Vasco Ascolini – Bestiario fantastico
E’ molto raro scoprire un artista che abbia la forza e la lucidità necessaria per trasformare così il suo stile e la direzione della sua ricerca.
Comunicato stampa
E' molto raro scoprire un artista che abbia la forza e la lucidità necessaria per trasformare così il suo stile e la direzione della sua ricerca. Il suo mondo era quello dei tagli di luce chiari e abbaglianti, dei grandi piani d'ombra e di luci contrastate. Blocchi di marmo bianchi sotto il sole. La nitidezza stessa diventava poesia. Bianco e nero si facevano vibrare vicendevolmente.
Ed eccoci qui ora, erranti in sogni grigi, assillati da esseri enigmatici. La forza creatrice non arriva piu dal cielo splendente che staglia le forme e le serra nel loro duro volume. Essa viene da inquietanti profondità, emerge da un liquido mischiato a fango, dai gorghi mossi per moto spontaneo da un “bestiario” a metà distrutto o improvvisamente risorto, minacciante.
Da un estetica della luce abbagliante arrivata dal profondo del cielo, Ascolini e' passato dall'altra parte delle cose, come se egli attraversasse uno specchio, per inoltrarsi in un mondo incerto e popolato di chimere, quello, interiore, dell'anima.
La spinta dell'immaginario fu tale da sovvertire tutte le certezze della tecnica. In negativo fu trafitto, la superficie fu graffiata, come la lastra dell'incisore. La separazione tra le arti fu olterepassata. La convenzione prima della fotografia -quella di un piano invalicabile che raccoglie passivamente gli effetti della luce- fece naufragio nelle onde profonde.
Vasco Ascolini aveva gia esplorato una realtà luminosa dove l'incontro tra le nere spiagge dell'ombra e la presenza di volumi reali raggiungono una tale intensità che questa non può che mutarsi in un altro universo, all'inverso, dove il reale è quello della “texture” grigia che costituisce il corpo dell'ombra stessa. Là si generano i sogni indefiniti o gli incubi minacciosi. Viaggio nella densità di ciò che è sconosciuto, nel cuore segreto della materia, là dove vaga l'infinito delle forme.
Jean-Claude Lemagny, 11/2006
In mostra 25 fotografie del ciclo “Bestiario fantastico” del 2001. Le foto sono stampate in un unico esemplare dall'autore.
Vasco Ascolini nasce a Reggio Emilia il 10 maggio 1937, dove vive e lavora. Fotografa dal 1965. Dal 1973 al 1990 si è occupato di fotografia di teatro quale fotografo ufficiale del Teatro Municipale “Romolo Valli “ di Reggio Emilia. Sue fotografie di genere teatrale si conservano presso il Metropolitan Museum di New York, il MOMA di New York (department Performing’s Arts) il Guggenheim Museum di New York ed in tanti altri Musei degli Stati Uniti, come in Europa e altri paesi.
Vasco Ascolini continua a realizzare e ad esporre le sue fotografie personali. Dalla fine degli anni '70, si dedica alla fotografia in collegamento con l'architettura ed i musei, pur conservando il suo lavoro particolare del bianco e nero che l'aveva fatto notare nei suoi lavori di teatro. Negli anni '80, proprio per le sue particolarità, gli affidano dei progetti istituzionali, tra cui quello di fotografare la città di Aosta. Momento importante per lui poiché il testo che accompagna il catalogo della città di Aosta è scritto da Ernst. H. Gombrich, con cui ha corrisposto in modo epistolare, come con Gernsheim, Aaron Scharf e Jacques le Goff. Scambi molto importanti per il contributo di analisi che queste personalità possono portare alla sua opera. Altro momento molto importante il suo incontro con Michèle Moutashar – direttrice del museo Réattu di Arles – che gli affida la missione di fotografare la città di Arles. Michéle Moutashar espone i suoi lavori nel 1991 nel quadro delle “Rencontres internationales de la photographie”.
Riceve nello stesso anno la grande medaglia della città di Arles. Dopo la partecipazione alla mostra “D'aprés l'antique” al Museo del Louvre nel 2000, riceve, nello stesso anno, il titolo di “Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres” dal ministero della Cultura della Repubblica francese.