Valentina De’Mathà / Roger Weiss – Tutti i presenti che non sono mai esistiti

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CIVICA BRESSANONE
Große Lauben 5, 39042, South Tyrol, Brixen, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì - venerdì ore 16:00 - 19:00
sabato 10:00 - 13:00
lunedì chiuso

Vernissage
21/02/2025

ore 19

Artisti
Roger Weiss, Valentina De’ Mathà
Curatori
Marco Pietracupa
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Gli spazi della StadtGalerie Brixen vengono reinterpretati come un abitare metaforico, dove il percorso espositivo si sviluppa attraverso diversi gradi di intimità.

Comunicato stampa

Tutti i presenti che non sono mai esistiti nasce da un dialogo tra le
ricerche dell’artista italo-svizzera Valentina De’Mathà e dell’artista svizzero
Roger Weiss sul concetto di identità, di memoria, di percezione della realtà e
del presente.
Gli spazi della StadtGalerie Brixen vengono reinterpretati come un abitare
metaforico, dove il percorso espositivo si sviluppa attraverso diversi gradi di
intimità.
La peculiare architettura della galleria - suddivisa in tre ambienti - viene
delimitata ulteriormente attraverso una dualità cromatica nelle due sale
principali comunicanti, entrambe con ingresso indipendente: in una le pareti
sono antracite, nell’altra bianche. La fruizione della mostra viene percepita in
modo completamente differente in base all’ingresso da cui si decide di
entrare creando due possibili letture del racconto.
Nell’area espositiva con le pareti antracite, Roger Weiss mette in atto tre
video installazioni della serie “Cronotopi domestici: l’archeologia del
quotidiano”, in cui un’intelligenza artificiale sviluppata specificamente per
questa serie da Brandcraft.it, interviene in due modi: manipola la linearità
temporale dei video e altera le azioni quotidiane documentate eliminando
alcuni oggetti mediatori: una persona che pulisce un tappeto senza
aspirapolvere, una coppia che mangia senza l’ausilio delle posate, e due
mani nell’atto di lavare i piatti in un lavandino. Queste opere indagano come
gli schemi mentali e l’automatismo dei gesti quotidiani possano oscurare la
ricchezza dell’esperienza presente. Mentre Valentina De’Mathà espone a
parete una selezione di sette opere realizzate con RA-4 e incisioni su
poliesteri emulsionati trasparenti 200x127 cm tratte dalla serie “Se puoi
guardare fuori, gli altri possono guardare all’interno”. Queste opere
analizzano la frammentazione e scomposizione della percezione che si ha di
sé stessi e che gli altri hanno di noi. Un lavoro che fonda le radici su quesiti
psicologici e filosofici/culturali. Queste opere sembrano vetri riflettenti
frantumati che scompongono la nostra immagine/identità che muta in
continuazione allo sguardo dell’Altro. Se pensiamo a quando camminiamo
per strada, ad esempio, la nostra figura si moltiplica e scompone
specchiandosi ovunque: nelle vetrine dei negozi, nei finestrini delle auto che
passano, nei diversi punti di vista dello sguardo degli sconosciuti. Ovunque ci
sono occhi che ci guardano e ognuno vede cose di noi sempre diverse,
continue sfaccettature e tasselli della nostra personalità. Ma rimandano
anche agli schermi luminosi degli smartphone con cui siamo abituati a
comunicare nella società contemporanea. Il frantumare di questi schermi sta
a indicare la volontà di far cadere quel Velo di Maya secondo la visione di
Schopenhauer, che si frantuma andando alla ricerca di una realtà più
profonda. La scelta di porre queste opere su pareti grigie sta a significare la
volontà di capovolgerne il significato, alla ricerca di un’intimità e introspezione
più profonda e non solo apparente. È la volontà di spegnere certe luci che ci
abbagliano e invitarci a fare più autoanalisi.
Nell’area espositiva con le pareti bianche i due artisti hanno deciso di mettere
in atto un “giardino” metaforico. Al centro della sala Roger Weiss presenta
“Cyclical Time”, un’opera video proiettata su pavimento che mostra un uomo
e una donna che attraversano una piscina su cui si riflette un bosco di confine
tra due nazioni. I cerchi concentrici generati dal passaggio dei corpi
frammentano e ricompongono ciclicamente l’immagine, evocando la natura
ciclica del tempo e delle relazioni. L’installazione è circondata da un prato
erboso che richiede allo spettatore un coinvolgimento fisico diretto per
avvicinarsi all’opera.
Sulle pareti bianche che circondano l’installazione video, Valentina De’Mathà
presenta una selezione di quattro opere 160x106 cm della serie “Four
Seasons” realizzate anch’esse in camera oscura attraverso procedimenti
chimici sperimentali su carta emulsionata. Questa selezione di opere parla
anch’essa della fluidità che intercorre tra un passaggio e un altro, sui margini
sfumati e sovrapposti tra ciò che finisce e ciò che ne deriva nella ciclicità degli
eventi. L’uomo con il suo stare nel mondo e farne parte, lo relativizza e
trasforma costantemente. La lucentezza delle carte fa sì che lo spettatore
possa sommarsi all’opera che riflette l’ambiente circostante, così come si
somma al mondo, creando sempre nuove possibilità: dinamiche realtà
imprevedibili che variano nel loro ripetersi.
La sala più piccola, che rappresenta la zona più intima della casa, ospita
quattro video proiezioni di Roger Weiss che completano la serie “Cronotopi
domestici” con scene legate all’intimità di una sala da bagno: una donna
dentro una vasca, un water, un bidet e un lavandino che documentano rituali
quotidiani. In dialogo con queste opere, Valentina De’Mathà presenta un
trittico su poliestere emulsionato che simula un paesaggio che si estende
oltre la finestra. Il rapporto tra il Sé (Selbst) e l’Altro. La mostra crea così
un’esperienza immersiva dove il visitatore è invitato a esplorare diversi livelli
di intimità e percezione.
Le opere dei due artisti, che mantengono le loro specificità tecniche e
concettuali, creano una visione dialettica attraverso riflessioni sulla memoria
e sulla temporalità (ciclica e stratificata), la trasformazione della percezione
quotidiana, la tensione tra materiale e immateriale, tra rappresentazione dei
fatti e analisi psicologica culturale; dove il familiare e lo straordinario si
fondono, dove il personale diventa universale, e dove lo spettatore è invitato
a riscoprire una forma di consapevolezza che permette di riconnettersi con la
ricchezza del presente.
La modulazione temporale dei video di Roger Weiss, genera naturalmente
un’alterazione del suono, creando un paesaggio sonoro surreale che
amplifica il senso di straniamento. La somma dei suoni provenienti dalle
diverse opere e angolazioni, compone una ‘musica del quotidiano’, che
amplifica la percezione della mostra.
Intervengono
Alexander Zoeggeler, Präsident / presidente SKB
Andreas Jungmann, Bürgermeister / sindaco
Ferdinando Stablum, Vizebürgermeister / vicesindaco
Bettina Kerer, Stadträtin für Kultur / assessora alla cultura