Viaggio in Italia
Per il consueto appuntamento estivo Farsettiarte ha allestito un viaggio emozionante e suggestivo, che permette ai visitatori di ammirare e di confrontare opere d’arte assai diverse tra di loro, testimoni dell’evoluzione dello stile e della cultura nel corso dei secoli.
Comunicato stampa
Per il consueto appuntamento estivo Farsettiarte ha allestito un viaggio emozionante e suggestivo, che permette ai visitatori di ammirare e di confrontare opere d’arte assai diverse tra di loro, testimoni dell’evoluzione dello stile e della cultura nel corso dei secoli.
I dipinti antichi
Il percorso espositivo si apre con uno dei migliori allievi di Leonardo da Vinci, Marco d'Oggiono abile nell’approfondire il trattamento del panneggio e la precisione geologica e botanica del paesaggio, una delle caratteristiche peculiari dell’arte del maestro toscano. In questa splendida maternità l’uso della luce, che scopre il manto blu-verde della Madonna, accordandosi con i toni monocromi azzurri del paesaggio, con la veduta della città turrita e i monti sullo sfondo, nonché il cielo percorso da vasti strati di cumuli nuvolosi, sviluppa appunto quelli che erano i principi di prospettiva aerea di Leonardo. Non meno importante la tavola raffigurante Madonna col Bambino e i Santi Bernardo, Antonio da Padova e Onofrio o Girolamo, eseguita nei primissimi anni del XVI secolo da Luca Signorelli. L’opera, ampiamente nota alla letteratura critica dell’artista, è stata quasi certamente commissionata da Giovannantonio di Luca di Paolo di Matelica, il quale, nel 1504, aveva venduto al Signorelli una casa nella nativa Cortona in cambio di una pala d’altare. Questa sacra conversazione, ottimo esempio delle qualità artistiche e coloristiche, pregevole per la profonda e severa umanità dei personaggi, è stilisticamente affine alla Sacra Famiglia della National Gallery di Londra e alla Madonna col Bambino del Metropolitan Museum di New York.Segnaliamo infine una bella tavola raffigurante L’adorazione dei pastori con San Girolamo, l’Annuncio ai pastori e sullo sfondo il viaggio dei Magi, attribuita al Maestro di Santa Lucia sul Prato, un artista finora non identificato, probabilmente originario dell’Europa settentrionale, attivo a Firenze alla fine del Quattrocento, fortemente influenzato dallo stile di Lorenzo di Credi e del Ghirlandaio.
L’Ottocento
L’arte italiana dell’Ottocento è ben rappresentata da Giovanni Fattori e da Giovanni Boldini. Se il primo ci testimonia l’arte dei Macchiaioli e ci porta a contatto con la natura e la vita faticosa dei contadini, con un’opera intensa e drammatica, degna delle migliori poesie di Giosuè Carducci, il secondo ci trasporta nei salotti eleganti e raffinati della Parigi della Belle Époque, celebrati dai versi di Gabriele D’Annunzio.
Il Novecento
Ampio spazio viene dedicato ai grandi maestri italiani del Novecento, da Amedeo Modigliani a Giacomo Balla, da Carlo Carrà a Giorgio de Chirico, da Ottone Rosai a Lorenzo Viani, da Mario Sironi a Giorgio Morandi, da Lucio Fontana ad Alberto Burri, da Enrico Castellani a Michelangelo Pistoletto.
Nella loro lunga attività, iniziata nel 1955, Franco e Frediano Farsetti hanno avuto la possibilità di conoscere e frequentare assiduamente non solo gran parte di questi artisti, ma anche galleristi, critici d’arte, curatori di mostre e musei, giornalisti, esperti, ma soprattutto moltissimi collezionisti.
Nel corso di questi decenni Farsettiarte ha allestito un numero assai elevato di mostre, dedicate agli innumerevoli aspetti stilistici, tecnici, formali, estetici, artistici e storici di questo secolo, passando per il Divisionismo, il Futurismo, la Metafisica, l’Astrattismo Geometrico, l’Informale, il Novecento, lo Spazialismo, l’Arte Cinetica, fino alle sperimentazioni della Transavanguardia e dell’Arte Povera.
Le parigine di Lorenzo Viani del 1908 e Nu accroupi, lo splendido disegno a carboncino su carta realizzato da Amedeo Modigliani nel 1910-11, sono sufficienti per rievocare i primi anni frenetici del nuovo secolo, durante i quali gli artisti si ritrovavano a Parigi, accomunati dal desiderio di rivoluzionare l’arte ed il loro rapporto con la realtà.
Colpo di fucile, Canto patriottico in Piazza di Siena, di Giacomo Balla, del 1915 circa, ci permette di conoscere lo stile dei Futuristi, ossessionati dall’idea della rappresentazione visiva dell’energia, della forza e del movimento, ottenuta attraverso un uso particolarmente efficace delle linee e dei colori; nello stesso tempo rievoca un periodo storico assai travagliato, durante i quali si affrontavano i sostenitori dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale e coloro che preferivano mantenere l’atteggiamento di neutralità.
Le opere di Mario Sironi (Il camion, del 1920), Filippo de Pisis (Natura morta con maschera, del 1926), Carlo Carrà (Vigilia di Pasqua, del 1929-37) e Ottone Rosai (Via San Leonardo, del 1935) riassumono in maniera esaustiva il ritorno alla pittura figurativa dopo la fine della prima guerra mondiale e il desiderio di un recupero consapevole e meditato delle tecniche pittoriche classiche, che nello stesso tempo tenga conto delle istanze di rinnovamento sostenute dagli esponenti delle avanguardie artistiche dei primi due decenni del secolo. Per moltissimi motivi, anche di natura politica, l’arte italiana nei due decenni tra le due guerre mondiali è stata spesso sottovalutata dai critici e di conseguenza poco considerata dai collezionisti italiani e ignorata da quelli stranieri. Farsettiarte si è invece impegnata fin dall’inizio della sua attività a promuovere l’arte italiana di questo periodo, approfondendone gli aspetti culturali, estetici, storici e biografici dei singoli artisti.
Gli anni Cinquanta
Una tappa altrettanto importante di questo affascinante viaggio tocca gli anni Cinquanta, segnati dalla ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale e dal boom economico dovuto alla crescente produzione industriale. È un decennio assai ricco di proposte, alcune nel solco della tradizione, altre molto rivoluzionarie e innovative.
Da una parte, infatti, la Natura morta di Giorgio Morandi del 1953 circa, richiama alla mente le profonde ricerche sul disegno e la luce dei maestri fiamminghi del passato, Terrasse du café – Femmes aux guéridons, di Massimo Campigli, del 1953, si ispira agli antichi affreschi etruschi, La madre di Felice Casorati, del 1952 circa, ha la forza espressiva delle Maternità rinascimentali e Le damigiane di Renato Guttuso, del 1959, ripropone gli studi secolari sul potere espressivo del colore.
Dall’altra parte con questo Concetto spaziale, Attese, del 1959, Lucio Fontana, rompe in maniera netta gli schemi tradizionali a cui eravamo abituati e ci spinge a guardare le opere d’arte con un occhio e un atteggiamento radicalmente differenti, il Piccolo sorcio di Alberto Burri, del 1950,è uno dei suoi primi passi alla scoperta di nuovi materiali (in questo caso il vinavil), mentre Carla Accardi e Tancredi ci danno un’ottima prova delle infinite potenzialità dell’arte astratta.
Gli anni ’70, ’80 e ‘90
Le ricerche spaziali di Lucio Fontana non sono state isolate, ma sono state il frutto di un confronto serrato di idee di artisti dalle personalità differenti, ciascuno dei quali ha dato il suo contributo personale e originale. Da questo punto di vista è assai significativa la presenza delle opere di Enrico Castellani (Superficie bianca, del 1998) e di Agostino Bonalumi (Blu, del 1987), i quali si sono serviti di un medesimo elemento tecnico (l’estroflessione della tela), ma con impostazioni e risultati assai differenti.
Ai loro lavori si può idealmente accostare anche Rilievo speculare ad elementi curvi, la scultura in alluminio eseguita da Getulio Alviani nel 1962, in cui l’artista sfrutta gli effetti tridimensionali della struttura metallica e le infinite variazioni della luce sulla sua superficie, procedimento analogo utilizzato da Michelangelo Pistoletto in una delle sue famose serigrafie su acciaio inox lucidato a specchio, intitolata Arlecchino.
Fedele alla poetica del movimento Arte Povera, Pier Paolo Calzolari utilizza nell’opera qui esposta, del 1972, sale e piombo su tavola, due materiali per l’appunto considerati “poveri” a cui l’artista dà dignità artistica, creando un’opera di grande forza emotiva e notevole impatto visivo. In galleria saranno infine presenti altre opere di maestri italiani e stranieri e, negli spazi esterni, sarà esposta un'installazione, site specific, di Vittorio Corsini intitolata dai su fammi un sorriso.