Viaggio tra Otto e Novecento. La collezione Andrea Baboni
L’esposizione di 50 opere della collezione privata. Tutte le sfaccettature della pittura regionale italiana tra Ottocento e Novecento.
Comunicato stampa
Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Alfonso Chierici, Oscar Ghiglia. Sono solo alcuni dei nomi che firmano le cinquanta opere provenienti dalla collezione personale di Andrea Baboni che andranno in mostra a Palazzo dei Principi di Correggio tra pochi giorni.
S’intitola “Viaggio tra Otto e Novecento. La collezione Andrea Baboni: un percorso creativo tra pittura e collezionismo” ed è stata curata da Francesca Baboni e Francesca Manzini la mostra che inaugura sabato 19 ottobre alle ore 16:00 alle Gallerie Espositive del Museo Il Correggio e che proseguirà sino al 24 novembre.
Si tratta di una mostra di altissimo livello, che raccoglie alcune delle opere della collezione personale del pittore e storico dell’arte Andrea Baboni. Il progetto alla base dell’esposizione è quello di valorizzare il percorso creativo svolto dal correggese Baboni, nato come pittore e divenuto successivamente storico dell'arte ed esperto dell'arte macchiaiola e post macchiaiola per Christie's di Londra. Cogliendo anche in parallelo l’opportunità di mostrare al pubblico per la prima volta nella sede espositiva di Palazzo dei Principi una parte del corpus di opere della collezione personale di Baboni, costruita negli anni e ricca di lavori che permettono di tracciare un viaggio e rivelare tutte le sfaccettature di una pittura rivoluzionaria e sovversiva che ha cambiato profondamente i canoni accademici, spingendosi fino alle prime ricerche novecentesche.
L'esposizione a cura di Francesca Manzini, neo direttrice del Museo civico, e di Francesca Baboni intende quindi presentare un'accurata selezione di una cinquantina di opere divise per scuole regionali, un vero e proprio excursus conoscitivo che inizia dalla pittura del vero di fine Ottocento dei pittori macchiaioli e apre verso i primi anni del Novecento.
L'allestimento prevede la divisione in quattro sezioni, divise per scuole regionali tra le più importanti in Italia. La più corposa è la sezione della scuola regionale toscana, dove nasce la pittura verista con il dibattito tenutosi al celebre Caffè Michelangiolo di Firenze tra alcuni giovani pittori rivoluzionari. Artisti che combattevano in prima linea anche nelle guerre d'indipendenza, che volevano rivoltare le regole accademiche del tempo, andando a dipingere le campagne, il lavoro delle fascinaie, i soldati a cavallo, il vero rude e aspro della quotidianità. Esponente di maggior spicco è Giovanni Fattori, assieme ad altri definiti con spregio "macchiajuoli" per la stesura pittorica a macchia, come Vincenzo Cabianca, Silvestro Lega e Telemaco Signorini, fino ad arrivare agli albori novecenteschi con l'allievo di Fattori Plinio Nomellini, che si avvicinerà al Divisionismo nei primi anni del Novecento e il livornese Oscar Ghiglia, artista molto amato da Modigliani. Si passa poi alla scuola meridionale in cui spicca il nome del pugliese Giuseppe De Nittis, vicino anche alla corrente artistica dell'impressionismo parigino, ai veneti che raccontano la Venezia povera e lagunare, con le barche e i pescatori, i piemontesi Delleani e Olivero, il ligure Antonio Discovolo, che realizza celebri vedute delle Cinque Terre, e gli emiliani con una bellissima rappresentazione del Patatrach del reggiano Alfonso Chierici, scenetta di genere ambientata in un interno, l'orientalista Alberto Pasini e Stefano Bruzzi, pittore piacentino.
Una sezione a parte è dedicata al periodo pittorico di Andrea Baboni con opere realizzate a pastello e olio dagli anni '60 ai '70, foglie che giocano tra astrattismo e figurazione. Sono gli anni che l'hanno visto protagonista di mostre a Firenze e Milano come giovane emergente, attività iniziata sotto la supervisione di Carmela Adani, nel cui laboratorio andava ad imparare le tecniche artistiche.
Andrea Baboni compie studi classici per poi laurearsi in Architettura a Firenze nel 1970. Da sempre nutre interesse allo studio della pittura, praticata anche con esposizioni personali dai primi anni Sessanta, a Reggio Emilia, Firenze e Milano. Dalla seconda metà degli anni Sessanta si orienta allo studio della Pittura Italiana dell’ottocento, anche in contatti sistematici con studiosi e collezionisti, particolarmente di ambito toscano, emiliano e veneto, svolgendo a tempo pieno l’attività di conoscitore e storico dell’arte italiana per il periodo compreso tra le prime esperienze sul vero (Macchiaioli in particolare) e l’inizio delle avanguardie storiche del XIX secolo.L’esperienza di responsabile per l’Italia, con consulenza per le sedi di New York e Londra, del Dipartimento Arte del XIX secolo presso la Casa d’aste Internazionale Christie’s, sin dallo scorcio degli anni Ottanta, gli ha consentito approfondimenti su tutte le scuole regionali italiane.