Quattro artisti: due writers e due ex writers divenuti street artists, una collettiva che mostra il loro percorso uniti nella matrice differenti negli stili.
Comunicato stampa
«Wanted»: Utah Ether, Fungo, Zoow24
Valentina Cavera presenta «Wanted»: una collettiva, il cui titolo s’ispira proprio al Far West. La mostra si tiene all’interno della Galleria Pavesi ed è costituita da una selezione di opere inedite di due noti writers americani, Utah ed Ether, che disegnano in coppia come fossero una sola persona, insieme a quelle di due artisti contemporanei milanesi, Fungo e Zoow24 che già da vari anni hanno abbandonato il mondo del writing per dedicarsi esclusivamente alle arti maggiori. Il tema si pone al confine tra legalità ed illegalità ed è teso ad analizzare le dinamiche artistiche del percorso evolutivo di writers con la W maiuscola. “Cosa spinge i writers a rischiare detenzione, processi e multe? Perché si ritengono l’elite del graffitismo? Esiste un “valore” oggettivo insito nelle loro opere? Quali sono i criteri, estetici e non, che contribuiscono a determinare la “fama” di una crew? Famosi o famigerati? Per trovare risposte a queste domande ho accettato di ospitare la mostra Wanted, titolo ispirato a un clima da avventurosa frontiera.”
Un discorso che ci riporta alla teoria evoluzionistica darwiniana, quella che avvalorò la tesi secondo la quale l’evoluzione è il motore propulsore che sostiene la diversificazione effettiva della vita. Attraverso una concezione evolutiva della biologia è possibile affermare che i componenti provenienti dal medesimo insieme tendono ad assomigliarsi poiché si sono evoluti da un antenato comune. Già nella seconda metà del XIX secolo si iniziò ad usare l’espressione “darvinismo sociale” per sottintendere come lo stesso processo avvenisse anche in ambito etico e sociale. Così il graffitismo, quanto manifestazione sociale, culturale ed artistica spesso sfocia e si tramuta in street art o in post graffiti. Questo è il caso che vuole mettere in evidenza «Wanted ».
«Nella mia galleria ospito artisti che provengono da una selezione accurata – racconta Arnaldo Pavesi – in un ottica di ricerca di nuovi talenti dotati di originali capacitá tecniche ed espressive, e che tramite la loro arte suscitino emozioni. Non importa se positive o negative, purché provochino reazioni coinvolgenti». Le opere proposte da Utah (Danielle Bremner, New York, 1983) ed Ether (Jim Clay Harper, Boston, 1985) sono all’avanguardia: d’essenza futurista si oppongono alla staticità e sono in grado di rappresentare l’idea di movimento e velocità, con le loro forme astratte, geometriche multicolori. Realizzate con spray e metallo rimangono molto legate al mondo del writing. Come fossero sproloqui letterari senza un reale significato, un susseguirsi di lettere mal poste appartenenti alla poesia futurista, le loro immagini sembrano portare a galla i rumori segreti e ovattati dei sotterranei urbani, quelli dei treni metropolitani che sfrecciano tra le gallerie del sottosuolo, nel rimbombo degli altoparlanti che declamano il nome delle stazioni, dei discorsi della gente che si confondono gli uni con gli altri, tra i colori di graffiti e gli schermi, i cartelloni pubblicitari, l’oscurità di certe angolazioni e gli show di artisti di strada che infestano i vagoni, entrando e uscendo dagli scomparti, nella fretta delle giornate che scorrono là sotto senza che il mondo sovrastante a volte se ne renda conto. «Abbiamo realizzato delle istallazioni metalliche – raccontano i due ragazzi americani - con cui vogliamo affrontare il tema dell’illegale contro il legale in maniera innovativa e senza affrontare i soliti cliché». Fungo (Giorgio Mallone, Milano, 1987) espone i suoi lavori che sono totalmente differenti dalle sue produzioni precedenti che avevano per lo più un valore estetico, composte da stratificazioni di materiali. Ora è il concetto al centro del suo interesse e precisamente la crisi economica che sta trasformando la società contemporanea. «L’ansia è la malattia del nostro secolo, soprattutto a causa del bombardamento mediatico a cui siamo soggetti», sottolinea. A volte realizza quadri, ma più spesso installazioni che trasmettono al visitatore questa tremenda fase della nostra vita, anche se la chiave di lettura a volte è fumettistica come nel caso di Topolino che attraverso un effetto luminoso ci osserva con i suoi grandi occhi con impressi il simbolo dei dollari. Le atmosfere coloratissime di Zoow24 (Seba Rossi, Milano, 1986) raccontano storie che hanno la capacità di coinvolgere con i suoi personaggi strafantasiosi. Realizzati con uniposca su tela, le sue immagini nascono d’istinto, quasi provenissero dal suo subconscio. Il passaggio evolutivo da writer ad artista viene spiegato maggiormente, per esempio, in una delle sue tele intitolata Solve et coagula, un’opera esoterica in cui simbologie e leggende si intrecciano. Di natura alchemica in essa si fondono tutte le tecniche da lui apprese negli anni per ricomporsi nel più alto grado di espressività, che brilla quanto l’oro. «La figura centrale dell’opera è il Baphomet (adorato dai cavalieri templari). Esso non è una figura satanica ma ha un grande valore spirituale e corrisponde in realtà a un essere androgino e nel contempo anche bestia. Nell’opera indica due lune di colori opposti rappresentanti il bene e il male, i quali indicano che l’uomo non deve rinnegare la violenza ma semplicemente armonizzarla tramite l’intelletto, perché la violenza fa parte dell’essere umano e della sua evoluzione».
Una volta erano le piazze i luoghi deputati agli incontri, i palcoscenici privilegiati degli eventi cittadini. Oggi, nel bene e nel male, i siti scelti per coinvolgere un pubblico, il piú vasto possibile, sono le metropolitane, vagoni stazioni e interconnessioni. Spazi a volte angusti e soffocanti ma che hanno il grande vantaggio del passaggio di un’enorme massa di pubblico a volte astanti e curiosi, altre volte frettolosi e disinteressati.
A New York in corrispondenza della stazione di Union Square dove collimano numerose linee, quotidianamente e a tutte le ore, artisti di strada di differente tipologia, offrono ai passanti happening variegati: artistici, musicali, teatrali o anche solo ritmici. Chi vuole offre il suo obolo chi no passa, ma è impossibile rimanere indifferenti. Un costume, una moda che in breve è dilagato in tutto il mondo.
Il fenomeno che però ha interconnesso più di ogni altro le metropolitane in tutto il mondo è quello del graffitismo.
I writers, aggregati in crews aperte, si spostano di paese in paese, di città in città.
Di notte convergono nei depositi dei convogli metropolitani e in pochi minuti compiono l’opera.
Cosa li spinge a rischiare detenzione, processi e multe? Perché si ritengono l’elite del graffitismo? Esiste un “valore” insito nelle loro opere? Quali sono i criteri, estetici e non, che contribuiscono a determinare la “fama” di una crew? Famosi o famigerati?
Per trovare delle risposte a queste domande ho accettato di ospitare questa mostra dal titolo ispirato a un clima da Far West: Wanted.
Quattro artisti: due writers e due ex writers divenuti street artists, una collettiva che mostra il loro percorso uniti nella matrice differenti negli stili.
Arnaldo Pavesi