Verso Monet
Si potranno ammirare alla Gran Guardia di Verona i capolavori riuniti da Marco Goldin nella grande mostra Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento.
Comunicato stampa
A partire dal 26 ottobre e sino al 9 febbraio 2014 (con replica a Vicenza, in Basilica Palladiana, dal 22 febbraio al 4 maggio 2014), si potranno ammirare alla Gran Guardia di Verona i capolavori riuniti da Marco Goldin nella grande mostra Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento.
A proposito di questa sua nuova proposta il curatore afferma: E una mostra che viene alla fine di due anni di lavoro entusiasmanti, attorno a unidea che mi affascina da sempre, quella di ricostruire la mia storia del paesaggio in pittura. Anche mescolando, e mettendo poi insieme, esperienze magari geograficamente lontane ma vicine per lingua e sentimento.
La mostra è promossa congiuntamente da Comune di Verona, Fondazione Cariverona e Linea dombra. Main sponsor UniCredit. Special sponsor, Gruppo Segafredo Zanetti.
La mostra prende avvio da unopera di Annibale Carracci e una di Domenichino per sottolineare come in pittura, tra fine Cinquecento e inizio Seicento, la natura cominci ad assumere un ruolo autonomo, non più limitata a puro fondale scenografico.
Poi la prima sezione, quella sul Seicento, divisa, riflettendo sul concetto di falso e vero della natura, tra Poussin, Lorrain e Salvator Rosa da un lato (appunto nella direzione del nuovo paesaggio di Carracci e Domenichino) e i grandi olandesi dallaltro (soprattutto ovviamente Jacob van Ruisdael e il suo studio dal vero). Con una integrazione importante riservata al disegno, per esempio di Rembrandt, per sottolineare questo ambito fondamentale nella nuova definizione del paesaggio, legato appunto alla verità del racconto.
La seconda sezione, quella sul Settecento, propone numerose e bellissime vedute dei veneziani, da Canaletto a Bellotto a Guardi, ancora sul rapporto, come in Olanda nel secolo precedente, tra arte, scienza ed empirismo. Venezia giganteggia qui in tutto il suo splendore.
Quindi laffascinate sequenza di sale sullOttocento, il cosiddetto secolo della natura: dapprima lambito romantico con i sublimi Friedrich e Turner e poi la mediazione con il realismo attraverso Constable. E nella grande parte sul realismo, le combinazioni, con date identiche, per esempio tra i pittori americani e quelli scandinavi, e poi ovviamente Corot, Courbet e Millet in Francia, i loro rapporti con i pittori dellest Europa, a segnare le molte strade della descrizione della realtà a metà secolo.
Infine, la epocale novità impressionista, dapprima con i quadri degli anni sessanta e inizio settanta (Pissarro, Sisley, Caillebotte, Manet), poi gli anni ottanta. Su questo decennio insisto molto nel percorso espositivo, chiosa Goldin, illustrandolo con quadri molto belli e famosi di Cézanne, Renoir, Van Gogh, Gauguin, Degas. Per indicare la caduta del dogma del plein-air e lentrare nella modernità, quando il paesaggio diventa anche una proiezione della mente.
Lesposizione si chiude con le 25 opere di Monet, vera e propria mostra nella mostra, per dire che dalla tradizione legata alla realtà (lOlanda seicentesca, la foresta di Fontainebleau) in lui si passa alla dissoluzione della materia attraverso labbandono del plein-air totale.
Monet, che aveva teorizzato negli anni sessanta e settanta del XIX secolo la necessità assoluta di stare davanti, e in mezzo, alla natura per dipingerla, alla fine della sua vita, prima con le Cattedrali e poi con le Ninfee (tutte presenti in mostra), ritorna a una contaminazione tra vero della natura e artificio.
A chi gli chiedeva se dipingesse ancora dal vero, rispondeva che questo non era interessante, perché il risultato è tutto.