Un’eterna estasi celeste

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SACCA
Via Sacro Cuore 169/A (ingr. da via Fosso Tantillo, Modica, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato ore 16.30 – 19.30 e le mattine di martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 10.30 alle 12.30. Gli altri giorni e fuori orario previo appuntamento.

Vernissage
01/04/2023

ore 18

Generi
arte contemporanea, collettiva

La mostra è dedicata a tutti coloro che credono ancora nei sogni. Perché niente è perduto fin quando si ha la volontà di sognare, di guardare avanti e di mettersi in gioco.

Comunicato stampa

L’uomo è stato sempre affascinato dalla bellezza del cielo e delle stelle e per questo motivo ha cercato spesso di rappresentarli. Ne troviamo diverse testimonianze sin dall’epoca egizia. Per poi passare ai numerosi esempi bizantini e medioevali. Intesi in quei periodi come manifestazione del divino, nei secoli più recenti cielo e cosmo hanno impersonato l’infinita bellezza e forza della Natura.

Sabato 1° aprile alle ore 18 la galleria SACCA, nella nuova sede di Modica, presenterà “Un’eterna estasi celeste”, un progetto espositivo con opere di Andrea Mario Bert, Emilia Faro e Loredana Grasso, curato da Giovanni Scucces.

La mostra è dedicata a tutti coloro che credono ancora nei sogni. Perché niente è perduto fin quando si ha la volontà di sognare, di guardare avanti e di mettersi in gioco. A tutti noi è capitato di alzare lo sguardo al cielo. Sia in quei momenti di sconforto, per cercare di instaurare un rapporto fra noi e il "divino", sia quando siamo alla ricerca di qualcosa di “grande”, di un sogno. È come se al cielo e alle stelle attribuissimo un potere "magico". Rimaniamo affascinati dai suoi colori e dalle forme che talvolta vi ravvisiamo, mentre il cielo stellato, avvolto da un nero profondo, ci ricorda la vastità dell'universo contrapposta all'infinitamente piccolo del nostro essere. Il cielo è un elemento universale che accomuna tutti, al di là di confini geografici e al di fuori del tempo. È la porta d’ingresso all’immaginazione, alla speranza. Ci permette di “viaggiare” con la mente, di connettere l’uomo al cosmo. È il limite fra il visibile e l’invisibile. È quindi ovvio che numerosi grandi artisti della storia dell’arte si sono lasciati emozionare dalla volta celeste realizzando opere incredibilmente suggestive. Così, oggi come ieri, tre artisti contemporanei vengono messi a confronto su questa tematica con lavori molto diversi, talora agli antipodi.

Le opere di Andrea Mario Bert (1984, Forlì / Bologna) sono distese di cielo capaci di donare serenità alla vista e alla mente. Sono visioni trasognate, in cui l’azzurro limpido del cielo viene talvolta solcato da lampi di colore o attraversato da candide nuvole bianche che si assemblano a formare figure oniriche. Sarà che l’uomo è da sempre affascinato dal cielo e lui, con le sue opere, è come se ce lo portasse in terra, ce lo facesse “toccare” con un dito, conducendoci nella dimensione del sogno. I suoi cieli sono vivi, non sono stampe prive di corporeità, hanno “un’anima”. Sono finestre, sono squarci di luce. Sono poesia visiva.

Le opere di Emilia Faro (1976, Catania / Torino) sono porzioni di cosmo, uno scintillio di “microluci” che emergono dall’oscurità con equilibrio e leggerezza. A volte libere, alcune riunite a formare piccole galassie lontane o costellazioni dal chiaro rimando figurativo. Sono opere intrise del mistero cosmico, in cui spirituale e terreno si fondono. Dove il tempo lascia spazio all’eternità. È una serie di lavori che si inserisce all’interno della più ampia riflessione sul rapporto fra uomo, Natura e Infinito, ripreso dall’artista più volte nel corso degli anni, nonché proprio di recente.

Loredana Grasso (1982, Erice - TP / Palermo) è solita andare alla scoperta di altri luoghi, oltre i limiti spaziali, temporali e di pensiero. I lavori tratti dalla serie “Quando ci si orienta solo con le stelle” sono variopinti microcosmi che fuoriescono dal nero profondo. Minuti “big bang” primordiali frutto della sovrapposizione di smalti, oli metallizzati, grafite e pennellate d’acqua. Sono una lode al supremo equilibrio dell’universo, una mappatura spirituale e cosmogonica, nonché il risultato di un procedimento alchemico in cui il gesto dà luce a nuovi “punti cardinali” per non perdersi di fronte all’infinita bellezza dell’ignoto.

La mostra potrà essere visitata fino al 20 maggio secondo i consueti orari di apertura della galleria o su appuntamento anche gli altri giorni.