Wasted Lives 5 Underskin
V Tappa del percorso multidisciplinare Wasted Lives 5 Underskin, evento performativo che vede raccolti giovani artisti, musicisti e performer confluenti a Brera dai quattro angoli del mondo: da Istanbul a Belgrado, dalla Siria al Pakistan, dalla Sardegna alla Sicilia, da Panama a Trieste, da Atene a Cipro, da Shanghai a Milano, insieme al Sud del Sud dei Santi italiano, nella migrazione milanese.
Comunicato stampa
PERFORMANCE
Il rapporto del corpo con il peso e con l’inerzia. Quindi il corpo allo stato puro: rapporti spaziali e di gravità, masse e articolazioni. In questo senso si tratta di ‘teatro-saggio’, di teatro usato come strumento di conoscenza. Non di informazione, ma di formazione . Leo de Berardinis
V Tappa del percorso multidisciplinare W A S T E D LIVES 5 U N D E R SKIN evento performativo che vede raccolti giovani artisti, musicisti e performer confluenti a Brera dai quattro angoli del mondo: da Istanbul a Belgrado, dalla Siria al Pakistan, dalla Sardegna alla Sicilia, da Panama a Trieste, da Atene a Cipro, da Shanghai a Milano, insieme al Sud del Sud dei Santi italiano, nella migrazione milanese.
Ri-attraversando la poetica corporea Neiwilleriana del Teatro dei MutaMenti, sapiente eredità sulla presenza dei corpi e delle superfici che li determinano.
Uno studio sui problemi dello spazio e l’atmosfera che circonda ogni essere e cosa. Lo spettacolo nato dopo un lungo seminario, indaga sulle soglie tra culture e molteplici linguaggi artistici su piattaforma globale.
Un osservatorio corporeo/spaziale, che ridefinisce i tragitti aperti dai maestri dell’avanguardia scenica del secondo ’900 nella ricerca necessaria dell’atto originario, nell’azzeramento della rappresentazione.
Uno scavo attento ai nuovi assestamenti europei ed alle forme contemporanee di drammaturgie intercontinentali.
La provvisorietà di qualsiasi insediamento | La nuova idea di non spazio | Non produciamo scarti | Non rifiuti materiali | La performance si svolge con pile siriane ricaricabili.
Un processo di lavoro che parte da lontano, restituendo consapevolezza all’atto performativo, per sconfinare dalla bidimensionalità delle immagini del nostro tempo, oltre una cultura televisiva della velocità e del disimpegno della soddisfazione istantanea, del pronto all’uso. In bilico tra novità e pattumiera, oltre le gerarchie e le sale d’attesa dei luoghi di potere…
Giunto al decimo anno, il percorso attivato all’interno del corso di Regia dell’Accademia di Belle Arti di Brera, segnala un processo didattico pluridisciplinare, si relaziona con l’esterno e con molteplici forme d’indagine performativa nella creazione di spettacoli e performance; dai laboratori di frontiera, agli incontri con Maestri della scena da Baliani, Biasiucci, Braucci, Libeskind, Martone, Ovadia, Ronconi, Scaparro, Servillo, Quadri, dalle scuole della Baush e Kantor fino a Marina Abramovic, attraversando soglie e frontiere con giovani allievi, artisti del futuro.
Il seminario prosegue in occasione del 750° anniversario Dantesco, per la configurazione di un nuovo evento sul 33 CANTO del PARADISO in relazione con gli spazi della Pinacoteca di Brera, collegando il + lontano passato al + lontano futuro del primo geometra ordinatore delle pietre miliari di un linguaggio figurato. Ripercorrendo un allestimento rimasto nella memoria degli spettatori GESSI SONORI | SINDONI DIGITALI percorso itinerante realizzato nel 2010 nei cortili e luoghi sotterranei dell’accademia, come da Pergolesi: una forma di resistenza per combattere l’inutilità.
OMAR ABU FAKHER | ELENA ADAMOU | ERIKA BELLUSCI | COSIMO D’AGNESSA
KONSTANTINOS ECHO DERVENIS | MARIO DI MAURO | YU DUAN | ADRIANO FORTI
NAOMI GALBIATI | MARIJA GAVRILOVIC | IRENE GHIDELLI | ALESSANDRO MARTI
AMINA NAZIR | ALESSANDRA PIGA | AMELIA I. M. RESTUCCIA | FEDERICO SCIBILIA
GIULIA INES SIMONETTI | ANNA TIMPANARO | MARGHERITA TURCHI
MARCO VELLI | PELIN ZEYTINCI
assistenti Omar Abu Fakher Giulia Ines Simonetti
musicisti Cosimo D’Agnessa Adriano Forti Pelin Zeytinci
proiezioni e immagini video Giulia Ines Simonetti
operatore audio Federico Scibilia
composing audio editing Youssef Tayamoun
Progetto di Ricerca | Regia | Pratica e Cultura dello Spettacolo | Triennio | Biennio | Accademia Belle Arti Brera
SEMINAR ROOMS #25 ∞ expedito
a cura di L Φ r e d a n a P u t i g n a n i
Hanno scritto su VITE DI SCARTO:
“Ho visto la prova generale dello spettacolo e poche ore dopo ho letto la notizia che in Turchia una giovane artista curda diciannovenne è stata gravemente ferita da dei fondamentalisti perché era apparsa in tv con le braccia nude. In scena ho visto tante giovani artiste di diversi paesi, tra cui la Turchia, che come il titolo suggerisce raccontavano con il corpo (le parole erano poche e liriche) il corpo, la sua superficie profonda e le sue peripezie nello spazio e nella luce per essere, per esistere in quanto tale e in quanto portatore di storie e di vite nel buio dell’oblio che lo attornia.
Mi è stato chiaro allora che l’opera era un incrocio di vissuti e d’inquietudini giunte lì con il loro carico di esperienze e di linguaggi, da osservare e sentire come spiragli su realtà complesse, tragiche e combattive. Linee traccianti che illuminavano scampoli del presente, con ribaltamenti di punti di vista, dove i performer cercavano di uscire dal buio, dai chiaroscuri, portando con sé il mistero del corpo stesso, la sua geniale e dinamica struttura.
Leggendo del dramma della giovane curda ho visto quegli spiragli dilatarsi e aprirsi sul corpo di chi leva in alto le braccia e grida “ehi, io esisto!” Lì dove il buio, l’oscuro, il retrivo schiacciano e ammutoliscono tutto ciò che è fragile e delicato, il poema, il femminile, il divenire, il movimento. Una lotta impari, ma inevitabile, per esistere che mi ha ricordato cosa è o dovrebbe essere il teatro”.
Maurizio Braucci May 2015
“In questa performance, tutto è “primo”, epifanico: tutti questi ragazzi sono nati ieri ed è come se fossero da sempre da qualche parte; tentano la vita come promesse, come iniziati e come residui. La sperimentano in un recinto sacro e come l’Edipo a colono hanno già visto tutto e adesso non hanno più bisogno di vedere dove un qualche dio li fa vagare. Si sente proprio che tutto è “primo”: per questo sono così vicine le esperienze delle energie elementari di Beuys o di quelle primarie dell’interrelazione della Abramović. Ma è soprattutto così presente Kantor ad accompagnare e guidare sulla scena quel suo gioco, quei suoi girotondi: un palcoscenico perpetuo che ha origini remote, ma certamente non ha fine…
Quando [i performer] ci conducono dentro la scena per guardare dove eravamo come pubblico, è sconvolgente non vedersi più là in quei posti vuoti.
Ma forse adesso si è anche noi “al riparo”, impigliati qui dalla risacca della trivialità quotidiana”.
Pietro Bellasi May 2014
“Al corso di regia dell'Accademia di Brera, da anni un gruppo di giovani di diverse provenienze apprende e sperimenta le tecniche della performatività: sono ragazzi e ragazze cresciute spesso in culture che conoscono solo da poco il teatro e la performance, almeno come li ha codificati la cultura occidentale. Per il nostro paese questa esperienza interculturale è una eccezione, e tuttavia dovrebbe essere assolutamente normale, in un momento storico e culturale come quello che stiano vivendo”.
Oliviero Ponte di Pino July 2015