Verena D’Alessandro – Nel silenzio dell’immagine
In esposizione una cinquantina di dipinti ad olio di piccole, medie e grandi dimensioni – di cui una decina creati appositamente per questo evento – che l’artista ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni.
Comunicato stampa
La Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Gaeta inaugura sabato 16 aprile la mostra personale Nel silenzio dell’immagine di Verena D’Alessandro. In esposizione una cinquantina di dipinti ad olio di piccole, medie e grandi dimensioni - di cui una decina creati appositamente per questo evento - che l’artista ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni. La mostra, curata dall’Associazione Culturale Novecento, conduce lo spettatore in un percorso che si snoda lungo cinque sale, ognuna delle quali propone una significativa selezione di opere che rappresentano in modo esaustivo la ricerca che l’artista sta conducendo da anni sul complesso e intrigante rapporto tra invenzione e memoria nella costruzione figurativa del paesaggio. Il corpus di dipinti comprende lavori recenti, e in parte inediti, appartenenti al ciclo dei Paesaggi BiancoNeve in cui la composizione pressoché monocroma delle ambientazioni naturali si declina in una varietà di sfumature e di delicati bilanciamenti del bianco; ma presenta anche diverse opere del precedente ciclo dei Paesaggi in Tricromia in cui le poche tinte usate paiono connaturarsi perfettamente alle rarefatte e quiete atmosfere dei luoghi ritratti. Si arriva infine ai primi Paesaggi Suburbani, peculiari per i loro inconfondibili e minacciosi cieli plumbei su fondo giallo, pieni di un inquietante senso di attesa e di sospensione.
Quella di Verena D’Alessandro è una pittura colta in cui risuonano gli echi della figurazione mitteleuropea, una pittura potente, contemporanea, dove il colore steso per lo più con la spatola traccia forme e segni nella cui composizione si scorgono talune eredità della stagione informale, rielaborate dalla pittrice secondo uno stile e una poetica del tutto personali.
Come suggerito dal titolo della mostra, i paesaggi esposti, sempre in bilico tra irreale e reale, sono abitati da suggestive e misteriose atmosfere dove regna un pregnante silenzio che, in contrapposizione all’assordante rumore di fondo a cui siamo abituati, vuole anche essere un invito alla riflessione sul contemporaneo degrado degli habitat e sui profondi danneggiamenti che minacciano i siti naturali: una denuncia sussurrata e non gridata, come a voler preservare in una sorta di mappa mentale la bellezza feroce o la lieve grazia di certi territori ancora poco antropizzati.
La mostra è corredata da un catalogo a colori di 60 pagine con testi critici dei professori Giorgio Agnisola e Marcello Carlino.