Vanni Spazzoli – Orizzonti

Informazioni Evento

Luogo
L'ARIETE ARTECONTEMPORANEA
via Marsili 7, Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

chiuso 1 aprile

da lunedì a sabato 17-19.30 o su app 348 9870574

Vernissage
02/03/2024

ore 18

Artisti
Vanni Spazzoli
Curatori
Pasquale Fameli
Generi
arte contemporanea, personale

Comunicato stampa

Dal testo 'Orizzonti imperfetti' di Pasquale Fameli

I recenti Orizzonti sembrano scaturire da un ipotetico processo di ingrandimento condotto sulle giunture delle precedenti Astrazioni: una visione ravvicinata di zone e dettagli apparentemente marginali che rivela vedute inattese e paesaggi imprevisti. Le opere di questo ciclo sono basate sulla sovrapposizione di due piani distinti che ci inducono a distinguere alto e basso, verticale e orizzontale, nonostante la totale assenza di profondità. Ma la distanza dalla natura è assoluta: queste vedute si basano sull’esibizione di valori fisici, delle grinze, degli strappi e delle increspature delle carte stesse, lavorate al fine di produrli. Non ci sono fattori che causino equivoci illusivi: la veduta si risolve in una paratassi incontestabile di cartoni fratti, di riquadri spezzati e irregolari che rigettano ogni astratta geometria. Si ha come l’impressione di osservare dei muri, come tante superfici anonime estratte da una periferia cittadina. Ma non sono i muri di Tápies, gravidi di tormento esistenziale, e neppure quelli degli Affichistes, gremiti di stereotipi pubblicitari; sono piuttosto le grezze coperture di un cantiere sulle quali si depositano i residui di un lavoro di muratura o di tinteggiatura: frammenti raccolti dal pavimento e ricomposti in verticale per trovare un’altra vita. Capiamo così che questi orizzonti non sono le linee apparenti che separano la terra dal cielo, ma soglie calpestate, ora percorribili con gli occhi: tracciati che rivelano, tra strappi e increspature, un senso di precarietà e di trascuratezza. Gli Orizzonti di Spazzoli sono dunque tentativi di riscattare materiali tra i più umili e banali dalla marginalità della loro funzione per consegnarli a una percezione rinnovata, ma a patto di saperli guardare, di ritrovare nelle loro macchie, pieghe e slabbrature l’operosità imperfetta della vita.