Vedute di castelli
La mostra di Palais Mamming Museum presenta vedute di castelli risalenti agli ultimi 200 anni.
Comunicato stampa
Vedute di castelli
Scorci e motivi del Burgraviato
Mostra temporanea
4.4 – 29.10.2023
Forse non tutti sanno che il Burgraviato rappresenta uno dei territori a più alta densità di rocche e castelli dell'intera Europa. E forse non è neppure a tutti noto che che il nome di questo territorio territorio non deriva da “Burg” nel senso di rocca, castello, ma da “burgravio”, nome col quale si identificava il governatore, per conto dei conti di Tirolo, di Castel Tirolo e del circondario. La mostra di Palais Mamming Museum presenta vedute di castelli risalenti agli ultimi 200 anni: si tratta di stampe e disegni che illustrano trenta diversi manieri del circondario meranese e non solo. È sorprendente come i castelli divennero motivi di interesse artistico solo agli albori del XIX secolo. In una mostra del genere non poteva ovviamente mancare la disegnatrice Johanna Isser Großrubatscher, al cui impegno dobbiamo numerose raffigurazioni di castelli tirolesi. Non vanno tuttavia tralasciati i problemi di conservazione e restauro e anche per questo abbiamo ampliato la collaborazione alla Soprintendenza provinciale ai beni culturali.
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IL CASTELLO
Cosa definisce un castello? Le caratteristiche più evidenti sono due: la capacità di difesa e la funzione residenziale. Con l’avvento delle armi da fuoco, a partire dal XV secolo, i castelli non sono più in grado di offrire una protezione adeguata e si trasformano gradualmente in dimore residenziali. Da questo momento in poi si può parlare più propriamente di palazzi. I castelli nacquero come evoluzione delle torri a partire dal X secolo. Nel Medioevo venivano chiamati, nel mondo linguistico tedesco, anche hus, turn o stein, più tardi veste. Mentre le differenze tra castello e palazzo sono facilmente intuibili, i tratti distintivi che differenziano un castello da una rocca sono meno evidenti, in quanto molti castelli non erano semplici residenze, bensì avevano anche un carattere difensivo.
I CASTELLI DEL BURGRAVIATO
Nell’atlante internazionale dei castelli sono elencate 144 voci relative ai castelli del Burgraviato (il nome deriva da burgravio, che nel nostro caso identifica il governatore, per conto dei conti di Tirolo, di Castel Tirolo e del territorio circostante). Questo dato viene superato solo dal Canton Berna, che può vantare 154 castelli sul proprio territorio. Tuttavia, se si prende in considerazione l’intero Alto Adige le voci salgono a 771, numero di gran lunga superiore anche a quello di regioni famose come la Valle della Loira, che si ferma a 400. In questa mostra vengono presentati i castelli del Burgraviato, ad eccezione di Castel Tirolo, oggetto in contemporanea di una mostra specifica.
I CASTELLI COME SOGGETTI ICONOGRAFICI
Fino all’inizio del XIX secolo i documenti iconografici relativi alle fortificazioni della regione sono estremamente rari. L’unica eccezione è il Codice Brandis, redatto all’inizio del XVII secolo. Sorprendentemente questo vale anche per Castel Tirolo, nonostante la sua rilevanza. I castelli iniziarono a essere presi in considerazione come soggetti iconografici solo all’inizio del XIX secolo. I fattori determinanti furono due. Vi fu innanzitutto l’attività dello storico dell’arte e archeologo Johann Winckelmann, che con i suo studi risvegliò l’amore per gli edifici storici. Sebbene prediligesse l’antichità classica, il suo lavoro ebbe un impatto ancora oggi difficilmente quantificabile. Il secondo fu il Romanticismo, che individuava nelle rovine e nei castelli soggetti ideali da inserire in contesti naturali imponenti, straordinarie scenografie che avevano lo scopo di rappresentare la caducità dell’esistenza.
IL CASTELLO ROMANTICO
Mentre una larga parte d’Europa era dominata da Napoleone e l’intero continente era in subbuglio si iniziò a guardare con nostalgia al Medioevo. Il Romanticismo trasfigurò il Medioevo, trasformandolo in un luogo del desiderio. Non deve quindi sorprendere che in questo periodo storico la produzione di disegni e stampe dedicate ai castelli fosse più abbondante che mai. Agli albori del Romanticismo letterario il castello medievale arroccato, detto Höhenburg, fu eletto nel mondo culturale tedesco a simbolo di libertà e identità nazionale. Un elemento tipico delle espressioni artistiche di questo periodo è l’eccessiva enfasi sulla natura: l’uomo appare piccolo (spesso è inserito nell’immagine come una minuscola figura), schiacciato da una natura soverchiante che rende le opere umane ancora più degne di ammirazione. Spesso i castelli furono rappresentati in lontananza; ciò è certamente dovuto alla loro posizione nel territorio, ma aveva anche lo scopo di inquadrare diversamente queste strutture e trasformarle in oggetti su cui proiettare la sensibilità romantica.
QUESTE RAPPRESENTAZIONI SONO REALISTICHE?
L’esempio di Castel San Zeno, raffigurato in un numero relativamente elevato di stampe, illustra efficacemente come venivano scelte le vedute. La posizione isolata di questo castello imponeva ovviamente notevoli limitazioni, tuttavia è evidente che quasi tutte le vedute furono realizzate dalla stessa prospettiva. Johanna Isser Großrubatscher e Ludwig Neelmeyer, con le loro vedute verso ovest, rappresentano delle eccezioni. Alcune delle stampe trasmettono la netta sensazione che le illustrazioni siano state semplicemente copiate da altre raffigurazioni e che l’artista non abbia in realtà mai visto dal vivo i luoghi ritratti. Nella stampa di Thuile i vigneti sono posizionati ad esempio sulla sinistra e rappresentati in modo abbastanza realistico, mentre Armani raffigurò le viti fino al torrente Passirio e collocò Castel San Zeno alle spalle del corso d’acqua, in cima ad uno sperone roccioso. In tutte le stampe il castello non è altro che un semplice elemento decorativo in un paesaggio mozzafiato. In molte di esse l’elemento predominante è il torrente Passirio, non il castello. Quest’ultimo veniva solitamente rappresentato in modo realistico, mentre il paesaggio era spesso idealizzato. L’unica eccezione è una stampa tratta da un disegno di Ferdinand Runk che tratteggia Castel Tirolo indicandolo tuttavia erroneamente come Castel San Zeno.
RACCOLTE
La mostra comprende anche dieci raccolte di vedute di castelli, che rappresentano solo una piccola selezione delle vedute pubblicate nel corso del tempo. Molte di queste furono realizzate come illustrazioni di riviste o calendari. I castelli divennero un soggetto molto popolare anche nel caso delle cartoline di esonero per gli auguri di Capodanno. Inoltre le stampe erano apprezzate anche dai collezionisti e come souvenir di viaggio.
JOHANNA ISSER GROSSRUBATSCHER - DISEGNATRICE DI CASTELLI
Poiché nel 2010 il Museo provinciale di Castel Tirolo ha dedicato a questa disegnatrice una mostra inclusiva di esaustivo catalogo, qui riportiamo solo una sua breve biografia. Nata a Novacella nel 1802, ma cresciuta a Merano, studiò con Josef Kapeller e con il pittore Markart (non Hans Makart). Nel 1828 sposò Johann Isser von Gaudententhurn, un giudice di campagna. Seguendo il marito nei suoi trasferimenti, ebbe modo di conoscere l’intero Tirolo e il Trentino. Dopo la morte del marito si ritirò a Salisburgo e Innsbruck. La disegnatrice si era posta l’obiettivo di documentare tutti i castelli della regione. Le sue vedute, oggi in gran parte conservate presso il Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck e la Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, rappresentano una testimonianza unica nel suo genere e ci mostrano l’aspetto dei castelli nel XIX secolo.
THOMAS ALLOM
Per la pubblicazione dei disegni Isser Großrubatscher poté avvalersi dell’aiuto del rinomato architetto, artista e disegnatore di paesaggi Thomas Allom. Allom nacque nei pressi di Londra nel 1804, città ove morì nel 1872. Pubblicò diverse raccolte di incisioni dei castelli tirolesi realizzate sulla base dei disegni di Johanna Isser Großrubatscher. Viaggiatore instancabile, illustrò più di una dozzina di opere.
PUBBLICAZIONI
Le pubblicazioni dedicate ai castelli del Burgraviato sono molto numerose e, al pari delle vedute, risultavano alquanto popolari nel XIX secolo. Molti lavori del primo periodo contengono incisioni originali, il che li rende estremamente preziosi. Purtroppo le incisioni fruttavano molto di più se vendute singolarmente, motivo per cui i libri venivano spesso smembrati; oggi le opere complete sono reperibili solo nelle biblioteche e presso i collezionisti. L’opera fondamentale sui castelli del Burgraviato rimane in ogni caso il Tiroler Burgenbuch di Oswald Trapp, anche se la sua pubblicazione risale a cinquant’anni fa.
UNA RESIDENZA TRASFORMATA IN UN CASTELLO
Il Castello Principesco di Merano, ampliato alla fine del XV secolo e restaurato nel tardo XIX secolo, rappresenta uno dei primi tentativi di conservazione dei beni culturali e di gestione del patrimonio edilizio di valore storico del Tirolo. Al giorno d’oggi si prediligono i restauri conservativi e gli interventi mirano a preservare le strutture nella loro integrità, in modo da consentire la distinzione tra vecchio e nuovo. Allora, centocinquant’anni fa, i restauri avevano invece l’obiettivo di ripristinare un presunto stato originale, rimuovendo tutto ciò che appariva fuori posto e inserendo persino nuovi elementi strutturali. In questo caso, ad esempio, furono aggiunte nuove mura e merlature, indistinguibili dalla struttura preesistente. La residenza nobiliare fu così trasformata in un castello che rispecchia soprattutto l’idea di maniero gotico degli architetti ottocenteschi incaricati del restauro.