Vis a Vis – Peter Aerschmann / Sonam Dolma Brauen

Informazioni Evento

Luogo
C|E CONTEMPORARY
Via Gerolamo Tiraboschi 2/76 20135, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
22/05/2015

ore 18

Artisti
Peter Aerschmann, Sonam Dolman Brauen
Curatori
Viana Conti
Generi
arte contemporanea, doppia personale

C. E. Contemporary Milano, avvia un ciclo di mostre, articolato attraverso quattro Vis a Vis, da maggio a ottobre sulla tematica dell’Expo Universale 2015 Nutrire il Pianeta-Energia per la Vita, in una metropoli italiana pensata come una vetrina mondiale di eventi.

Comunicato stampa

C. E. Contemporary Milano, avvia un ciclo di mostre, articolato attraverso quattro Vis a Vis, da maggio a ottobre sulla tematica dell'Expo Universale 2015 Nutrire il Pianeta-Energia per la Vita, in una metropoli italiana pensata come una vetrina mondiale di eventi.
Si tratta della messa in opera di una mostra d’arte che convogli una rappresentazione del gusto, nell’accezione del Cibo e del Bello, quindi di un’esperienza estetica correlata, necessariamente, all’essere biologico come all’essere ontologico. Già a partire dal termine, in latino classico, sapĕre si coglie la doppia valenza di aver sapore e sapere, di senso del gusto e di capacità di giudizio. La questione del gusto, tuttavia, connessa al piacere o al non-piacere, alla bellezza o alla non-bellezza, e più recentemente al Kitsch e al Trash, nelle tesi iniziali di Clement Greenberg e Gillo Dorfles, mette in campo letture differenti. Se da una parte sembra che il giudizio di gusto non possa prescindere dalla modalità di percezione di un soggetto, dalle sue attitudini simpatetiche, dall’altra c’è chi sostiene che tale giudizio presupponga un senso condiviso. È Kant che, inizialmente, con la sua Critica del Giudizio, propende per una condizione di necessità del consenso di una Communitas, di una Gemeinschaft. Inoltre, il valore sensoriale del giudizio del gusto non escluderebbe, secondo una sua riconosciuta legittimità estetica, una vocazione cognitiva. L’esperienza dell’arte non cessa di aprirsi tanto ad una prospettiva intersoggettiva quanto all’avvio di processi relazionali. C’è ancora chi ritiene che non si dia un’estetica che non sia anche un’antropologia, un giudizio del gusto che non sia, adornianamente, la mediazione di ogni immediatezza.
Sul terreno di una comunione tra il Gusto del Cibo, l’Arte Figurativa e la Narrativa, impossibile non ricordare che proprio a Milano, nel 1982, un gruppo di intellettuali di sinistra, tra cui Antonio Porta, Alberto Capatti, Antonio Attisani, Folco Portinari, Antonio Piccinardi, Nanni Balestrini, fonda, sui temi dell’alimentazione e delle “culture materiali” la rivista “La Gola”, edita da Gianni Sassi, dai cui contatti con Carlo Petrini, agronomo, scrittore, attivista, scaturirà, a Bra nel 1986, il movimento culturale internazionale Slow Food, con il nome di Arcigola.
Come una scintillante strobosfera, dalle mini sfaccettature a specchio, ruotando riflette flash dello spazio circostante, così lo scenario espositivo di questi otto artisti della Fondazione PROGR di Berna, proietta in mostra un mosaico di linguaggi, di culture dei diversi Paesi di provenienza, di gusti, di passioni, di filosofie di vita, di visioni del mondo esterno ed interiore. La centralità del discorso, sul tema gastronomico, autorizza, da parte degli artisti invitati, uno sguardo esteso alle offerte dell'industria culturale, nelle sue varie modalità comunicative, performative, informative, nonché alla qualità cerimoniale dell'evento e conseguentemente a quei rituali e tic di massa che la TV, i media, ed il cinema, grandi elaboratori dell'immaginario collettivo, non cessano di indurre e stimolare quotidianamente.
La mostra Estetica del Gusto. Delizie e Veleni di un menù di massa, attraverso i vari linguaggi praticati, slittanti tra pura manualità e tecnologia elettronica avanzata, anche in soluzioni interattive, restituisce una riflessione problematica, ma stimolante, sul potenziale dei nuovi media e sulle correnti di pensiero che ad esse fanno riferimento, generando per lo spettatore, quella dimensione di ordine dialogico, che consente di negoziare significati e di condividere esiti, operando nelle varie sfere del sociale, sia a livello pubblico che interpersonale.