Virginia Lopez – Casa Antonino
La mostra, attraverso installazioni, libri d’artista, fotografie, propone un’evocazione del reale. L’artista si è ispirata alla caseria asturiana e ne ha tracciato un profilo di memoria e futuro, una reverie.
Comunicato stampa
L'artista spagnola Virginia Lopez presenta a Pistoia, presso Lo Spazio di via dell'ospizio, il suo lavoro Casa Antonino, micro-storia di una caseria asturiana.
Si tratta di installazioni, libri d'artista, fotografia etc che indagano la nozione di tempo, di passaggio e permanenza, e di memoria, di natura e agricoltura, di rêverie ispirata all'immagine delle fattorie casearie, luoghi che un tempo erano familiari, produttivi e sociali.
Parlare della “caseria” vuol dire parlare del paesaggio asturiano rurale, degli usi, costumi, riti, dell'economia e della cultura contadina.
La casería è una unità di produzione agricola familiare, nata in tempi medievali dalle bonifiche di terreni incolti e boschivi con la finalità di consolidare ed aumentare le aree di coltivazione e pascoli, favorendo inoltre la nascita di piccoli nuclei di vita contadina. La caseria è una unità di produzione economica, ma che presenta, al contempo, una forte dimensione sociale, culturale e rituale: la casa e la caseria nel suo insieme non è solo una costruzione, ma un luogo di lavoro, di raccolta (di prodotti e di persone), di socializzazione e solidarietà vicinale.
Casa Antonino (caseria sita nell’area rurale di Gijón, Asturias, Spagna), fa parte di questa storia, ma è una storia che si inserisce in questo mondo della globalizzazione dove obsolescenza e industrializzazione sembrano le uniche vie di progresso:
Lo sviluppo urbano ed industriale della città portuaria di Gijón e le vie ferroviarie che collegavano la città con le miniere di carbone del centro della regione, già dalla seconda metà del sec XIX, segnarono profondamente questo territorio e determinarono la storia recente e il declino della caseria. Oggi come oggi, infatti la caseria si è trasformata in casa di villegiatura, in fattoria della domenica, o , in alcuni casi, in centro di produzione specializzato nella produzione di latte e non più legato ad una diversificazione della produzione agricola.
L’insieme di questi fenomeni è scritto e si vede nella conformazione attuale del paesaggio. La perdita della dimensione economica della caseria ha generato una perdita della sua dimensione sociale e culturale:
Marc Augé sostiene che le rovine (oggi più macerie) abbiano una vocazione pedagogica, la capacità di farci percepire il tempo in tutta la sua fragilità per poter prendere consapevolezza della Storia. Le caserias ancora oggi caratterizzano il paesaggio asturiano, ma una gran parte sono resti che testimoniano il passato agricolo e contadino recente: non hanno saputo mantenersi col ritmo della modernizzazione che esige grandi estensioni di mono-colture, tecnici e burocrazie infinite per essere aggiornati su sovvenzioni e regolamenti, e sistemi industriali di produzione. Sembrano la testimonianza della sparizione del mondo contadino tradizionale, assorbito dalla industrializzazione cosi come avevano pronosticato Marx e Engles verso la metà del Ottocento..
Cosa si può fare attraverso l'arte? può sembrare un approccio etnografico o paleo-antropologico, che guarda verso ciò che ormai è o sta scomparendo, un lavoro archeologico, nostalgia di eden perduti, proprità da neo rurali. Ma se intendiamo il paesaggio come un evento e non solo come una natura da contemplare dal punto di vista estetico- estatico, come un paesaggio culturale, in continua trasformazione e interazione, il nostro sguardo non si fermerà nella raccolta di reliquie del passato, mute come pietre- eppure le pietre parlano!. La cultura contadina segna il nostro presente, conforma i nostri paesaggi e lascia una eredità al futuro. L'urbano e il rurale, la città e la campagna sono connesse , è solo che l'equilibrio, la membrana che li unisce si è ammalata.
L'artista come storico benjaminiano: l'arte come forma di memoria, antidoto contro la memoria totale (dei sistemi informatici e di comunicazione) che produce amnesia, contro la memoria fetiche che porta alla sua banalizzazione e museificazione del passato, e contro la memoria parziale manipolata politicamente. L'artista che materializza il passato per attivarlo e costruire il futuro, incidendo nel presente, fa un'azione che è anche politica. Il passato non è passato ancora, è un tempo attivo, è ancora tangibile, materiale. Per G. Bachelard i materiali sono contenitori di tempo, parlano, e la nozione di tempo non è quella lineare e scientifica del progresso continuo, ma un tempo molteplice, un tempo aperto, che include il tempo delle rêverie e il tempo trascendido, il chiaro nel bosco di Maria Zambrano: istanti di rivelazione, di risonanza, di creazione e di trasformazione della propria persona che incide cosi nel presente, nel Kairós: l’istante propizio.
Questo è il tentativo del progetto Casa Antonino, micro-storia di una caseria asturiana. Questa mostra presenta i primi appunti di viaggio.
A volte, sotto l'ombra di un albero di melo, riscopriamo la meraviglia, per lungo tempo repressa ma che ritorna improvvisa. Inizia la rêverie.
Virginia Lopez vive e lavora tra Spagna e Firenze. Laureata in Storia dell’Arte (Università di Oviedo, Spagna ) e in Belle Arti (ABAF, Firenze - Taik, Helsinki). Nel 2013 fonda in Spagna PACA_Proyectos Artisticos Casa Antonino, un artist run space orientato alla didattica e la creazione artistica nel medio rurale. La sua ricerca artistica indaga la dimensione temporale, il concetto di memoria e transitorietà . Lavora attraverso di diversi medium e tecniche artistiche, dalla fotografia alla pittura, scultura e installazione. Le sue opere sono presenti in diverse collezione private e pubbliche di Europa. Tra le principale mostre personali ricordiamo: Paisajes de la reverie,a cura di jaime Luis Martin, Sala 2 Centro Valey, Piedras Blancas, Spagna (2013) Misteriosas Criaturas, Galeria Texu, a cura di Jaime Rodriguez, Oviedo, Spagna (2013); Ephemeros, a cura di Christian Herren, Eletto galerie, Berna, Svizzera (2012)-; Ephemeros, Galleria Lato, Prato, a cura di Fabrizia Bettazzi (2012); Materia instabile, a cura di Matilde Puleo, Palazzo Chianini- Vicenzi, Arezzo (2010); Sospensione, a cura di Micol di Veroli, Dora Diamanti Arte Contemporanea, Rome (2009).