Vico Magistretti – La conquista dello spazio
La Fondazione studio museo Vico Magistretti presenta la mostra La conquista dello spazio, curata da Matilde Cassani, Gabriele Neri e Luca Poncellini del Comitato Scientifico della Fondazione Vico Magistretti.
Comunicato stampa
Vico Magistretti è stato tra i protagonisti della mostra Italy: the New Domestic Landscape, organizzata al MoMA di New York nel 1972 per celebrare il design italiano. Sette i prodotti disegnati da Vico presenti nella sezione Objects, dedicata agli oggetti più paradigmatici del design italiano del periodo secondo il curatore Emilio Ambasz. Fino a oggi nessuna traccia di Magistretti nell’altra sezione dell’esposizione Environments, dove gli allestimenti di dodici architetti e designer italiani illustravano altrettante proposte abitative per il futuro.
Ma gli archivi – si sa – sono una risorsa inesauribile e quello di Vico non fa eccezione. Magistretti aveva infatti proposto anche un concept intorno al tema dell’abitare futuro, ma il progetto non era stato selezionato dal museo newyorkese ed era rimasto solo su carta: nell’archivio della Fondazione, appunto.
Seppur redatto in forma embrionale, con dubbi irrisolti e qualche riserva teorica – “Non so come si possa realizzare” o ancora: “Non credo ai problemi del lontanissimo futuro”, scrive Vico – il progetto offre molti spunti sul suo approccio al tema dell’abitare, attraverso disegni e appunti.
Punto centrale è “la conquista dello spazio” – parole di Magistretti – ovvero una riflessione, portata avanti per tutta la vita, sull’ottimizzazione degli spazi nelle nostre case, per offrire una buona qualità di vita anche in ambienti ridotti.
Così in sintesi Vico descrive il suo progetto:
“Dall’analisi dell'uso del volume in casa si può rilevare che, a fronte di un uso molto soffocante della superficie calpestabile, si fa un uso molto scarso o del tutto inesistente del volume a disposizione nella parte superiore della stanza. In particolare possiamo dire che buona parte dei mobili che ci servono (soprattutto quelli ingombranti) potrebbero essere posizionati altrove rispetto al pavimento. Intendo tutti i mobili di contenimento come armadi, librerie e così via. Vorrei sperimentare la possibilità di "parcheggiarli" nella parte superiore del volume creando un soffitto portante dove appendere questi mobili”.
In mostra ci saranno anche molti altri progetti, dal dopoguerra fino agli anni Duemila, che testimoniano l’attenzione di Vico ai temi dello spazio e dell’abitare, della flessibilità e della trasformabilità: dagli alloggi attrezzati realizzati con l’azienda di prefabbricati MBM fino all’abitare temporaneo del Residence Siloe nel nord di Milano; dalla poltroncina pieghevole Piccy del 1946 fino al progetto di un ombrello, che del resto era l’oggetto preferito di Magistretti, perfetta sintesi di funzionalità e semplicità.
L’allestimento, curato da Chiara Corbani e Valentina Cerra, sviluppa e applica negli spazi della Fondazione la proposta progettuale di Vico per il MoMA di New York: tutti i racconti e gli approfondimenti sono appesi a soffitto, pronti per essere riportati in terra dai visitatori.