Vittorio Sedini – Via Crucis
Quindici tavole ispirate ad un commento di Primo Mazzolari.
Comunicato stampa
L’uomo è una creatura che cade. Lo si incontra più spesso a terra che in piedi. Primo Mazzolari
“Ad un certo punto della mia ricerca, proprio mentre mi sembrava che la strada finisse lì, mi accorsi che avevo perso di vista l’altro. Bisognava camminare in compagnia. Il pensiero, la storia e la vita di un compagno di viaggio mi avrebbe mostrato un altro orizzonte. Pensai alla Via Crucis.
Vi trovavo tutte le ingiustizie, le tragedie, i dolori del mondo, ma anche tutte le speranze e, qualche volta, l’unica certezza”.
Questa riflessione ha ispirato Vittorio Sedini alla rappresentazione di una sua inconsueta ed esclusiva Via Crucis. Le immagini delle 15 tavole seguono il proprio corso su due elementi figurativi essenziali: un ciclo geometrizzante basato sulla figura della pietra e sul contrasto dei colori-non-colori: bianco e nero.
“Insieme al nero, è il bianco il colore-non colore prediletto da Sedini, grafico squisito, in tutta la sua recente ricerca di un’espressività pittorica sempre più rarefatta, spiritualizzata, ai limiti della percezione ottica, portato all’astrazione, all’aniconicità, a fare del quadro un campo d’azione dell’interiorità, una partitura della psiche, disciplinata dall’aver ben metabolizzato la lezione dell’Astrattismo storico. La sua è l’opera di artista ritirato e umile, ma talentuoso e aggiornato. Senza minimamente preoccuparsi di fare “arte sacra”, con spirito sereno, l’artista giunge a proporci, quale esito finale, una monodìa – di silente e minimalista ma grandiosa potenza visiva – del maggior signum religioso dell’Occidente: la croce.
In questo piccolo ma sublime ciclo geometrizzante di Sedini noi riconosciamo chiaramente i princìpi culturali dell’arte concettuale contemporanea, così come la definì Sol LeWitt nel 1967: “l’idea diventa una macchina che crea arte”. Domenico Montalto