Vedere un oggetto vedere la luce

Mostra conclusiva “Residenza per Giovani Curatori”. La collettiva presenta le opere di un gruppo intergenerazionale di artisti e pensatori italiani, fra cui quattordici artisti contemporanei e alcune figure chiave del passato – ad esempio Galileo Galilei, Alessandro Volta, Carol Rama e Alighiero Boetti – la cui eredità arricchisce le opere contemporanee esposte.

Comunicato stampa

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Vedere un oggetto, vedere la luce (Palazzo Re Rebaudengo, Guarene d'Alba, 29 maggio - 26 giugno 2011), mostra conclusiva del progetto Residenza per Giovani Curatori. La collettiva presenta le opere di un gruppo intergenerazionale di artisti e pensatori italiani, fra cui quattordici artisti contemporanei e alcune figure chiave del passato – ad esempio Galileo Galilei, Alessandro Volta, Carol Rama e Alighiero Boetti – la cui eredità arricchisce le opere contemporanee esposte. La mostra avrà luogo a Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d'Alba (inaugurazione domenica 29 maggio dalle ore 17 alle 19).

Prendendo come spunto la sede espositiva, un palazzo signorile immerso fra colline e vigneti lussureggianti, la mostra presenterà il lavoro della mente di un ipotetico e un po' eccentrico collezionista d'arte. Questa figura invisibile – frutto della inevitabile commistione dei gusti e degli interessi dei tre curatori – ha raccolto una selezione di opere d'arte contemporanee e del passato, organizzandole accanto ad oggetti provenienti dal mondo della scienza e della natura. Il risultato è uno spazio che è al contempo un palazzo, un museo e un laboratorio.

Il romanzo À rebours scritto da Joris-Karl Huysmans nel 1884 è un importante riferimento per comprendere l'approccio curatoriale e il contenuto concettuale della mostra. L'opera letteraria presenta infatti il personaggio Jean Des Esseintes, un esteta aristocratico che si ritira in un palazzo di campagna, deciso a creare un santuario personale di bellezza e riflessione. All'interno di questo luogo isolato dal mondo, il potere simbolico degli oggetti e la loro percezione diventano le fondamenta per nuove forme di fede. Se nel romanzo di Huysmans l'artificio raggiunge la sua massima apoteosi, gli oggetti e le opere esposte a Palazzo Re Rebaudengo sono fermamente legate alla realtà. In questo modo, Vedere un oggetto, vedere la luce si pone l'obiettivo di dimostrare che empirismo e prodigi non sono due elementi contrastanti, ma profondamente intrecciati.

Elemento centrale della mostra è la dialettica fra i concetti opposti ma correlati di luce e sostanza. La luce, sebbene immateriale, consente la percezione del mondo materiale; l'incontro fra la luce e un corpo solido – la luna, per esempio, o uno specchio – è essenziale per la vista. Opere che utilizzano la luce come materiale di partenza e soggetto principale verranno esposte accanto ad altre che affermano con decisione la propria oggettualità. In questo modo la qualità totemica dei materiali e le leggi della percezione pura verranno evocate in un' installazione coinvolgente la cui sensualità e misticismo non si esimeranno dal mettere in discussione le cause scientifiche alla sua radice. Questa strategia suggerisce una comprensione del concetto di visione come fonte di conoscenza e immaginazione.

Fra le opere esposte ci sarà il Prisma Meccanico di Piero Fogliati, una scultura cinetica che proietta la luce su una pala girevole. Il meccanismo dell'opera è programmato in modo da dividere la luce nel suo spettro costitutivo, usando i principi della fisica per creare una sfera di colori luminescenti e cangianti. Lo spettro della luce appare anche in un'installazione di Alessandro Sciaraffa, in cui una vetrina di cristallo liquido cambia colore a seconda del calore generato da un faretto che punta il pannello. Nel film Shasta di Salvatore Arancio una roccia che girando su se stessa riflette luce blu e rossa diventa il motivo chiave per rielaborare un mito sulla creazione di origine amerindia, mentre la scultura di Giovanni Giaretta creata a partire da materiali domestici proietta sul muro dello spazio espositivo l'immagine inquietante di una luna piena. Opere d'arte come queste verranno presentate accanto a strumenti antichi provenienti dal Museo di Fisica dell'Università di Torino e diagrammi presi da manoscritti fra cui il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei.

Sperimentazione scientifica e osservazione attenta sono elementi ricorrenti in molte delle opere esposte in Vedere un oggetto, vedere la luce. Una scultura degli artisti Isola e Norzi rivela le sottili differenze di colore e nitidezza fra acqua di mare, acqua dolce e acqua distillata, mentre Mario Ciaramitaro costruisce un impianto che riflette il movimento della luce all'interno di una bacinella in rame colma di acqua. Una selezione di opere di Marco Basta presenta un disegno botanico imponente ed estremamente dettagliato e una serie di stampe ottenute utilizzando pigmenti brillanti estratti da vera madre perla. Alcuni reperti naturali in prestito dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino – fra cui conchiglie e scheletri, farfalle rare e scarabei e pietre semi preziose come la malachite e l'ametista – aggiungono un ulteriore livello di lettura alle opere in mostra.

Come una sorta di camera delle meraviglie, Vedere un oggetto, vedere la luce gioca sull'impulso di raccolta e sull'importanza delle metodologie di esposizione. Questi due aspetti sono particolarmente evidenti in opere come A Life on the Ocean’s Wave di Linda Fregni Nagler, la quale ha creato un'installazione combinando vecchi ferrotipi, stampe in albume e scatti dell'artista aventi come soggetto modelli in posa all'interno di finte barche in legno. Un clima misterioso ed inquietante pervade Storie di fantasmi per adulti, un video di Diego Marcon composto da una serie di immagini di cornici fotografate nelle abitazioni disordinate di un cacciatore e di un orologiaio. Due opere di Chiara Camoni raccolgono i materiali più disparati fra cui una lastra di marmo striato, un disegno copiato minuziosamente e un dipinto in rovina all'interno di sculture che si rifanno elegantemente alla nozione di bellezza classica. Alek O. trasforma il collezionismo in un atto di alchimia raccogliendo oggetti domestici a cui è particolarmente affezionata, come ad esempio un cavatappi in ottone appartenente ai suoi bisnonni, e trasformandoli in sculture minimaliste di piccole dimensioni ma ricche di riferimenti a storie personali.

L'esplorazione di forme e materiali è alla base dell'opera di Francesco Barocco, che in cinque dei suoi lavori più recenti combina piedistalli in legno e blocchi di creta fresca con immagini di sculture antiche oscurate da un velo di pittura. Un simile interesse formale è riscontrabile nella serie di fotografie di grande formato e nella nuova installazione scultorea di Agne Raceviciute. Entrambi gli artisti creano opere e immagini intensamente fisiche e fortemente simboliche, caratterizzate da trame sontuose e significati nascosti. Una spiritualità enigmatica caratterizza anche la serie di disegni surreali bianco su nero di Luca Francesconi, mentre il cerchio perfetto di acciaio inossidabile di Francesco Gennari è letteralmente riempito di superalcolici – il verde brillante e prezioso dello sciroppo di menta mescolato con gin.

Nel loro insieme, le opere d'arte, i resti naturali e gli strumenti scientifici che compongono Vedere un oggetto, vedere la luce creano un'atmosfera ricca di associazioni suggestive. La mostra gioca sulle imperfezioni e sulle rotture all'interno di ogni ordine cronologico o per tipologia, permettendo allo spettatore di trovare nuove associazioni fra oggetti che sarebbero altrimenti non correlati. All'interno dello spazio espositivo, la dialettica fra luce e sostanza diviene un punto di partenza per considerare le intersezioni fra scienza e fede, razionalità e misticismo, percezione e credenza. Vedere un oggetto, vedere la luce si compiace di queste relazioni, facendole emergere al fine di raggiungere una trascendenza inaspettata.

ARTISTI

Salvatore Arancio (nato a Catania nel 1974. Vive e lavora a Londra)
Francesco Barocco (nato a Susa nel 1972. Vive e lavora a Torino)
Marco Basta (nato a Milano nel 1985. Vive e lavora a Milano)
Alighiero Boetti (nato a Torino nel 1940; morto a Roma nel 1994)
Chiara Camoni (nata a Piacenza nel 1974. Vive e lavora a Milano e in Versilia)
Mario Ciaramitaro (nato a Castelfranco Emilia nel 1985. Vive e lavora a Modena e Venezia)
Piero Fogliati (nato a Canelli, Asti, nel 1930. Vive e lavora a Torino)
Luca Francesconi (nato a Mantova nel 1979. Vive e lavora a Milano e Parigi)
Linda Fregni Nagler (nata a Stoccolma, Svezia nel 1976. Vive e lavora a Milano)
Francesco Gennari (nato a Pesaro nel 1973. Vive e lavora a Pesaro e Milano)
Giovanni Giaretta (nato a Padova nel 1983. Vive e lavora a Milano e Padova)
Isola e Norzi (Hilario Isola e Matteo Norzi sono nati a Torino nel 1976. Vivono e lavorano a Torino e New York)
Diego Marcon (nato a Busto Arsizio nel 1985. Vive e lavora a Venezia)
Alek O. (nata a Buenos Aires, Argentina nel 1981. Vive e lavora a Londra e Milano)
Agne Raceviciute (nata a Klaipeda, Lithuania nel 1988. Vive e lavora a Venezia)
Carol Rama (nata a Torino nel 1918. Vive e lavora a Torino)
Alessandro Sciaraffa (nato a Torino nel 1976. Vive e lavora a Torino)

Vedere un oggetto, vedere la luce è una mostra curata da Ginny Kollak, Padraic E. Moore e Pavel S. Pyś, partecipanti della edizione 2011 della “Residenza per Giovani Curatori” presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.

Giunta alla quinta edizione, la Residenza per Giovani Curatori, coordinata da Stefano Collicelli Cagol, è finalizzata a sviluppare le capacità intellettuali e professionali di giovani curatori e a promuovere l'arte contemporanea italiana all'estero. Ogni anno tre giovani curatori stranieri sono invitati in Italia per un periodo di quattro mesi finalizzato all'organizzazione di una mostra di artisti italiani presso la sede di Palazzo Re Rebaudengo a Guarene d'Alba. I partecipanti alla residenza sono selezionati dalle migliori scuole curatoriali nel mondo. I curatori di quest'anno sono stati selezionati da una giuria internazionale composta da Teresa Gleadowe, fondatrice del Master in Curating Contemporary Art presso il Royal College of Art, Londra; Chus Martinez, curatore del MACBA, Barcellona, e Rappresentante di documenta 13, Kassel; e Marc-Olivier Wahler, direttore del Palais de Tokyo, Parigi.

La Residenza è organizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e con la partecipazione dell'OAC-Osservatorio Arti Contemporanee Ente Cassa di risparmio di Firenze.

L'inaugurazione della mostra rientra nelle iniziative di “Giorno per Giorno”.