Valentina Chiappini – L.A.M.E.
Con L.A.M.E l’artista strumentalizza la messa in scena di archetipi del feticismo mediatico, impressi serigraficamente sulla tela a denuncia dell’industria culturale, fautrice della spettacolarizzazione dell’Arte.
Comunicato stampa
Mescolando elementi pop ad un’estetica operazione a ritroso, Valentina Chiappini svela il cortocircuito fra Arte e Mercato.
Al suo fare arte sottende una struggente ballata concettuale, manifesto delle ragioni d’essere del “graffio”. In una dicotomica oscillazione tra il costruire e il distruggere si alimenta un ciclo d’infinite metamorfosi esistenziali: un greve ma armonico senso di rottura emerge tra le stratificazioni di colore, dilaniate da un gesto nervoso di cui si impossessa la lama nella mano dell’artista.
È a partire da questa riflessione che Valentina Chiappini muove una poetica di resistenza all’Art-System come luogo di spettacolarizzazione, facendole vestire polemicamente i panni del Circo. “Il circo? È il mondo dell'arte”.
Testimonianza e accusa di quanto già consapevolmente pubblicato nel 1967 da Guy Debord, L.A.M.E. funge da Arte-Critica, ridicolizzando quell’arte che si vende come merce o puro intrattenimento.
Mescolando elementi pop ad un’estetica operazione a ritroso, Valentina Chiappini svela il cortocircuito fra Arte e Mercato. Al suo fare arte sottende una struggente ballata concettuale, manifesto delle ragioni d’essere del “graffio”, quale rituale di un ritorno alle origini dell’esperienza estetica.
In una dicotomica oscillazione tra il costruire e il distruggere si alimenta un ciclo di infinite metamorfosi esistenziali: un greve ma armonico senso di rottura emerge tra le stratificazioni di colore, dilaniate da un gesto nervoso di cui si impossessa la lama nella mano dell’artista.
Con L.A.M.E Valentina Chiappini strumentalizza la messa in scena di archetipi del feticismo mediatico, impressi serigraficamente sulla tela a denuncia dell’industria culturale, fautrice della spettacolarizzazione dell’Arte.
Tra tali fenomeni di costume ricorre Moira Orfei, protagonista-feticcio di una strategia d’arresto dell’assurdo e del mistificatorio: “Il circo? È il mondo dell’arte”. Questa emblematica dichiarazione riecheggia nella personale elaborazione che Valentina Chiappini fa della contingente metafora dell'artista "burattino". Strutturando il proprio iter identitario all’insegna del brand, l’artista odierno monitora indirettamente la degenerazione dell'Arte.
Aleggia una delegittimazione di memoria manzoniana, affrancando L.A.M.E dalle regole di mercato. E Piero Manzoni viene omaggiato, anzi quasi evocato, in un trittico, intriso del racconto di vita, di cui la Chiappini è venuta a conoscenza grazie alle testimonianze dell’amico G. Zecchillo, al di fuori di sterili costruzioni biografiche.
Tutto ciò evidenzia come l’intricata operazione laminare smascheri una fantasia regressiva: graffiare visceralmente il vigente sistema per permettere all’Arte di riportarsi in auge.
Rossella Della Vecchia
Valentina Chiappini ( Siracusa, 1980 ), laureata in pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Brera, è una visual artist / performer, il cui tratto distintivo è rappresentato dal graffio. Sperimentandone gli “effetti” fin dall’ adolescenza, con l’uso di quelle da barbiere del nonno, la lama è divenuta lo strumento che scava a ritroso. L’artista ci propone così una texture intricata, “scavando” fino all’informale italiano, tra il gestuale e la spazialità. Tra le più importanti mostre: “The Others” (Torino, Italy); Agora Gallery (New York, USA); Accademia di Brera (Milano, Italy); la personale “Art For Interior Gallery” (Milano, Italy); Spazio Broletto (Pavia; Italy); "Male di Miele" allo Spazio Revel (Milano, Italy).
La ricerca della terza dimensione si accentua attualmente nella collaborazione con il musicista Xabier Iriondo (Afterhours), sviluppando un percorso performativo-pittorico, in cui gesti e suoni si ricongiungono, si alternano e si sovrappongono in un sinestetico atto creativo: “Un elemento chiave per comprendere appieno la mia produzione artistica è la musica. Mentre dipingo ascolto musica. Tutto ciò che ascolto viene inevitabilmente assorbito e imprigionato nella texture dei miei lavori, creando una doppia valenza - guardo, dunque ascolto.”