Vanni Scheiwiller e l’arte da Wildt a Melotti
La GNAM celebra con una mostra, “Vanni Scheiwiller e l’arte da Wildt a Melotti”, i rapporti che l’editore milanese, scomparso venti anni fa, ha avuto con il mondo artistico del ‘900.
Comunicato stampa
Giovedì 17 ottobre 2019, alle ore 19.00, la GNAM celebra con una mostra, “Vanni Scheiwiller e l’arte da Wildt a Melotti”, i rapporti che l’editore milanese, scomparso venti anni fa, ha avuto con il mondo artistico del ‘900. Se le edizioni All’Insegna del Pesce d’Oro richiamano, nella loro eleganza tipografica e nel formato ridotto, uno dei più importanti cataloghi di poesia novecentesca, è altrettanto vero che Vanni Scheiwiller fu altrettanto impegnato e attento sul fronte delle arti.
Per eredità familiare, essendo sua madre Artemia figlia di Adolfo Wildt, grande scultore e maestro di grandi artisti (da Melotti a Fontana) nel suo magistero all’Accademia di Brera; per eredità paterna, perché il padre Giovanni (1889-1965), a lungo direttore della libreria Hoepli di Milano, punto di passaggio e di incontro della cultura letteraria e artistica specialmente negli anni ’20 e ’30, conobbe molti di quegli artisti e per loro pubblicò la collana “Arte Moderna Italiana” dal 1925 e fino al 1951 quando passò le redini della casa editrice al figlio ancora ragazzo. Erano piccole monografie inedite in Italia, ricche di illustrazioni e dotate di eccellenti bibliografie e rassegne di mostre; molti artisti “scambiano” i libretti con opere e arricchiscono le pareti di via Melzi d’Eril: da De Chirico a Cocteau, da Bartolini a Viviani a Manzù a Messina a Severini e Novelli, con un particolare riguardo riservato ad Amedeo Modigliani, l’artista più amato da Giovanni.
Vanni, ancora studente liceale, diventa editore nel 1951, e in anni in cui “io editore in erba, diciassettenne, con un occhio critico agli artisti di mio padre (e una certa insofferenza per il Novecento), con l’altro avido rivolto all’arte astratta e alle avanguardie storiche…”: è il linguaggio dell’astrazione ad affermarsi allora a Milano in tutte le sue declinazioni: da Fontana a Melotti (e al cugino Carlo Belli, autore del libro culto KN) a Piero Manzoni e Vincenzo Agnetti e con l’irruzione di Bruno Munari e del suo modo di articolare e disarticolare tutti i linguaggi espressivi…
L’editore segue il cammino dell’arte a lui contemporanea in una nuova serie dell’“Arte Moderna Italiana” (1962-1999), con molti libri d’artista, e con il quotidiano lavoro di “cronista d’arte” come si definiva per vari periodici, recensendo mostre ed esposizioni, a volte curandole personalmente (le mostre delle edizioni d’arte e poesia Scheiwiller, in Italia e all’estero, sono un unicum nella storia editoriale italiana: è a Parigi e a New York, a Mosca e Varsavia, a Cracovia…).
Editore milanese, nato e cresciuto dentro la sua città (nonostante si definisse “il più eccentrico degli editori milanesi”) dagli inizi degli anni ’60 si reca periodicamente a Roma e tramite l’amicizia con Giuseppe Appella conosce gli artisti della Scuola Romana, il gruppo di Macerata, la penna graffiante di Longanesi e Maccari e Flajano, Strazza e Consagra, Tito Balestra e Rafael Alberti, Ruggero Savinio, José Ortega appena arrivato da Parigi e i lucani Albino Pierro, Vito Riviello e Mario Trufelli; riscopre per suo conto i futuristi di seconda generazione lasciati nell’angolo, ed è un gran merito critico che gli va riconosciuto. E da Roma scende anche al sud, soprattutto in Lucania, da Potenza a Matera, a Castronuovo Sant’Andrea, ripercorrendo il Vulture, l’Appennino Lucano, il Parco Nazionale del Pollino, lungo le strade e i paesi dove ancora resistono botteghe artigiane. Non ha dimenticato che è stato il padre, nel 1935, a stampare il primo libro di Leonardo Sinisgalli: 18 poesie. Su queste basi nascerà la collana “Calabria-Lucania”, finanziata dalla Cassa di Risparmio, il largo interesse per un pittore lucano come Mauro Masi, subito entrato nelle sue collane, o per José Ortega al quale dedica il volume sulle opere create a Matera. La sua collezione di presepi oggi costituisce il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” che il Comune e la Pro Loco di Castronuovo Sant’Andrea gli dedicano nel quartiere medievale della Manca. La stessa Biblioteca Comunale “Alessandra Appella” conserva quasi tutti i suoi libri e il MIG.
Il percorso della mostra attraversa perciò quasi un secolo, passando dall’arte del marmo di Adolfo Wildt, e giungendo al “teatrino Scheiwiller” di Fausto Melotti (amatissimo da Vanni), ad altre scuole e tendenze e linguaggi incontrati da Vanni Scheiwiller: editore d’arte e di poesia, certo, ma soprattutto amico di artisti e di poeti.
La mostra è a cura di Giuseppe Appella e Laura Novati.
Nel corso della mostra si terranno conversazioni con amici e testimoni della vita e dell’opera di Vanni Scheiwiller: Carlo Bertelli, Claudio Magris, Marisa Dalai Emiliani, Ruggero Savinio, Paolo Mauri, Guido Strazza e Giulia Napolone.
Per l’occasione, il MIG esporrà nelle sue vetrine una selezione dei suoi libri più belli. L’1 dicembre, la giornata in cui Castronuovo sarà Capitale per un giorno, ruoterà tutto intorno ai suoi presepi, messi insieme in una vita di viaggi con lunghe soste in Lucania.
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Vanni Scheiwiller nasce a Milano l’8 febbraio 1934 da Giovanni, libraio ed editore, e da Artemia Wildt. Nel 1951 il padre cede al figlio, ancora studente liceale, l’attività della casa editrice All’Insegna del Pesce d’Oro. Poesia e arte sono le due vocazioni della casa che Vanni ugualmente rispetta, pur cercando, per far quadrare i conti, consulenze editoriali (Rusconi, Garzanti, Mondadori) e tenendo rubriche d’arte per diversi periodici (“Europeo”, “Panorama”, “Il Sole 24 ore-Domenica”). Nel 1977 fonda la seconda casa editrice, Libri Scheiwiller, con cui pubblica prestigiose collane legate alla committenza bancaria. Significative quelle sostenute dal Credito Italiano (Antica Madre, Civitas Europaea), da gruppi industriali (Gli artisti italiani in Russia) e altri istituti bancari (Presenze straniere nella vita e nella storia d’Italia, Presepi, Scrittori vicentini). Nel 1980 sposa l’artista polacca Alina Kalczyńska e per suo tramite la cultura polacca del secondo ‘900 – e specialmente la poesia – entra in Italia. I Premi Nobel C. Miłosz (1980) e W. Szymborska (1996), oggi la poetessa più letta e amata in Italia, trovano in lui il primo editore.
Muore a Milano il 17 ottobre 1999.