Upmarket
Abitando temporaneamente spazi sottoutilizzati o vuoti dei centri storici cittadini, upmarket è un nuovo formato culturale ed espositivo dedicato ai centri storici di pr/undercover che per la sua prima edizione fa tappa a Milano durante MiArt e Fuorisalone.
Comunicato stampa
upmarket starts 13 ends 22 April self commissioned open gallery not only for rich people. In Milan è il primo episodio di una serie di eventi che prendono spazio e forma nei tessuti urbani ed economici di grandi città europee.
Abitando temporaneamente, in forma domestica e non di shop, spazi sottoutilizzati o vuoti, fronte strada, nei momenti di maggior affluenza e richiesta di luoghi espositivi o di commercio. Come accade ad esempio a Milano, dal 13 al 22 aprile 2012 quando la città sarà animata da MiArt e subito dopo dal Salone del Mobile e dal Fuorisalone. Con il 16 aprile come trait d’union tra i pubblici di entrambe le fiere.
Per la prima edizione di upmarket, pr/undercover invita designer, artisti, performer, artigiani italiani e stranieri, scelti tra quelli promossi o sostenuti nel corso di dieci anni di attività, ad agire in un podio espositivo concesso gratuitamente e finanziato dall’agenzia. Per esporre nuove opere – tra arredi, tessile, botanica, editoria, arte e performance - che rientrino nel segmento dell’abitare praticato prima di tutto dagli artisti stessi.
Creazioni autoprodotte e auto-commissionate dagli artisti selezionati occuperanno una bellissima carrozzeria in disuso, pertinenza originale di un palazzo storico di fine Ottocento tra i più belli della città di Milano, situato accanto ai luoghi del commercio dedicati al design e all’arte del quartiere Sant’Ambrogio, di fronte ad una concessionaria di auto di lusso e a pochi metri a piedi dai più noti musei pubblici cittadini e da un negozio di design.
Design (arredi, lighting, complementi), botanica, abiti, sculture edibili e cataloghi di cibo per bookable performance, fotografia e disegno, si estenderanno su oltre 300 metri quadri indoor, ad accesso libero tutti i giorni dalle 10 alle 19 dal 13 al 22 aprile 2012.
Il focus curatoriale si concentra sulla modularità o la componibilità (anche nel tempo, per progressivi accumuli di oggetti, status, statements) e rivela alcuni grandi innamoramenti per un materiale (marmo, alluminio, carta, glassa, meringa, legno) o per una tecnica.
Il fatto a mano, soprattutto con lavorazioni e autocostruzioni ingegnose quanto inedite, è sinonimo di lusso (upmarket), accessibile solo a persone con grandi capacità di spesa. Con upmarket si ritorna a una riscoperta del valore del fare, delle piccole dimensioni produttive, della commissione diretta agli artisti senza intermediari, per rendere più accessibile la qualità e creazioni straordinarie. A tutti quanti amano circondarsi di pezzi unici, o di volta in volta diversi, non solo ai grandi collezionisti.
Creare reddito nel segmento dell’auto-commissione e auto-produzione a sua volta genera ricadute su un tessuto sociale fatto di altri micro-artigiani, di saperi dimenticati, di ricerca e di conoscenza. Che nelle grandi città sono quasi del tutto scomparsi, pur essendoci tanti spazi vuoti a disposizione per impiantare laboratori e piccole officine.
upmarket è dedicato esclusivamente alla creazione di un interno domestico di nuova generazione, più che fornire solo idee autoriali, artiginali o limited edition per uno shopping à la page (dalla cucina al living fino alla moda).
upmarket si compone di arredi, botanica, habitat e sculture edibili di Beta Tank (Berlino), Natascia Fenoglio (Milano), serenagaldo (Milano/Atene); Greece is For Lovers (Atene), Patrick Hubmann (Milano), Giacomo Ravagli (Pistoia/New York), Karen Ryan (Londra), Nicola Toffolini (Udine). In aggiunta, nuovi lavori e performance di Alessandro Cimmino (Milano/Levanto), Sabine Delafon, Simone Berti ed altri saranno del pari in mostra insieme a progetti editoriali indipendenti in lingua inglese.
Beta Tank, uno dei più interessanti nuovi studi di design di Berlino che in Italia ha esposto anche da Dilmos, presenta a upmarket Scaffolding Brut: una ricerca visiva sul fenomeno delle impalcature da cantiere esplora una “zona” ancora vergine in termini di design, quella dei tubi che creano le geometrie di impalcature edili, trasformandole in un medium artistico che si può quindi progettare, con la speranza di migliorare l’estetica degli spazi urbani che spesso è data per scontata.
Le impalcature da cantiere si trovano in quasi tutte le strade del mondo spesso per tempi lunghissimi, e la loro forma scaturisce dalla sostanza di un sistema complesso di regole che pertiene alla sicurezza e alla ripetitività delle configurazioni strutturali, non certo da un’ispirazione creativa e tantomeno progettuale. Beta Tank si è ispirato dal fatto che questi oggetti, che rappresentano un tappeto visivo presente in modo massiccio in ogni skyline urbano, non sono stati ancora sfiorati dal design e fornisce una sua proposta di intervento. Mostrato per la prima volta al V&A Museum durante il London Design Festival con la presentazione di accessori in porcellana per impalcature edili (Porcelain Scaffolding Accessories) per upmarket Beta Tank presenta un nuovo progetto di illuminazione associato alle impalcature e basato su forma e funzione degli standard dei tubi da cantiere.
Natascia Fenoglio, designer ed artista italiana, è stata tra le fondatrici di Ciboh, un collettivo attivo a Milano dal 2003 al 2009. Fenoglio esplora il potenziale nascosto in differenti tipi di cibo e lavora con la versatilità degli alimenti per combinarli con altri materiali non edibili e con le infinite possibilità estetiche che ne possono scaturire. Partendo dalle caratteristiche fisiche e tecnologiche degli alimenti, Fenoglio crea mondi e composizioni di oggetti da pasto, mischiando sovente arte e intrattenimento nei suoi progetti. Spesso il suo lavoro è associato al food design, ma in realtà il suo approccio comprende non solo il design di oggetti edibili ma il progetto di installazioni che ridefiniscono, a volte temporaneamente a volte no, spazi e habitat. Fenoglio ama interagire con situazioni le cui dinamiche sono invertite rispetto al tradizionale senso culturale e ama condire le sue esperienze sui materiali con estetica pop, che riedita icone di consumo quali il Dolce Forno e il bento box giapponese.
Per upmarket, Natascia Fenoglio è l’autrice del postoristoro[1] che offrirà zuppe calde e fredde non-stop in uno speciale box. Ma creerà e preparerà anche un catalogo di torte/sculture (che saranno del pari in vendita al postoristoro) che è edito con pr/undercover in edizione limitata. Più che un libro di ricette di torte, è un catalogo concettuale per prenotare ed acquistare, ovunque nel mondo le performance ambientali ed edibili di Fenoglio.
serenagaldo è un brand che coincide con il nome reale di una designer italiana, che vive e lavora tra Milano ed Atene, creando accessori moda (borse, gioielli, pochette) che si contraddistinguono per un forte approccio progettuale e il look assolutamente non ordinario. serenagaldo combina l’innovazione con evidenti influenze del funzionalismo ed applica materiali moderni, mutuati dall’industrial design, usando metodi di produzione sempre nuovi. Formatasi come disegnatrice di gioielli nella capitale della moda per eccellenza, Milano, Serena non ha mai fino in fondo apprezzato il modo in cui il mondo dell’accessorio sembra intrappolato da stereotipi sociali e quindi il progetto dell’accessorio diventa per la designer un modo per liberare nuove emozioni, un territorio dove interagire e ricombinare a piacimento una borsa ed un gioiello. Per upmarket presenta due prodotti in anteprima mondiale che sono made and manufactured in Greece: due borse componibili, MUTO e la serie Folds. MUTO, prodotta in quattro modelli classici in pelle da calzature, è la prima borsa che cambia mood a seconda della propria funzione (da sera, da giorno, da shopping): è possibile comporla e scegliere il pattern desiderato. Folds è una serie innovativa ed ecologica da tutti i punti di vista, dalla costruzione al ciclo di vita del prodotto: è un accessorio ottenuti dallo sviluppo di un solido e composti da plastica completamente riciclabile. I primi elementi della serie Folds sono le borse Meteorite – disponibili in nero matto, grigio e marrone scuro. Quando serve spazio, Meteorite si smonta e si piega come una maglietta nell’armadio. E quando dovrà essere smaltita va nella plastica e soprattutto è già ottenuta da plastica riciclata!
Greece Is For Lovers è nato ai piedi della collina dell’Acropoli (Atene) nel 2006 e da allora produce ed esibisce design made in Greece nel mondo (a Milano sono stati tra i finalisti della recente edizione del premio Elle Décor Awards con Slice Me Nice, tagliere in marmo con pestino a forma di racchetta da ping pong). Le menti creative dietro il brand si sono date la missione di introdurre un nuovo senso di “grecità” nel design contemporaneo, mescolando i più speziati caratteri principali del loro paese: humour, ironia, nonchalance e stravaganza. Ispirati da tutti quegli stereotipi che circolano sull’essere greci, i loro oggetti si concentrano a commentare comportamenti e attività sia del passato sia del presente. Non amano il compromesso i Greece Is For Lovers: il loro marchio di fabbrica siede a suo agio tra lusso e kitsch. Greece is for Lovers sono Thanos Karampatsos e Christina Kotsilelou. Per upmarket presentano, tra gli altri pezzi, due oggetti, uno in serie limitata ed uno open che insieme formano la loro ultima collezione.
‘Atlantish: Quite like Atlantis’, è un decanter in argilla (7 pezzi) e una sciarpa di seta in edizione aperta accompagnata da una tovaglia da tavolo, con la stessa stampa in digitale, che non è in vendita.
‘Atlantish: Quite like Atlantis: Se cerchi un alibi non guardare più lontano di Atlantide, un mito che sa di mondo perduto, di una civiltà perfetta che viene distrutta da una catastrofe naturale quando si trova al picco della perfezione. Il termos di polistirolo per trasportare acqua fresca, è un oggetto immancabile per tutti i greci da sempre, capita di incontrarlo un po’ dovunque – dai caicchi dei pescatori fino agli edifici e ai camping. Una sorta di classico del design che, sebbene sia realizzato in maniera non costosa, incorpora una sorta di allure sontuosa. Allo stesso modo, la tovaglia di carta che si trova in ogni trattoria greca è un impromptu e un facile souvenir, che contiene la mappa di ogni isola. Concentrandosi sul valore estetico di questi oggetti e sulla traccia nostalgica che contengono, GIFL cerca di interpretarli senza l’intenzione di essere troppo ironici o retro. Al contrario, lo scopo è promuoverli ad un livello estetico superiore, rendendoli posh e desiderabili. Quindi il termos di plastica è scolpito in un vaso di argilla rossa mentre le tovagliette usa e getta sono trasformate in una preziosa sciarpa di seta, che simboleggia la città perduta.
Presentati come relitti di una civiltà scomparsa, questi oggetti diventano simbolo dell’innocenza dei tempi andati.
Alice Guareschi è un’artista italiana con base a Milano, ma attualmente in residenza alla Cité des Arts di Parigi. Il suo lavoro si configura nel tempo come un'articolata costellazione di parole, immagini in movimento e oggetti, che prende forma e significato sia per quanto viene esplicitamente detto o si vede, sia per quanto resta taciuto o fuori campo. Materiali e tecniche diverse quali il video, la scultura, il testo, sono usati liberamente: forse perché il modo in cui l'artista si mette in relazione alle cose e ne fa esperienza è in realtà sempre volutamente affine a quello di chi scrive. Un tentativo di restituire nell'articolazione, nella selezione e nel ritmo degli elementi del discorso, così come nella variazione della distanza e del punto di vista, uno sguardo soggettivo, e insieme aperto e questionante sul mondo. Incontrata quasi dieci anni fa in occasione di una delle sue prime mostre milanesi, e mai persa di vista, Alice Guareschi presenta ad Upmarket alcuni lavori recenti qui riproposti in relazione a un contesto differente.
Untitled (infinite interrupted) è del 2007: una serigrafia su legno, un oggetto da parete con bordura in alluminio che sembra un bersaglio, ma in cui la "funzione normale" (il fatto di poterlo colpire al centro) è idealmente resa impossibile dal movimento della spirale che sprofonda nel suo interno (dunque infinitamente aperta), per poi essere bruscamente interrotta all'esterno: infinite interrupted, un paradosso. Un invito alla ripetizione infinita di un gesto senza scopo, una riflessione sul nostro tentativo di afferrare il tempo. La stessa immagine, in dimensione ridotta, sarà anche riprodotta in un multiplo su carta(stampa digitale su carta fine art).
Del 2010 è i giorni e le ore, piccola scultura in ceramica, raffinato centerpiece realizzato in 6 pezzi unici: in ogni singola edizione rimane identica la dimensione dell'oggetto, ma varia la disposizione dei sette solidi sulla superficie di base e il colore di finitura dello smalto. In mostra in azzurro, per gli altri cinque pezzi i colori variano tra verde, rosa, arancione, giallo, sempre in delicati toni pastello.
Del 2011 è “Distance becomes the secret language with which the conversation takes place”, piccola stampa fotografica a colori cm 6x8 in cornice nera, ritratto al tramonto di un'opera omonima dell'artista installata in permanenza sull'isola di Pantelleria.
Patrick Hubmann è un designer austriaco che vive e lavora a Milano da dieci anni. Appena nominato direttore artistico di Esterni, Patrick si definisce prima di tutto un falegname, ma è sicuramente un designer, un artista e un artigiano urbano che lavora prevalentemente, se non esclusivamente, con il legno. Giardini urbani portatili, interiors, panchine sociali e nuove architetture per spazi temporanei o per scopi relazionali: Hubmann è intrigato da cosa il design può fare, specialmente per lo spazio pubblico o per nuovi habitat che vengono fuori da crisi urbane o fratture nel corpo sociale.
Giacomo Ravagli - artista-scultore appena trentenne che come designer lavora da un anno ed espone con Nilufar Gallery – presenta a upmarket una nuova collezione di arredi realizzati a mano, intitolata Alpi, con marmi di scarto di diverse tipologie e colori che il designer trova in discariche o compra da speciali reseller di cocciame (prevalentemente destinato al mercato dell’edilizia e dei riempimenti di terreno). Li taglia e li unisce dotandoli di geometrie, spessori ed incastri inediti: con essi forma tavoli, lampade, consolle e grandi masterpiece componibili e customizzabili all’infinito. Per interno e per esterno. Ed esorta chi possiede marmi e desidera demolirli, ad affidarli a lui per farli rivivere, in forma e funzione, prima di abbandonarli al declino perché quei pezzi di pietra prima sono stati montagne e pezzi di paesaggio - per sempre sottratti a qualche luogo del mondo per il privilegio di pochi.
Ravagli sarà in mostra anche alla Galleria Nilufar con un nuovo pezzo in edizione aperta – un grande e componibile chandelier in rame intitolato Tunisia – ed una nuova famiglia di arredi in marmo in edizione limitata, Home Around a Void.
Karen Ryan è una designer inglese che predilige progetti concettuali e critici. Laureata con MA in design al Royal College of Art nel 2001, vive a Londra. Necessità, destino e autobiografia, rovesciamento dell’ordine costituito, sono le influenze chiave della sua pratica come designer. Spesso usa materiali scartati o rifiuti, abbondantemente prodotti dal consumo di massa e dalla moda.
Per upmarket disegna e produce un nuovo arredo creato e prodotto in Inghilterra.
All’ultimo London Design Festival ha presentato il curioso 'sit' chair project. Racconta: “Ho preso due mie sedie, una dal tavolo da pranzo e una dalla camera da letto (entrambe di recupero). Ho disegnato la parola “sit” come brand per l’uso di queste sedie, e prima di stampare a mano il marchio sulla sedia, ho ritoccato la seduta facendo una nuova superficie. Attraverso il consumo di massa siamo abituati a pensare al design come ad una massiva compulsione all’acquisto di oggetti del desiderio spinti da quello che viene considerato di moda e che spesso delude in fatto di reale bisogno nei propri ambienti domestici. Voglio divergere da questa situazione bizzarra e alterarne il senso. Quindi ho preso entrambe le sit chair, le ho posizionate nelle strade e ho fotografato le persone che vi ci si sedevano con il mio cellulare. Mi sembra un progetto adatto a spiegare il design contemporaneo funzionale ed il suo stato oggi.”
Nicola Toffolini è un artista visivo, architetto e performer (con il suo gruppo di teatro Cosmesi) nato nel 1975 a Udine, attualmente vive e lavora a Firenze. Per upmarket espone una speciale edizione botanica in teca intitolata Minuti volumi mutevoli a regime di crescita disturbato, esibita in diversa forma al Green Platform alla Strozzina, poi al SUPEC di Shanghai in occasione dell’Expo. Si tratta di due grandi teche di vetro che ospitano piante vive all’interno, la cui vita è codificate e regolata da una complessa installazione di luci creata e realizzata dall’artista al pari del suggestivo contenitore.
Il lavoro di Toffolini è caratterizzato da un’estetica esatta e da un uso prolifico e sempre differente di scatole trasparenti auto-progettate e auto-costruite. Esamina come la natura esista nel mondo contemporaneo e in particolare esplora come sia possibile preservarla artificialmente in ambienti sterili. Per il pubblico, il lavoro di Toffolini rivela le relazioni tra elementi intrinsecamente differenti come la natura e l’artificio. “Trasparenze didattiche” che per l’artista rappresentano la sfida del processo creativo e il lavoro di imitare il vero modello naturale insieme ad un tentativo di riscrittura possibile.
Orari di Apertura e Informazioni:
upmarket è la prima edizione di un format ideato da Diana Marrone e proprietà di pr/undercover che si svolgerà in altre città europee esplorando spazi sottoutilizzati, vuoti, abbandonati o mai dedicati alla creatività auto-commissionata e dalla forte valenza artigianale.
upmarket è in Viale di Porta Vercellina 15 – 20123 Milano