Vero come la finzione
Tre artisti storicizzati e tre emergenti che lavorano sul tema della finzione come ricerca di verita’ e significato.
Comunicato stampa
Gli eroici furori Arte contemporanea presenta Vero come la finzione, opere di: Gianfranco Ferroni, Giuseppe Biagi, Giuseppe Bartolini, Daniela Novello, Fabrizio Pozzoli e Davide Corona.
In un’epoca dominata da transitorietà e caducità, sommersi da oggetti che in poco tempo si trasformano in cose inutili perdendo senso e valore, Gli eroici furori Arte contemporanea propone un’esposizione che riguarda artisti che hanno lavorato e lavorano sul tema della finzione come ricerca di verità e significato.
È proprio ritrovando immutabilità e permanenza nella rappresentazione che l’oggetto di uso comune diventa duraturo. Anche il pensiero, l’idea, il sogno che si materializzano in un’opera trovano un’ossatura nel tempo indelebile della rappresentazione, nell’archeologia esplorativa della memoria depositata negli spazi vissuti e negli oggetti di uso quotidiano. Tessuto di valore ancorato al tempo e alla materia. Sospensione metafisica. Tre artisti storicizzati – Gianfranco Ferroni (Livorno, 1927- Bergamo, 2001), Giuseppe Biagi (Viareggio, 1949), Giuseppe Bartolini (Viareggio, 1938) – e tre giovani – Daniela Novello (Milano,1978), Fabrizio Pozzoli (Milano, 1973), Davide Corona (Piacenza, 1981). Le Atmosfere esistenzialiste, espressione del gruppo di artisti della Metacosa, operanti nella Milano degli anni Ottanta del secolo scorso, sono qui proposte da tre esponenti del gruppo: Gianfranco Ferroni, Giuseppe Biagi e Giuseppe Bartolini. Nelle opere grafiche del grande esponente del Realismo esistenziale milanese Gianfranco Ferroni,compare la ricerca della rivelazione nella polvere e nelle ombre, nelle pieghe dei tessuti sui tavoliniostensori,con i pochi oggetti derive di una vita. Un’immensità sacrale che scaturisce dal nulla. Il medesimo approccio metafisico all’esistenza si respira nell’importante opera L'ala sovrapposta di Giuseppe Biagi, in cui l’angelo senza volto compare come un’immagine onirica che non si materializza del tutto, un sogno di pulizia esecutiva magistrale . L’oggetto perfettamente dipinto nella sua solitudine con magia iperrealista Volkswagen, è una delle famose auto di Giuseppe Bartolini che nella perdita della funzione d’uso restituisce un’anima, che si percepisce nella sua invisibilità oltre la ruggine del tempo. Archeologia del contemporaneo che si ritrova, con una tecnica ineccepibile, nei lavori della scultrice Daniela Novello. I suoi oggetti di marmo, pietra o piombo, palesano un valore eterno e immodificabile, sostanza materica pesante che sfida l’essere oggetti effimeri pronti all’uso per essere poi gettati. Opere stabili e permanenti che, come Pane (marmo giallo di Siena), non si possono consumare.
Il filo di ferro intessuto e ritorto dello scultore Fabrizio Pozzoli rincorre le parvenze di un’immagine che delinea alla perfezione. Nell’opera Skull, le ossa del cranio si manifestano come l’unica testimonianza che resta dopo la vita. La matassa di fili che si intersecano incessanti tra loro, metaforizza il complesso groviglio dei pensieri nella mente dell’uomo. La pittura di Davide Corona ricerca il valore della letteratura e della poesia nell’attimo e nella concentrazione della lettura isolata di un soggetto spesso assente o di cui si vedono solo alcuni dettagli, le scarpe, le gambe, tracce non del tutto dichiarate. Tutto è in bilico tra realtà e finzione.