Vistamare
Ci sono mostre organizzate attorno a un tema e mostre che nascono, semplicemente, a partire da certi valori più sottili, come ad esempio l’affinità tra gli artisti presenti. La galleria Vistamare presenta un progetto nato da un desiderio di collaborazione visiva, concettuale ed umana, dallo sguardo che un artista posa sul lavoro dell’altro.
Comunicato stampa
Ci sono mostre organizzate attorno a un tema e mostre che nascono, semplicemente, a partire da certi valori più sottili, come ad esempio l’affinità tra gli artisti presenti. La galleria Vistamare presenta un progetto nato da un desiderio di collaborazione visiva, concettuale ed umana, dallo sguardo che un artista posa sul lavoro dell’altro.
Quando ci troviamo di fronte a questa forma di spontaneità nell’incontrarsi, allora lo spazio della galleria assume quasi il calore di una casa, accogliendo una mostra fatta di spazi e di luce, di gesti minimi e di narrazioni spezzate che si rincorrono.
La coppia di artisti franco-italiana Marie Cool (1961, vive e lavora a Parigi) Fabio Balducci (1964, vive e lavora a Parigi) si ispira alla tradizione di pittori e coreografi degli anni sessanta e settanta e guarda a queste due tradizioni con lo scopo di riattualizzarle. Con i loro lavori presentano una forma ed una materia vivente, dando altrettanta vita sia alla forma, sia alla materia. Muovono le cose con lentezza, in performance che dilatano il tempo di azioni all’apparenza trascurabili, come se il loop fosse un momento unico.
Il lavoro di Rosa Barba (1972, vive e lavora a Berlino) abbraccia cinema, suono e testo. Nelle sue installazioni infatti si avvale di tutti gli elementi che compongono il linguaggio cinematografico: la componente visiva, quella sonora e quella testuale, utilizzandole separatamente o combinandole in modo inatteso per sollecitare nello spettatore una percezione nuova dell'oggetto filmico.
Tali elementi mantengono sempre un’esistenza individuale, diventando, nei suoi lavori, quasi essi stessi personaggi, che agiscono come strane presenze in un surreale tableau.
Joseph Kosuth (1945, vive e lavora tra Roma e New York) è una figura chiave nella ridefinizione dell’oggetto d’arte, avvenuta durante gli anni sessanta e settanta con la formulazione dell’arte concettuale, la quale mette in discussione le tradizionali forme e pratiche dell’arte nonché le teorie connesse. Per fare questo, Kosuth è stato tra i primi ad adoperare strategie di appropriazione, testi, fotografie, istallazioni e l’uso dei mezzi mediatici. In Kosuth l’arte stessa è fondamentalmente un processo di interrogazione. Di conseguenza, tutti gli aspetti dell’attività artistica sono riconsiderati, dalla funzione degli oggetti al ruolo della mostra stessa e del suo allestimento.
Ettore Spalletti (1940, vive e lavora a Cappelle sul Tavo) a partire dalla metà degli anni settanta, ha creato un linguaggio sospeso tra pittura e scultura, in una attenzione rivolta alla luce ed allo spazio, ricordando tanto l’astrazione moderna, quanto le geometrie della pittura rinascimentale. Le sue campiture cromatiche ricoprono forme essenziali che, nell’apparente contenimento entro i propri contorni geometrici, diventano evocative grazie alla qualità della pittura che le informa. I colori che caratterizzano il lavoro di Spalletti sono tenui, sempre attraversati dal bianco del gesso che impedisce loro di bloccarsi in un assetto definitivo, restituendo alle superfici un respiro che rimanda alla vita e alla sua figuratività.