Vajiko Chachkhiani – Glass Gosts

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DE' FOSCHERARI
Via Castiglione 2B, Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

su appuntamento

Vernissage
19/01/2019

ore 18,30

Artisti
Vajiko Chachkhiani
Generi
arte contemporanea, personale

La pratica artistica di Vajiko Chachkhiani si caratterizza come una drammaturgia spirituale, mediante un’esplorazione di aspetti decisivi della vita umana, quali la morte, il rapporto irrisolto tra il passato e il presente e la cognizione individuale del dolore.

Comunicato stampa

Quando sono intenti a esaminare un uomo, gli occhi di un animale sono vigili e diffidenti.

L'animale lo scruta attraverso uno stretto abisso di non-comprensione.

John Berger, Why Look at Animals

La drammaturgia dell'artista
La pratica artistica di Vajiko Chachkhiani si caratterizza come una drammaturgia spirituale, mediante un'esplorazione di aspetti decisivi della vita umana, quali la morte, il rapporto irrisolto tra il passato e il presente e la cognizione individuale del dolore. Attraverso le sue sculture e installazioni, l'artista affronta condizioni psicologiche come la solitudine e la violenza, tracciando con esse un confronto serrato con la religione, la politica e la mitologia. Frequentemente basate su azioni trasformative, molte delle sue sculture hanno una natura ibrida, dove l'immagine iniziale diventa una chiave per accedere a una dimensione più profonda e oscura, non lontana dal territorio della psicanalisi.
All'origine del lavoro dell'artista vi è il suo Paese natale, la Georgia, la cui cultura tradizionale è interpretata da Chachkhiani come una potente immagine simbolica della condizione umana. Ecco perchè oggetti presi dalla cultura agricola e artigianale della Georgia compaiono ricorsivamente nelle sue opere, non come ready-made ma piuttosto metafore capaci di parlare di eventi storici, della memoria collettiva e della temporalità dell'esistenza. In Chachkhiani le riflessioni filosofiche sulla libertà e sull'esperienza umana sono sottilmente evocate e interpretate mediante l'elaborazione di materiali di scarto e privi di valore d'uso, come rami di albero bruciati, ossa di animali, porte di capanne abbandonate e altri ancora. In molteplici opere - scultoree, temporali e performative - l'artista manda in collasso la relazione tra la dimensione dell'intimità e quella pubblica indagando la dimensione della vulnerabilità, caratterizzata da isolamento e fragilità psicologica, e rappresentata da strutture come carceri e sanatori.

Secret that Mountain Kept
L'opera installativa in mostra, Secret that mountain kept (ghosts), prende avvio da un traumatico evento di cronaca occorso nel 2015 a Tbilisi, la capitale della Georgia e la città di nascita di Chachkhiani, quando il fiume Were ruppe gli argini e inondò le strade. La violenza dell'inondazione costò la vita a diciannove vittime e oltre trecento animali dalla zoo locale. Molti animali del parco zoologico, liberati da gabbie e recinzioni dall'impatto distruttivo dell'acqua e sopravvissuti al disastro, si trovarano a vagare per le strade della città. Una tigre aggredì un uomo allungando l'elenco delle vittime di quei giorni, trasformando un disastro naturale in un paradossale conflitto tra il regno naturale, quello animale e quello umano. Chachkhiani allude nell'opera a questo evento, ricostruendone alcune tracce in termini simbolici e mitologici. In mostra compaiono una serie di zucche vuote ed essiccate, usate tradizionalmente in Georgia per mescere in tavola il vino conservato in giare di ceramica. Ogni zucca acquisisce nell'elaborazione dell'artista delle individuali caratteristiche zoomorfe, mediante delle inserzioni in ciascuna di esse di differenti zanne e artigli di animali. Il richiamo all'elemento del vino e al suo duplice valore, culturale e cultuale, simbolo del lavoro umano ma anche dell'aspirazione alla trascendenza divina nella tradizione cristiana, appare qui una rappresentazione traumatica di un mistero irrisolto. L'umano e l'animale e i loro diversi valori sono posti a confronto in una rappresentazione che mette a nudo i dati minimi di entrambi. Il mondo animale è per Chachkhiani un abisso, un'alterità che si trova al di là del linguaggio e parla dell'origine dell'uomo e della sua solitudine come specie.

Harmonia mundi
Nell'opera di Chachkhiani si trova un'eco delle antiche teorie della corrispondenza che dall'antichità greca sono giunte sino alla modernità europea attraverso la tradizione ermetica. La dottrina delle signatura rerum, è una forma originaria del pensiero e dell’attività umana nel tentativo di dare al mondo un senso attraverso la scoperta di un sistema di corrispondenze. Il pensare in corrispondenze premette la convinzione che ogni esteriorità abbia un’interiorità, ed è orientata allo svelamento di quest'ultima. La comprensione delle cose non consente solo di prenderne possesso, ma anche di conoscerne la natura interiore intima. Una quantità di esperienze elementari ripetute per generazioni nella storia dell’uomo, quali la frantumazione della scorza di un frutto per giungere alla polpa, o l’apertura della conchiglia di un'ostrica per coglierne la perla racchiusa nell’interno avrebbero stimolato la ricerca costante dell’interno delle cose. Tale esperienza avrebbe trovato applicazione nelle prime ricerche mediche, nella pratica dell’alchimia e dell’astronomia, per innalzarsi poi ad una dimensione spirituale. La scoperta delle corrispondenze aveva la tendenza di spiegare tutta la sfera della vita e tutta l’esperienza dell’esistenza, diventando una sorta di intuizione universale. Il pensare in corrispondenze tende infatti a muoversi sempre dall’alto verso il basso, individuando il terreno come specchio del celeste e gli eventi terreni come riproduzione o compimento di un evento di natura mitico-divina.
Se Chachkhiani allude nell'opera al pensiero mitico in forma di corrispondenze e ai prodigi di Orfeo che incantava animali feroci con la forza ammaliante della sua lira, è perchè Secret that mountain kept salvaguardare la positività del valore di radicale diversità del regno animale, il suo essere un elemento di alterità che interroga l'uomo sul suo ruolo nel mondo. L'artista sottolinea così in quest'opera l'insostituibilità di ogni elemento naturale, animale e umano, avanzando una riflessione sul tragico insito in ogni gesto che rompa l'armonia dell'esistente. E' da interpretarsi in tal senso anche il secondo elemento dell'installazione, una carta da parati che reca le tracce di immagini scomparse, forse dei quadri rimossi, anch'essa traccia di un'ordine infranto, un tempo di compiutezza ormai estintosi e destinato a non poter più essere ricomposto.

Luigi Fassi

VAJIKO CHACHKHIANI - GLASS GOSTS

OPENING - SATURDAY JANUARY 19TH AT 6.30 PM

The eyes of an animal when they consider a man are attentive and wary.

The animal scrutinises him across a narrow abyss of non-comprehension.

John Berger, Why Look at Animals?

The Dramaturgy of the Artist
Vajiko Chachkhiani’s artistic practice is characterised as spiritual dramaturgy through an exploration of decisive aspects of human life: death, the unresolved relationship between the past and present, and the individual perception of pain. Through his sculptures and installations, the artist deals with psychological conditions such as solitude and violence, using them to trace a close comparison with religion, politics and mythology. Frequently based on transformative actions, many of his sculptures have a hybrid nature to them, in which the initial image becomes the key to accessing a deeper and darker dimension, not far from the territory of psychoanalysis.

At the origin of the artist’s work lies his homeland, Georgia, the traditional culture of which is interpreted by Chachkhiani as a powerful symbolic image of the human condition. That’s why objects taken from the Georgian farming and crafts culture appear in his works time after time, not like ready-mades but rather as metaphors capable of speaking of historical events, of collective memory and the temporality of existence. In Chachkhiani’s work, philosophical reflections on freedom and the human experience are subtly interpreted through the elaboration of waste materials without any practical value, such as burnt tree branches, animal bones, the doors of abandoned shacks and other such objects. In many works – sculptural, temporal and performative – the artist short-circuits the relationship between the dimension of intimacy and the public side, investigating the dimension of vulnerability, characterised by isolation and psychological fragility, and represented by structures such as prisons and sanatoria.

Secret that Mountain Kept
The installation work on display, Secret that Mountain Kept (ghosts), starts out from a traumatic local event which occurred in 2015 in Tbilisi – the capital of Georgia and Chachkhiani’s birthplace – when the river Were broke its banks and flooded the streets. The violence of the waters cost the lives of nineteen people, as well as those of over three hundred animals in the local zoo. Many animals from the zoo park, freed from their cages and fences by the destructive impact of the water and having survived the disaster, found themselves wandering around the streets of the city. A tiger attacked a man, lengthening the list of casualties over those days, transforming a natural disaster into a paradoxical conflict between the natural, animal and human kingdoms.
In his work, Chachkhiani alludes to this event, reconstructing a number of traces in symbolic and mythological terms. The exhibition features a series of hollow dry gourds, traditionally used in Georgia to serve wine at the table after having been stored in clay amphorae. In the artist’s elaboration, each gourd acquires a number of individual zoomorphic characteristics through the insertion of various animal teeth and claws. The evocation of the wine element and its two-sided value – both cultural and cultish, the very symbol of human labour but also of the aspiration towards divine transcendence in the Christian tradition – here opens up the traumatic representation of an unresolved mystery. The human and the animal and their different values are placed in comparison in a representation that strips down the minimum data of both. For Chachkhiani, the animal world is an abyss, an alterity lying beyond language, and it speaks of the origins of man and of his solitude as a species.

Harmonia mundi
In Chachkhiani’s work, we find an echo of the ancient theories of correspondence which reached modern Europe from ancient Greece through the hermetic tradition. The doctrine of the signatura rerum is an original form of thought and of human activity in the attempt to make sense of the world through the discovery of a system of correspondences. Thinking by correspondences foresees the belief that every exteriority has an interiority, the former oriented towards the unveiling of the latter. The comprehension of things does not just allow us to take possession of them, but also to understand their most intimate inner nature. A quantity of elementary experiences repeated for generations in the history of man, such as the crushing of the skin of a fruit so as to access the pulp, or the prying open of an oyster shell so as to gather the pearl to be found within, would thus appear to stimulate the constant search for the inside of things. Such experience seems to have been applied in early medical research and in the practices of alchemy and astronomy before rising to a spiritual dimension. The discovery of correspondences tended to try and explain the whole sphere of life and the entire experience of existence, thus becoming a sort of universal intuition. Thinking by correspondences in fact tends to move from the top downwards, identifying the earthly as a mirror of the celestial, i.e. as a reproduction or completion of an event of a mythical-divine nature.
While Chachkhiani alludes in his work to mythical thought in the form of correspondences and the wonders of Orpheus, who would enchant fierce animals with the bewitching force of his lyre, it’s because Secret that Mountain Kept aims to safeguard the positive value of the radical diversity of the animal kingdom, its being an element of alterity that questions man and his role in the world. The artist thus underlines the irreplaceability of every natural, animal and human element in this work, proposing a reflection on the tragic nature intrinsic to every gesture that breaks the harmony of existence. The same interpretation is to be given also to the second element of the installation: wallpaper bearing the traces of images that have disappeared, perhaps removed paintings, in turn another trace of a broken order, of a time of completeness which is no more and which appears destined never to be reinstated.

Luigi Fassi