Valentina D’Accardi – Polvere sottile
Il passato per definizione è qualcosa di sepolto e superato, ma dimenticarlo per qualcuno è impossibile e quando continua a vivere dentro di noi assume una forma così aggressiva da vincolare sia il presente che il futuro dell’essere umano. È proprio in questo passato che la D’Accardi si ritrova a dar vita ai suoi lavori, in un gesto che non è rivolto verso l’esterno ma dentro di sé: i ricordi rivivono tangibilmente nelle sue fotografie a testimonianza di una crescita condizionata da luoghi e oggetti che vivranno eternamente, labili e inviolabili, rappresentati in un momento di intimità atemporale.
Comunicato stampa
Adiacenze inaugura venerdì 23 settembre alle ore 19:30 la mostra personale di Valentina D’Accardi POLVERE SOTTILE, rassegna che supera il concetto di arte in vetrina per indossare panni nuovi tessuti con dolori e piaceri concretamente vissuti dall’artista.
Il passato per definizione è qualcosa di sepolto e superato, ma dimenticarlo per qualcuno è impossibile e quando continua a vivere dentro di noi assume una forma così aggressiva da vincolare sia il presente che il futuro dell’essere umano. È proprio in questo passato che la D’Accardi si ritrova a dar vita ai suoi lavori, in un gesto che non è rivolto verso l’esterno ma dentro di sé: i ricordi rivivono tangibilmente nelle sue fotografie a testimonianza di una crescita condizionata da luoghi e oggetti che vivranno eternamente, labili e inviolabili, rappresentati in un momento di intimità atemporale.
Ma i ricordi non sono mai del tutto nitidi: per belli o brutti che siano, sono pur sempre fugaci o recano molte sfumature ed increspature sotto alla polvere sottile accumulata nel tempo. Ed è così che si presentano in questa mostra: le opere sono completate dall’artista solo dopo lo scatto istantaneo fotografico grazie ad operazioni che compie su di esse, come l’uso di acidi durante lo sviluppo e l’aggiunta di segni a matita o gli strappi irregolari che sostituiscono i tagli netti delle foto ricordo normali, perché se le immagini rappresentano sentimenti ed emozioni, come tali devono essere confuse e intricate.
Il cortile interno di Adiacenze diventa parte integrante dello spazio espositivo grazie all’inserimento di una installazione di fotografie stampate su garze che scendono dall’alto che richiamano la realtà naturale e bucolica di quei momenti, effigi, che in questo modo possono essere oltrepassate e spostate dai visitatori che, incuranti, non si accorgono di muovere e passare attraverso il vissuto dell’artista.
Lo spettatore diviene quindi un voyeur addentrandosi all’interno di questi ricordi e scrutandoli senza alcun ritegno. Unica traccia di un’epoca attuale è quindi il corpo dell’artista, privato delle sue sicurezze, alle volte presentato senza volto alle volte spoglio di vestiti o di sentimenti come se fosse uno spettro che aleggia nei ricordi senza presentarsi mai interamente. E gli oggetti immortalati in un momento indefinito, si assumono il carico di essere l’unico appiglio al quale aggrapparsi per tenere in vita un passato ormai inesistente e sul quale si è poggiata polvere sottile.