Venezia. Isole Verdi
Se da un lato ricorda come storicamente Venetiae fosse declinata al plurale per rappresentare la sua molteplicità geografica, dall’altro ci invita a liberarci dal peso di un immaginario unico e dominante e a muoverci più leggeri in un territorio altro.
Comunicato stampa
La Galleria Browning è lieta di inaugurare la mostra ‘Venezia. Isole Verdi’ dei fotografi Cristian
Guizzo e Gian Luca Eulisse, presentata di seguito dal curatore Steve Bisson. In occasione
dell’apertura di sabato 16 novembre 2013 è previsto la lettura di Anna Branciforti di alcuni brani
scelti sul tema della mostra.
La mostra “Venezia. Isole Verdi”, dei fotografi Cristian Guizzo e Gianluca Eulisse, già dal titolo al plurale significa i suoi contenuti. Se da un lato ricorda come storicamente Venetiae fosse declinata al plurale per rappresentare la sua molteplicità geografica, dall’altro ci invita a liberarci dal peso di un immaginario unico e dominante e a muoverci più leggeri in un territorio altro. Per luoghi poco esplorati dunque, isole non solo di terre emerse ma sottoinsiemi circoscritti, nicchie spaziali. Il carattere verde di questi luoghi esprime poi, e ancora più, il desiderio di scoprire, di fare luce, che è un modo anche per il fotografo di “scoprirsi”.
Verdi sono le isole meno note della laguna veneziana, così come i giardini della città, spazi nascosti e raramente accessibili. È in tale distanziarsi, nell’allontanarsi per avvicinarsi, nello scarto antropologico e nella conseguente e “inversa” attitudine cognitiva, che troviamo la prima chiave di lettura del progetto espositivo. È da ricercare quindi nel dialogo tra gli opposti – nell’uso del colore, nelle scelte del formato e del numero di stampe, nelle forme distinte di vegetazione osservate – la via per decifrare i due intenti fotografici lontani tra loro solo in apparenza. Non a caso l’allestimento “mischia” le immagini alternandole visivamente e fisicamente, forzando lo spettatore ad interrogarsi sulle possibili relazioni tra le parti che lo compongono.
Le immagini in bianco e nero di Gianluca Eulisse sono esposte in una serie di formato “ridotto” per facilitare una lettura fluida del paesaggio lagunare, una vista d’insieme, come a giustificare un umore di fondo, e a produrre un silenzio essenziale. Qui la vegetazione si staglia discreta nello sguardo che spesso pare cercare un orizzonte, un riferimento. Quasi a ridurne la solitudine. Persistenti sono le tracce delle attività umane studiate dal fotografo stando tra queste nature isolate. Nature che si spogliano con il freddo, marcando un comportamento contrario all’essere umano.
Per Cristian Guizzo invece il colore diventa lo strumento per esaltare la presenza del verde in rapporto al costruito, come per contrapporne le diverse origini. Le fotografie stampate su grandi dimensioni esaltano certo i dettagli, le tipologie, le diversità, ma ancora meglio svelano, attraverso il contrasto tra le forme solide e antiche dell’architettura e quelle più scomposte e fresche della vegetazione, l’intenzione al limite scultorea di dare corpo all’indissolubile bisogno di natura tra le mura.
Che si tratti di indirizzare la crescita di un glicine per ottenere ombra, o di fortificare una sponda per accedere alle risorse della terra, entrambi i progetti fotografici riportano l’eco dell’inesorabile azione dell’uomo per governare e talvolta prevaricare l’ambiente. Tanto più a Venezia, in perenne lotta con le sue stesse acque.