Virgilio Villoresi – Fantasmagorie

Informazioni Evento

Luogo
TEATRO PALLADIUM
Piazza Bartolomeo Romano 8, Roma, Italia
Date
Dal al

DALLE 15 ALLE 19.30 OPPURE SU APPUNTAMENTO

Vernissage
14/02/2013

ore 19

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Virgilio Villoresi
Curatori
Bruno Di Marino
Generi
arte contemporanea, personale
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Una mostra personale dedicata all’artista milanese nella quale saranno esposti i suoi video e le relative scenografie.

Comunicato stampa

E’ un grande bricoleur Virgilio Villoresi: un assemblatore di oggetti, un ritagliatore di sagome cartonate o fotografiche, un creatore di piccoli teatrini sospesi tra bidimensionalità e tridimensionalità. E’ un artista Villoresi, ma soprattutto un animatore, uno dei più abili che operano in Italia. Così queste sue architetture, giocose e colorate, acquistano una ulteriore dimensione nel movimento stop motion. Dalle brevi pubblicità (per Moleskine, Vogue italia) ai videoclip musicali (per musicisti come Capossela) ai cortometraggi (da J a Fine), la sua formidabile tecnica si coniuga ad una poesia a tratti minimale – anche perché realizzata in casa, dove costruisce set in miniatura –, ma in realtà assolutamente spettacolare, per i risultati che riesce ad ottenere.
Le sue sono fantasmagorie, come quelle dei pionieri del cinema, da Méliès a Segundo de Chomon: un cinema fatto di trucchi artigianali. Sono fantasmagorie ancora puramente analogiche, dove gli effetti speciali non sono realizzati in post-produzione ma dal vivo, attraverso ingegnosi procedimenti che vivificano schiere di antichi giocattoli o singolari dispositivi da lui costruiti o modificati, che ricordano le suggestive macchine del precinema.
L’esposizione di Villoresi mette a confronto il prodotto finale (cioè i film, alcuni di essi molto brevi, come i Caroselli animati) con gli oggetti che li hanno originati, secondo una logica di assemblaggio che lascia trasparire tutto il suo amore per l’animazione. L’animazione come archivio di tecniche e di emozioni, memoria di un cinema che rimane ostinatamente “povero” di materiali e al tempo stesso ricco di sorprese, generatore di illusioni ottiche e prospettiche, ma anche di micronarrazioni. L’animazione per Villoresi non è però solo utilizzo del passouno, del frame by frame, può essere anche ripresa in tempo reale, come nel caso di Fine, il cui spunto di partenza è il Fatzer di Brecht: le semplici dita di una mano che raccontano la vita, la guerra e la morte di un soldato: siamo al teatro di marionette, prima ancora del teatro dell’assurdo. Oppure – pensiamo al suo J – diventa pretesto per un gioco sul “doppio”, metafora sulla ricerca di un’identità sospesa tra il mondo concreto delle cose e quello riproduttivo delle immagini.
Le fantasmagorie di Villoresi sono qui a ricordarci che se il cinema è un’illusione pianificata e codificata, il cinema d’animazione lo è all’ennesima potenza; è una porta che ci consente di accedere a mondi e dimensioni inimmaginabili, che esistono innanzitutto dentro il nostro inconscio.

Bruno Di Marino