Valeri Tarasov – Between Space and Emptiness
L’arte è sempre l’altra Faccia di noi stessi, la Faccia più misteriosa e più nascosta a cui dedichiamo, da sempre, approfondimenti, ricerche e conferme, anche se talvolta si presenta come uno specchio magico della realtà: quella più tragica o quella più congeniale e rassicurante.
Comunicato stampa
Cercando l’altrove
L'arte è sempre l'altra Faccia di noi stessi, la Faccia più misteriosa e più nascosta a cui dedichiamo, da sempre, approfondimenti, ricerche e conferme, anche se talvolta si presenta come uno specchio magico della realtà: quella più tragica o quella più congeniale e rassicurante. Per Valeri Tarasov, artista dalla "pittura di nitida costruzione figurale", l'atto creativo è impegno a indagare quanto non si è ancora manifestato. Come pure, l'assunzione del costante rifiuto di una condizione notarile e appagante. Egli, attraverso la sua arte, cerca di mettere in evidenza le forme di tutti i labirinti e la necessità di esercitare nuove forze rivelatrici. Nel suo lavoro d'incessante scavo appare privilegiato quell'aspetto indagante del quale la pittura non può fare a meno in quanto esprime la dinamica evoluzione verso la ricerca dell'Altrove. Valeri ha la capacità di far parlare alla pittura il linguaggio della sospensione, guardando un orizzonte come scenario per confini più ampi, per "figurare" uno spazio senza tempo e alludere, con "visionarietà distaccata e silenziosa", alle trame di un mondo che si fa sempre più invivibile.
Prende "la via del deserto" per concepire una dimensione dell'Altrove, dove contemplazione e meditazione sono le cifre forti della sua espressività, sono il segno di un approdo lungamente sperato. La pittura di Tarasov vive l'intensità di una vocazione sapienziale: cura nella scelta dei tagli prospettici, equilibrio armonico di cromie personali, valore formale disciplinato e rigoroso. La raffigurazione è minimale, fortemente iconica, riflettuta con grande mestiere di autentico "artigiano" rinascimentale, in cui l'incursione del collage è volutamente non invasivo, ma evocativo. Le figure che appaiono nei suoi quadri, apparentemente isolate e solitarie, pur inserite per rendere qualcosa di chiaramente visibile -lo spazio, la relazione tra lo spazio e la linea dell'oltre - rimandano tuttavia a qualcosa di propriamente invisibile ed indefinito.
Tutto, nell'opera dell'artista russo, assume la caratteristica dell'omaggio al mestiere. Mestiere d'artista, che attinge alla conoscenza delle antiche tecniche pittoriche eppure modernissimo nelle sue tensioni tricromatiche, espresse da un'inclinazione estetizzante.
Nel "minimalismo" dei tre spazi cromatici con cui si caratterizza il ciclo in mostra, spesso è presente la figura umana la quale diventa enigmatica e metafisica. Ma anche quando non appare, la allude in quanto chiama a raccolta il simulacro dell'idea.
È l'Altro che prevale per la sua dimensione interiore, contempla la presenza con il pensiero e ne dispone un Altrove con l'immaginazione.
Da qui la funzione dell'opera d'arte nella ricerca di nuovi sensi e di nuovi modi di leggere la vita. Cambiando il modo tradizionale di pensare, l'opera non anticipa un nuovo modo di relazione tra gli uomini, bensì partecipa al disvelamento di nuovi sensi e significati sull'essere.
Da questa punto di vista, la pittura di Valeri Tarasov, agendo con solitaria presenza, diventa un importante documento di un'interiore passione, del desiderio di trovare nuovi spazi, e assume allora lo spessore di un evento che mette in crisi le dimensioni note e diviene luce; una luce accecante, insostenibile che stabilisce un rapporto, tra l'inconscio e l'esperienza, tra la realtà e questa vitale energia interiore che sembra esplodere in un punto specifico della tela, ma in realtà è falda che s'apre I'infaticabile strada fra le visceri, tra estenuanti tensioni, pressioni, attriti, in questa esistenza che a fatica diventa vita.
Pino Bonanno