Waiting for Kentridge
“Waiting for Kentridge”. Rassegna Monografica Film 1975-2020, nell’ambito del Piccolo festival dell’animazione. Installazioni delle opere e animazioni dell’artista di Johannesburg nel nuovo spazio Moroso di Udine.
Comunicato stampa
Il Piccolo Festival dell'Animazione parte quest’anno insieme a uno dei più grandi personaggi sulla scena internazionale: William Kentridge, artista tra i più quotati, che aveva già aperto il festival in modalità virtuale lo scorso anno. Il PFA non solo rilancia l’iniziativa, questa volta con una mostra, ma vi porta l’artista stesso. Una possibilità così per studiosi del settore e per molti appassionati del cinema d'animazione e dell'Arte tout court di vedere 12 dei suoi film in postazioni video, monitor, computer e Tv in diversi punti del nuovo spazio della Moroso di Udine in via Nazionale 85 a Tavagnacco, davanti alla storica sede dell’azienda, su una superficie di oltre 1.000 metri quadri, ristrutturati secondo un’estetica di loft industriale e pertanto molto attinente alle ricerche visive contemporanee. E sarà così William Kentridge stesso, ad inaugurare il Piccolo Festival dell’Animazione e naturalmente la sua la mostra, il 19 novembre alle ore 18.
Le curatrici Paola Bristot e Andrijana Ružić, che si sono occupate degli allestimenti in collaborazione con la Galleria Lia Rumma e lo Studio Kentridge, sono molto orgogliose per questa convergenza tra il mondo del design e quello del cinema d'animazione che si spinge sempre di più verso orizzonti legati all'arte contemporanea. Patrizia Moroso da sempre attenta alle interconnessioni tra i diversi settori delle arti ha dato piena disponibilità a far dialogare lo spazio, le produzioni Moroso e i film: «Attendiamo con impazienza - aggiungono - di vedere il risultato di questa sinergia che trova in un territorio come il Friuli Venezia Giulia la sua soluzione più appropriata alla interrelazione tra linguaggi visivi e sistemi di produzione il cui livello è riconosciuto internazionalmente.».
Già a partire dalla comunicazione della mostra "Waiting for Kentridge", si vede un Kentridge moltiplicato seduto o appoggiato al famoso divano Victoria and Albert di Ron Arad, uno degli emblemi della produzione Moroso, in un gioco visivo ironico che è piaciuto ad entrambi, all'artista sudafricano e al maestro del design.
I film mostrano come Kentridge abbia fin dall'inizio avuto una grande attenzione per il cinema d'animazione in grado di mettere in rilievo le qualità narrative delle sue opere. Opere realizzate con la tecnica del carboncino e delle cancellature e ripassi che danno alle immagini una densità grafica notevole adatta ai temi affrontati che toccano problematiche sociali e più recentemente anche ambientali. Molto interessanti anche i film realizzati a partire dalle pagine dei libri che si sfogliano e scorrono come e quali fotogrammi in sequenze visivamente icastiche, dove si estrapolano alcune frasi emblematiche che stigmatizzano il senso della scelta del libro come fonte ispiratrice. Tra i libri, in particolare in "Waiting for the Sibyl", anche delle pagine del "Paradiso" di Dante. Oltre alle parole sono le immagini a scaturire quali immagini potenti e simboliche, forme geometriche, danzatrici, le sibille vacinatorie la natura sempre più prepotente concretizzata dalle foglie, gli alberi, gli uccelli, i corvi in volo. Un anelito questo alla libertà e un monito contro la prepotenza dell'uomo che se tenta di piegare la natura viene esso stesso piegato di conseguenza, essendone parte. Non ci si salva in un mondo deformato e in cui i diritti dell'umanità non sono salvaguardati.
La potenza del segno di Kentridge è sostenuta da contenuti altrettanto forti e coerenti nelle scelte da sempre precise dell'artista, come nel bellissimo graffito nel lungo Tevere a Roma con il corteo realizzato in larga scala sull'alto muro dell'argine ora riassorbito dal nero inquinamento. Nei film la caratteristica dell'impatto emotivo che guida il gesto dell'artista è amplificata dalla scelta musicale sempre azzeccata e giusto contrappunto che guida occhio, orecchio e cuore dell’osservatore.
Tra i film anche un video in cui William Kentridge dà un assaggio della sua abilità nella ricerca scultorea, dove le forme in movimento sono dei saggi di anamorfosi.
Un viaggio in una delle ricerche più attente dell'artista che sarà possibile visitare dal martedì al sabato e le domeniche 21 e 28 novembre dalle 17 alle 20, secondo le norme vigenti, attraverso un’installazione inusuale, organizzato per salotti, dove sedersi e visionare le opere esposte.
La mostra è organizzata dall'Associazione Viva Comix, all'interno del Piccolo festival dell'animazione con il sostegno del Ministero del Cinema, MIC, della Regione Friuli Venezia Giulia e di Promo Turismo FVG con la collaborazione della Galleria Lia Rumma e il sostegno di Moroso.
William Kentridge è nato a Johannesburg nel 1955 da una famiglia di avvocati origine ebrea che ha difeso grandi esponenti sudafricani che lottavano per i diritti dei neri, come Nelson Mandela, Steve Biko e Albert Lutuli.
Attraverso la contaminazione di diverse espressioni artistiche (film d'animazione, sculture, arazzi, video installazioni, performance, grafiche e disegni), Kentridge riesamina costantemente i problemi legati alla società contemporanea: migrazione, razzismo, memoria e oblio, riesame critico della storia, il ruolo dell'arte e degli artisti di oggi. Ha realizzato le sue opere audaci ed espressioniste nel periodo immediatamente successivo alla caduta dell'apartheid (1994) e da allora ha esposto nei musei e nelle gallerie mondiali più rinomate (MoMA e Marian Goodman Gallery a New York, White Chappel a Londra, Documenta a Kassel, Biennale di Venezia). Collabora inoltre con prestigiosi teatri d'opera, per i quali ha diretto numerose opere e realizzato scenografie (Il "Naso" di Shostakovich, "Il Flauto Magico" di Mozart).
In una occasione, Kentridge ha dichiarato: «Mi interessa la politica della fiducia in se stessi, la demagogia della sicurezza, così come la fragilità della nozione del progettare il mondo».
L'opera animata di William Kentridge è una parte inseparabile della sua creazione artistica. Attraverso frammenti poetici ricavati della memoria del protagonista e dell'alter ego di Kentridge, l'artista Felix Teitelbaum, Kentridge espone molti problemi sociali legati al colonialismo e all'apartheid. Tutti questi film sono disegnati a carboncino su un solo foglio di carta, davanti a una telecamera Bolex, basandosi sull'improvvisazione piuttosto che sullo storyboard che di solito guida il processo di animazione. Kentridge afferma che la tecnica del carboncino "cambia il disegno alla velocità del pensiero" e quindi tracce di disegni precedenti sono presenti nelle fasi successive, mentre l'uso di un montaggio frammentato e dinamico, tagli improvvisi, flashback e musica rende unica l'opera animata di Kentridge: "Il modo in cui il film è costruito da questi frammenti, che reinterpretiamo retrospettivamente, cambiando il corso del tempo, è la mia sensazione di come comprendiamo il mondo. E così i film d'animazione possono essere una dimostrazione di come progettiamo il mondo, non una lezione su cosa significa il mondo". Sembra che la gran parte dell’operato di questo genio creativo del Sud Africa nasca dalla sua ossessione per i crimini orribili commessi dalla minoranza bianca contro la popolazione nera durante l'apartheid, mentre allo stesso tempo porta a una sorta di pentimento verso un percorso speranzoso di riconciliazione.