Venti del Neolitico. Uomini del Rame
“Venti del Neolitico. Uomini del Rame” evoca, nel titolo, il riferimento al “vento” che muove le pale eoliche che ormai da anni segnano il paesaggio del Subappennino Daunio e che, al tempo stesso, ha rappresentato causa, in qualche modo “forzata”, tuttavia propulsiva di una stagione nuova e forse decisiva, della ricerca scientifica condotta attraverso lo strumento dell’archeologia preventiva.
Comunicato stampa
“Venti del Neolitico. Uomini del Rame” evoca, nel titolo, il riferimento al “vento” che muove le pale eoliche che ormai da anni segnano il paesaggio del Subappennino Daunio e che, al tempo stesso, ha rappresentato causa, in qualche modo “forzata”, tuttavia propulsiva di una stagione nuova e forse decisiva, della ricerca scientifica condotta attraverso lo strumento dell'archeologia preventiva. E' stato infatti possibile indagare, con risultati straordinari, ambiti territoriali impervi e mai interessati da scavi archeologici, che hanno rivelato palinsesti culturali e sistemi insediativi di assoluto rilievo per la preistoria mediterranea. L'iniziativa, che si inaugura negli spazi del Castello di Manfredonia, contenitore privilegiato delle testimonianze archeologiche più rappresentative del mondo daunio, riunisce per la prima volta reperti straordinari conservati in musei statali e civici, anche non pugliesi, istituti universitari e depositi locali. Essi provengono soprattutto da ricerche recenti, in alcuni casi ancora in corso, ma si integrano con materiali rinvenuti in passato e mai esposti prima, in alcuni casi noti solo da riproduzioni fotografiche.
Il quadro complessivo delle conoscenze sul popolamento preistorico si avvale oggi di ritrovamenti che documentano influenze, contatti e scambi con le aree della Lucania, dell'Irpinia e del Sannio, assieme alla scoperta di ambiti cronologici finora scarsamente o per nulla documentati nel resto del territorio daunio, come le fasi mature del Neolitico ( metà del V millennio a.C.) e le articolazioni della successiva età del Rame. A quest'ultimo riguardo, sono particolarmente significative le scoperte di rinvenimenti relativi a complessi sistemi insediativi e ad aree necropolari databili alle sue fasi iniziali (seconda metà del IV millennio a. C.).
La mostra, che coinvolge studiosi e specialisti di varia estrazione, è anche l'occasione per ribadire la presenza costante e l'inesausta attività della Soprintendenza e degli istituti che con essa collaborano nelle attività di tutela e di ricerca archeologica, un modo per chiudere simbolicamente il cerchio tra il passato e il recente della ricerca scientifica in uno dei territori cardine della Penisola per le fasi più antiche dello sviluppo della civiltà umana.