Vincenzo Vavuso – Rabbia e silenzio
Un simbolo incisivo, concreto, che induce prima alla rabbia della coscienza, poi al silenzio della riflessione che prelude alla protesta: e quindi può tracciare la strada di un cammino fecondo verso una salto di qualità.
Comunicato stampa
Sulla scia del successo ottenuto, sta partendo con slancio l’onda lunga della mostra itinerante di pitture e cromostrutture Rabbia e silenzio dell’artista salernitano Vincenzo Vavuso, conclusosi il 5 ottobre alla Pinacoteca Provinciale di Salerno presso lo storico Palazzo Pinto.
In pochi giorni l’evento ha già fatto rumore per la provocazione dei contenuti e l’originalità del linguaggio artistico: stanno facendo discutere e nello stesso tempo stanno liricamente suggestionando l’immaginazione del pubblico le pagine di libro gualcite e bruciacchiate, calpestate da aggressivi scarponi o ferite da lame taglienti o imprigionate in aeree ragnatele di materia o pronte ad essere inghiottite da un water, spesso immerse in grumi insanguinati su fondo nero. Rabbia per la Cultura emarginata ed offesa in questi bui tempi di crisi non solo economica ma anche etica, Silenzio non solo per gridare che non ci sono parole per esprimere l’indignazione, ma anche per riflettere e creare un rinnovamento sociale ed umano.
Un messaggio forte, che dal 14 ottobre al 31 dicembre 2013, sarà “gridato” nel cuore della Capitale presso la Galleria RossoCinabro.
Le opere di Rabbia e silenzio sono attese a Sanremo, nel periodo del Festival della Canzone.
E sarà solo un’altra tappa, perché il giro auspicabilmente dovrebbe durare almeno un paio d’anni.
Con la speranza naturalmente che la denuncia della Rabbia e la meditazione del Silenzio producano il loro benefico effetto….
Vincenzo Vavuso, salernitano di adozione ma casertano di origine, si è fatto notare negli ultimi anni sia come autore di libri (ne La pittura espressione di noi stessi effettua un suggestivo excursus attraverso la pittura campana dell’Ottocento e di inizio Novecento) sia soprattutto come pittore creativo (i suoi “schizzi cosmici” di rassodato colore hanno ottenuto riconoscimenti ed apprezzamenti).
Con la mostra Rabbia e Silenzio, però, egli, pur mantenendosi fedele alle sue linee di “evocazione oltre”, ha inteso dare una svolta netta alla sua produzione.
Le opere di questa esposizione d’arte, pittosculture materiche con inserimento di oggetti reali della vita quotidiana (scarponi, lenti, seghette, libri, perfino un water), vogliono comunicare un forte senso polemico contro la degenerazione morale e culturale che imperversa in questa società disorientata ed egemonizzata da potentati economici che ne svuotano l’anima.
Le creazioni di Vavuso sono perciò caratterizzate da bruciature, squarci, lacerazioni, rotture e portano i segni della Cultura, dell’Arte, della stessa Dignità umana, calpestate, schiacciate, stritolate, umiliate.
Un simbolo incisivo, concreto, che induce prima alla rabbia della coscienza, poi al silenzio della riflessione che prelude alla protesta: e quindi può tracciare la strada di un cammino fecondo verso una salto di qualità. Lo spiega chiaramente lo stesso Vincenzo Vavuso in un suo documento programmatico: “Il mio grido di delusione, di rabbia, di dolore, vuole essere un grido di amore e di speranza verso ciò che potrebbe essere e che invece è nascosto e soffocato dalla polvere.”
Insomma, il suo è un Silenzio che vuole fare rumore…