Vetrine d’artista – Grazia Genta / Pierluigi Vannucci
Grazia Genta e Pierluigi Vannucci sono i protagonisti delle Vetrine d’artista concesse da Banca BPER nella sua sede di Savona, corso Italia.
Comunicato stampa
La Banca BPER ha concesso, sempre gratuitamente, l’uso di n. 4 vetrine collocate nel Palazzo della sua sede centrale in Savona, corso Italia, 10, agli Artisti, associati “Aiolfi” che potranno esporre (in due vetrine per ogni Artista inserito nel programma annuale) per due mesi una selezione dei loro lavori. Dal 31 luglio 2024, ore 10 si potranno osservare le opere di
Grazia GENTA, laureata in filosofia, poi insegnante di materie letterarie alle scuole medie, con lo stato di quiescenza si dedica con fantasia e applicazione tecnica, avendo frequentato il laboratorio di ceramica creativa ANSPI, diretto da Laura Romano, all’esperienza ceramica. Nascono così con ironia, fantasia piastre modellate, oppure opere dipinte su un supporto già pronto: dai gufi all’universo delle religiose, molto colorate e gioiose, così come i fraticelli e i suoi preti con pose, azioni umane come cantare, andare in scooter o in macchina. Apre il suo sguardo, anche, al nostro paesaggio ligustico incantato dai suoi “racconti” delle case a schiera, fronte mare, con le svettanti abitazioni che ridono al sole ligure grazie ai colori vivaci delle facciate: dai rosso corallo ai gialli girasole. Le sue ceramiche portano a una pastosità fisica vicina a quella naturale, alludendo alle questioni urgenti e reali di salvaguardare il nostro patrimonio del paesaggio e dell’architettura, vera qualità del Territorio ligure.
Pierluigi VANNUCCI, architetto e appassionato fotografo del territorio ligure e genovese, Boccadasse in particolare. La sua è una visione, se vogliamo, classica e potente al contempo: un viaggio attraverso la città - Genova e non solo - che ha amato e ama e che ha formato il suo sguardo. Fotografie scattate, anche, per intuire la struttura profonda del tessuto urbano, inclinazione che fa parte del suo vissuto di professionista, e che diviene il suo sistema di visione classico e, in un certo senso, autorevole. Spesso nei suoi scatti non c’è l’uomo perché riunisce storia, paesaggio, malinconia, in una sorta di indagine del rapporto tra individuo e paesaggio divenendo un “poeta” dello spazio per capire chi siamo. Fotografare quasi per gioco, perché il gioco è una variante nevrotica della realtà e fin da bambini acquisiamo elementi essenziali per la nostra vita grazie al gioco e oggi, nel tempo dei reality e game over, ritornare a quel gioco iniziale è un azione libera e, direi, financo coraggiosa.