Upon a Time

Informazioni Evento

Luogo
EDUARDO SECCI FIRENZE
Piazza Goldoni, 2 , Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì - sabato, 10.00 - 13.30 / 14.30 - 19.00

Vernissage
29/01/2022

ore 16

Artisti
Bea Bonafini, Daria Dmytrenko, Carla Giaccio Darias, Sahara Longe, Sophie Spedding
Curatori
Edoardo Monti
Uffici stampa
THE KNACK STUDIO
Generi
arte contemporanea, collettiva

“Upon a Time racconta una e mille storie, popolate da personaggi che balzano da un dipinto all’altro, da un arazzo alla scultura.

Comunicato stampa

La galleria Eduardo Secci è lieta di annunciare la collettiva “Upon a Time” negli spazi espositivi di Firenze, dal 29 gennaio al 12 marzo 2022. A cura di Edoardo Monti, la mostra coinvolge Bea Bonafini, Daria Dmytrenko, Carla Gaiccio Darias, Sahara Longe e Sophie Spedding.
“Upon a Time racconta una e mille storie, popolate da personaggi che balzano da un dipinto all’altro, da un arazzo alla scultura. Eroine, mostri e animali mitici, figure magiche protagoniste di una storia mai accaduta” scrive Edoardo Monti nel suo testo introduttivo.
Le cinque artiste non condividono solo la comune esperienza della residenza artistica a Palazzo Monti ma anche un vasto immaginario in grado di dare vita ad atmosfere oniriche, a tratti fiabesche. Eppure non sono tutte favole quelle che compongono “Upon a Time”, come i ritratti di Sahara Longe (1994), dove ad ambientazioni e soggetti, ad un primo impatto familiari, corrisponde una composizione asciutta in cui si stagliano le sagome di protagonisti nuovi in grado di ribaltare una storia dell’arte completamente occidentale. Così le opere di Sophie Spedding (1995), dando spazio alla corporeità e alle sue manifestazioni in maniera invadentemente sincera, sembrano servirsi di una realtà altra per esplorare la persistenza delle rappresentazioni mentali. Attraverso una pittura dai toni intensi, Daria Dmytrenko (1993) investiga la dimensione psicologica dell’individuo sostando nel limbo tra sogno e realtà; un terreno di ricerca analogo a quello di Carla Giaccio Darias (1998), i cui lavori indagano i processi di attivazione della memoria attraverso la raccolta di immagini. La pratica di Bea Bonafini (1990) richiama, invece, mitologia e storia popolare in un intreccio di figure ibride che si fondono l’una con l’altra creando collage di forme dai colori delicati, nondimeno capaci di trasmettere efficacemente il tenore della rappresentazione.
In questo modo “Upon a Time” si propone come un mondo ribaltato, una delicata ironia volta ad avvicinare con dolcezza il visitatore a un mondo apparentemente incantato in grado di svelare narrazioni intime, riflessioni collettive e spazi di indagine psicologica.

La mostra collettiva sarà visibile anche on-line: www.eduardosecci.com/it/exhibitions.

Testo curatoriale di Edoardo Monti

C’era una volta… un palazzo. Non è solo il contesto un po’ fiabesco di Palazzo Monti a determinare un fil rouge tra le cinque artiste protagoniste di “Upon a Time”, bensì i soggetti da loro rappresentati, che proprio da una fiaba paiono venire. Favole e racconti si trovano in tutte le lingue del mondo, da sempre, e risalgono all’origine della scrittura. Non risulta quindi strano che questa ‘esperienza’ comune possa essere la chiave di lettura della pratica di artiste provenienti da svariati Paesi.

Daria Dmytrenko (1993) raramente realizza disegni e schizzi preparatori. Come un bardo, improvvisa composizioni, esplorando l’espressione visiva del subconscio. Abbandona l’approccio razionale, focalizzandosi sui ricordi più profondi, per trasformarli in creature antropomorfe o personaggi mitologici. Intraprende un dialogo spesso combattuto con le forme, i colori, le proporzioni, che risolve trovando la giusta soluzione cromatica che corrisponde all’atmosfera che vuole veicolare.

Sophie Spedding (1995) ci invita nella sua pittura adottando temi precisi. I suoi lavori esplorano la tensione tra varie idee creando spazi di riconciliazione, bilanciando i riferimenti a gesti pittorici veloci e approssimati, e introducendoci al role play, la rappresentazione scenica di un’interazione personale che comporta l’assunzione di un comportamento in una situazione immaginaria. I lavori esplorano una dualità nell'uso dello spazio; per creare un punto di vista a cui siamo invitati e da cui veniamo introdotti al soggetto raffigurato, per trasformare lo spettatore nella vittima prescelta all’interno di una narrazione. Danno così vita a eterotopie che si manifestano con saturazione iperbolica e astrazione attraverso l'intimità della scala adottata, raffigurando scene e personaggi postumani.

Le tele figurative di Sahara Longe (1994) ricordano le scene allegoriche del Simbolismo francese. Dipinto in modo realistico, il lavoro di Longe presenta pennellate sciolte ed espressive che offrono un senso di dinamismo. Strati di vernice luminosa applicata in modo sottile evidenziano e riflettono punti di luce sui volti dei soggetti rappresentati. Le sue opere trasmettono una qualità senza tempo; sono simbolicamente cariche di storia, ma distintamente radicate nel contemporaneo. Con l’inserimento di persone di colore in contesti classici, che associamo in gran parte a figure mitologiche, bibliche e aristocratiche bianche nel corso dei secoli, è come se gettassimo uno sguardo su una storia dell’arte di un mondo parallelo.

Carla Giaccio Darias (1998) si impadronisce della capacità di attivare memorie che non siano solo legate all’individuo, scoprendo questa forza nella pittura e nella scultura. Ricostruisce idee di esperienza e memoria, recuperando immagini e oggetti come se provenissero da una vita precedente, permettendo di dar loro un nuovo significato. Il desiderio di Giaccio Darias è quindi finalizzato a individuare le modalità con cui questi flussi, che esistono indipendentemente da noi, diventano per noi visibili e sensibili.

Bea Bonafini (1990) occupa gli ultimi capitoli di questa fiaba, presentando lavori che attingono a visioni oniriche, sovrapponendo mitologie personali e antiche. Le ceramiche paiono provenire da un sito archeologico, antico quanto la tecnica necessaria per realizzarla: la porcellana viene colorata, stratificata, ritagliata. Il materiale, che viene cotto senza smalto protettivo, crea forme antropomorfe, ispirando racconti tra il fantastico e il mitologico. I suoi mondi tattili e intimi ruotano attorno alla sensualità, alla vulnerabilità e alla fantasia, formando scenari vorticosi e frammentati come quelli che troviamo nell’arazzo-tappeto appeso a parete.

“Upon a Time” racconta una e mille storie, popolate da personaggi che balzano da un dipinto all’altro, da un arazzo alla scultura. Eroine, mostri e animali mitici, figure magiche protagoniste di una storia mai accaduta.

Edoardo Monti è il fondatore di Palazzo Monti a Brescia e curatore.

Bea Bonafini (1990, Bonn, Germania) vive e lavora a Londra. Ha studiato al Royal College of Art e alla Slade School of Fine Art di Londra. La ricerca multidisciplinare dell’artista italiana si ispira a visioni oniriche, sovrapponendo mitologie personali e antiche. La sua pratica investiga possibilità e interazioni tra pittura, arazzo e scultura. In stretto dialogo con l'architettura, dove le opere si espandono nello spazio per avvolgere lo spettatore, si sviluppano prospettive olistiche. Agendo come sfere protette, le sue installazioni fungono da aperture agli incontri tra la realtà terrena e l'altro mondo. I suoi lavori sono stati esposti alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene (2020); Mana Contemporary, New Jersey (2020); Villa La Berlugane, Beaulieu-sur-Mer (2020); Operativa, Roma (2020); British School at Rome, Roma (2020, 2019); Chloé Salgado, Parigi (2019); Bosse & Baum, Londra (2019); MAC - Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (2018); Renata Fabbri, Milano (2018); Zabludowicz Collection, Londra (2017).

Daria Dmytrenko (1993, Dnipropetrovsk, Ucraina) vive e lavora a Venezia. Dopo la prima educazione artistica a Dnipropetrovsk, ha seguito i corsi di pittura presso l'Accademia Nazionale di Arti Visive e Architettura di Kiev (2012-15). Attualmente sta proseguendo gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Attraverso la pratica pittorica, l’artista esplora l’espressione visiva del subconscio utilizzando gli impulsi intuitivi come strumento volto a far emergere le memorie più profonde per poi tradurle in composizione. Tra le mostre in cui sono state esposte le sue opere: Degree Show II, Palazzo Monti (Brescia, 2021); Extra Ordinario, Vulcano agency, VEGA (Venezia, 2020); 103ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria di Piazza S. Marco (Venezia, 2020); Spin Off, Calle Lunga Santa Caterina (Venezia, 2019); Speculum mundi, Davide Gallo (Milano, 2018).

Carla Giaccio Darias (1998, Roma) vive e lavora spostandosi tra Milano, Roma e L’Avana. La ricerca dell’artista guarda alla pittura e alla scultura come incontro di forze, capaci di attivare memorie che non sono unicamente legate al singolo. L’interesse sfocia nelle dinamiche energetiche che ogni individuo, oggetto e natura possiede in sé. Il desiderio di attivare questo tipo di ragionamento non è in vista di un’analisi del reale, è piuttosto teso ad individuare le modalità grazie alle quali questi flussi, che esistono a priori, diventino a noi visibili e sensibili. Le sue opere sono state esposte in mostre, tra cui, ReA! Art Fair, Fabrica del Vapore (Milano, 2021); Degree Show II, Palazzo Monti (Brescia, 2021); Meeting #20 Erase to Make a Mark, Fondazione Adolfo Pini (Milano, 2019); Women under the sky, Associazione Apriti Cielo (Milano, 2019); Fax Factory (Roma, 2017).

Sahara Longe (1994, Londra) vive e lavora a Londra. Ha studiato al Charles H. Cecil Studios, dove si è diplomata nel 2019. L’artista riesamina le gerarchie visuali e le tradizioni della storia dell’arte all’interno della rivisitazione dei dipinti della tradizione. Colorati in modo vivace e spesso di grandi dimensioni, i suoi dipinti sono deliberatamente appiattiti e dai bordi morbidi. Tra le sue mostre: Young Ar3st Partnership Show (Londra, 2021); Heart of the Matter, Gillian Jason Gallery, (Norwich, 2021); Get a Load of This!, Daniel Raphael Gallery (Londra, 2021); The Great Women Artists III, a cura di Katy Hessel, Palazzo Monti (Brescia, 2021); Summer Show, Timothy Taylor (Londra, 2021); 1-54 Contemporary African Art Fair (Londra, 2021).

Sophie Spedding (1995, Londra) vive e lavora a Londra. Si è formata alla Slade School of Fine Art - UCL a Londra. La sua ricerca artistica si fonda su strutture fondamentali che dipendono dalla dualità dell'utilizzo di sistemi contestuali e da visualizzazioni intrusive e sincere. L’artista è interessata a questa intersezione che comprende il licenziamento e l'abiezione attraverso la quantità di cura imposta al confine tra soggetto e sé. Tra le mostre, in cui sono stati esposti i suoi lavori: Hétérotopie, Bubble'n'Squeak (Bruxelles, 2020); Transatlantico, Mana Contemporary (Jersey City, 2020); Palazzo Monti Residency (Brescia, 2019).

Eduardo Secci è stata fondata nel 2013 a Firenze e da giugno 2021 ha sede anche a Milano. Entrambi gli spazi presentano un doppio programma, che alle mostre della galleria affianca le proposte espositive di NOVO, il suo nuovo spazio sperimentale indipendente.