Vincenzo Rusciano – Not so bad
L’opera di Vincenzo Rusciano è un tessuto che vive di contraddizioni e ipotizza un ideale spostamento di quella classicità, che ancor oggi continua ad essere un importante giacimento della nostra eredità culturale, dentro l’estetica della contemporaneità.
Comunicato stampa
L’opera di Vincenzo Rusciano è un tessuto che vive di contraddizioni e ipotizza un ideale spostamento di quella classicità, che ancor oggi continua ad essere un importante giacimento della nostra eredità culturale, dentro l’estetica della contemporaneità.
Ambiguamente sospese tra passato e presente, tra realtà e finzione, nelle sue opere la simbolicità degli elementi figurativi non si presenta per “intero” ma amputata. Trasformando questa stessa limitazione, questa frammentazione, questa provvisorietà, in espressione di sensi ulteriori: il risultato è una bellezza decontestualizzata, opere in grado di sintetizzare cifre distintive appartenenti a culture profondamente diverse, un ponte che collega due orizzonti distanti, quello urbano/contemporaneo a quello storico/classicheggiante. Una bellezza che, senza giudicare, diventa segno del nostro tempo, così come la scritta oppure il graffito. Elementi deputati al dialogo o al conflitto, superfici dove si consolidano o si compromettono ogni volta rapporti di contraddizioni e/o di ostilità reciproca.
Figurazioni cui si mescolano utensili tratti dall’arte e dalla archeologia, direttamente connessi col fare, con l’operare quotidiano dell’artista. Taniche, contenitori, idealmente traboccanti di materiali, quelli “duri” dell’oggi – resina, lattice, jasmonite, terracotta, colori a smalto - che rimandano al gusto e alle tecniche contemporanee, assolutamente avulse all’antichità ma carichi di rimandi alla conservazione della memoria, consapevoli del fatto che gli equilibri carichi di tensione non rendono mai facili certi approdi a visioni univoche o compiute.