco. Eppure la stanza sembra dire molto di più di quanti quegli stucchi volessero parlare. Lo scenario diventava solo l’esposizione del possibile, una traccia senza troppe risposte. Alla fine stavo continuando a fare il mio solito monologo interiore. Gli oggetti erano gli scrigni di altre sensazioni. La Broken Diva era davvero il prodotto perfetto dell’alta società inglese. I mobili delle sue stanze lo dimostravano. Tutto era volto all’eccedenza. Le carte, il tavolo, la lampada, le piante esotiche, la maquette di un tempio. Lei era una gran snob e dopo i suoi party sembrava costantemente disidratata. Ma stava male? Non so che dirvi ma la trovavo molto spesso a galleggiare sulla riva del fiume.