Werther / Ufocinque – Cosmogonia
Il progetto sviluppato a quattro mani da Werther ed Ufocinque allestita presso la HulaHoop Gallery Torino sede del Museo d’Arte Urbana, a Torino, intitolata “Cosmogonia” conferma l’attitudine della giovane generazione, tramite l’uso prevalente della manualità, e comunque dello spazio bidimensionale, nel loro caso declinata prevalentemente con una modalità grafica ed illustrativa, ad operare dei corto circuiti tra passato e presente di sorprendente originalità.
Comunicato stampa
La pittura, così come tecniche di riproduzione affini sul piano della bidimensionalità e della “bassa definizione” quali grafica, fumetto, immagini pubblicitarie, è attualmente divenuta strumento privilegiato per una buona fetta dell’ultima generazione. L’arte in generale è, da un po’ di anni, considerata fenomeno “alla moda”. Complice un’euforia in buona parte artificiosa e determinata, a mio parere, principalmente dall’invasività, per certi aspetti anche benefica, di un apparato comunicativo che, sempre più famelico di argomenti da dibattere e divulgare, ha scoperto, da ultimo, anche l’arte come detentrice di una non trascurabile nicchia di interesse, in particolar modo quando si avvale degli strumenti retorici dello stupore e del sensazionalismo, come ben ha insegnato la sagace lezione di marketing della nuova arte inglese. Questo “ritorno alla pittura” è invece fenomeno puramente nostrano, figlio più che altro della stanchezza intollerabile prodotta dagli anni ’90, in parte perpetuatasi anche nel decennio successivo, con la loro ininterrotta sequela di trovate neoconcettuali banalmente citazioniste e sterili dal punto di vista linguistico, e di artisti, così come anche di critici, “usa e getta”. In realtà la pittura, dopo un’evidente assenza dalla scena durata alcuni anni, dovuta alla fenomenologia di un’arte che aveva imposto gli ardori minimalisti ed analitici del Concettuale storico, è ritornata in forze sulla scena dopo la metà degli anni ‘70, dapprima in solitaria, dagli anni ’80 in poi, fino ad oggi, in compagnia di altre modalità espressive che danno corpo all’eclettismo artistico contemporaneo. L’ultima generazione pare usare il tramite pittorico per stabilire con lo scenario contemporaneo un rapporto di evocazione, sublimando il reale per trarne i riposti umori, sfidando la fotografia e costringendola ad adeguarsi rincorrendola sul suo terreno. Quanto oggi appare parzialmente inedito e stimolante è l’attitudine a mescolare con disinvoltura tracce e visioni appartenenti di pari alla cultura “alta” ed a quella “bassa”. Brani di storia si mescolano a visioni psichedeliche e metropolitane, insieme a simboli appartenenti al repertorio tradizionale della pop art, così come al fashion, all’illustrazione, al fumetto, creando una equilibrata miscellanea che sembra rinverdire i fasti dei migliori anni Ottanta, quando si manifestò la riscoperta dell’individualismo e la ricerca di un’estetica appagante in grado di contaminare i generi. Il rapporto tra “arte pura” ed “arte applicata”, nel corso del Novecento spesso sbilanciato a favore della seconda, pronta a carpire dalla prima le innovazioni linguistiche per adattarle alla cultura di massa, adesso pare posizionato su di un livello di perfetto equilibrio, con i due ambiti ad assumere la funzione di vasi comunicanti. Dopo vari segnali positivi intuibili lungo il corso degli anni Zero, pare che questa vocazione ad un ‘arte “totale”, rinvenibile anche in forme di grafica che tendono alla creazione di un linguaggio proprio, lontano dalle mode, con una grammatica ed un vocabolario originali, per riuscire a comunicare in un mondo già saturo di segni, in un design ecosostenibile, nella Street Art ed in particolari forme di artigianato artistico metropolitano, costituisca la novità più rilevante di questo nuovo decennio. Il progetto sviluppato a quattro mani da Werther ed Ufocinque allestita presso la HulaHoop Gallery Torino sede del Museo d'Arte Urbana, a Torino, intitolata "Cosmogonia" conferma l'attitudine della giovane generazione, tramite l'uso prevalente della manualità, e comunque dello spazio bidimensionale, nel loro caso declinata prevalentemente con una modalità grafica ed illustrativa, ad operare dei corto circuiti tra passato e presente di sorprendente originalità. Il termine "Cosmogonia", deriva etimologicamente dal corrispondente greco che significa "nascita del cosmo", ed indica la dottrina o il complesso di miti riguardante l'origine dell'universo. Il processo creativo è un atto generativo, nello specifico per il ciclo di opere prodotte per la mostra l'idea è stata di creare mondi immaginari e paralleli, ipotizzando quali possano essere gli abitanti e le divinità di riferimento. Gli elementi primordiali alla base del processo sono tratti dal subconscio degli autori, e spaziano dal simbolismo alchemico, ai giocattoli degli anni Ottanta : castelli, torri, domini e divinità sono sfondi ed attori slegati dal loro contesto di origine e riassemblati per creare nuove narrazioni, dove lo spettatore è sollecitato ad immaginare la sua personale trama. Ufocinque è un autore che nasce portando la sua creatività all'interno dello spazio urbano. Partito con una iconografia ispirata all'immaginario dei cartoons fantascientifici ben presto rende la trama delle sue composizioni sempre più complessa e simbolica, realizzando immagini perfettamente sintoniche al dominio irrazionale dell'arte, preoccupato di scandagliare l'inconscio e l'inespresso, a partire dall'antesignano William Blake ed al suo "Matrimonio del cielo e dell'inferno" per approdare alla Patafisica di Alfred Jarry ed alle migliori prove dei Surrealisti. In seguito la cifra stilistica di Ufocinque si affina ulteriormente arrivando alla rappresentazione di mondi reconditi e fantastici, realizzati avvalendosi di una tecnica da antico miniaturista, che si espandono anche nell'alveo tridimensionale, dove l'artista, adoperando forbici e carta, realizza intriganti installazioni che evocano foreste colme di balenanti presenze enigmatiche ed inquietanti. Werther è un raccoglitore di immagini e di icone provenienti dalla immensa banca dati dell'immaginario collettivo, che riproduce su tela con tecnica consapevole e raffinata, rigorosamente in bianco e nero per sottrarle all'enfasi ed alla celebrazione e collocarle nel sito di una memoria storica necessaria per comprendere le dinamiche della nostra realtà. Antichi eremiti che paiono volerci ammonire, le sagome di Federico da Montefeltro e della moglie riprese dai ritratti di quel precursore della Metafisica che fu Piero della Francesca, i grandi saggi Archimede e Platone, i miti politici e mediali del Novecento come Lenin, Elvis ed i Beatles, ed anche rappresentazioni aniconiche e fitomorfe. Il progetto sviluppato a quattro mani di Ufocinque e Werther testimonia come la giovane generazione si ponga con grande consapevolezza in sintonia con la storia ed il mito, permettendo alla pre modernità antica e medievale di connettersi con la contemporaneità post moderna, rendendo spiegabile la dimensione del quotidiano non appiattendosi su di esso, ma ricorrendo alla circolarità dello spazio e del tempo. Edoardo Di Mauro