Where The Wild Roses Grow
Una mostra collettiva che presenta dipinti e opere su carta di quattro artisti emergenti.
Comunicato stampa
Giovedì 16 maggio 2024, dalle 18:00 alle 21:00, presso Prometeo Gallery Ida Pisani, si apre WHERE THE WILD ROSES GROW, una mostra collettiva che presenta dipinti e opere su carta di quattro artisti emergenti: Angela Maria Fiore, Vladimir Kartashov, Francesca Perrone e Ingrid Piccinini, accompagnata da un testo critico di Alessandro Romanini.
Angela Maria Fiore (Busto Arsizio, 2002) dipinge riflettendo su temi di perdita, memoria e vuoti, evocando volti distorti, quasi impercettibili. Le sue composizioni frammentate e le pennellate altamente espressive e spontanee narrano esperienze personali diversamente difficili da esprimere. Nonostante le opere erotiche ma fanciullesche di Francesca Perrone (Treviso, 2002) parlino anche esse di pensieri privati, sono adornate da disegni figurativi - a pastelli ad olio - come frutta e parti del corpo, svelando racconti intimi un simbolo alla volta.
Riferimenti a identità culturali mutevoli e uno stato liquido tra soggetti classici, folcloristici e contemporanei caratterizzano le pratiche artistiche di Ingrid Piccinini (Poznań, 2003) e Vladimir Kartashov (Novosibirsk, 1997). Le rappresentazioni di figure femminili simili a ninfe di Piccinini appaiono eteree, fluttuanti tra idee di bellezza effimera e bruttezza, evocando una sensazione inquietante di un male primitivo sempre presente. Allo stesso tempo, i tableaux installativi ‘cyber-barocchi’ che prendono riferimento dal mondo digitale di Kartashov, fondono tecniche murali tradizionali con pattern pop ripetuti compulsivamente. Con glitch e senza legge, le sue opere trattano della relazione tra gli esseri umani e gli ambienti virtuali che abitano, delle mitologie post-internet e dei mondi generati.
I quattro artisti, seguendo percorsi apparentemente diversi ma paralleli, esplorano strumenti di espressione che consentono loro di tradurre periodi turbolenti di transizione in istanti-reliquie. “All beauty must die” canta Cave nella canzone del 1995 che dà il titolo alla mostra collettiva, suggerendo una rinascita insolita, un avanzamento e una ridefinizione dei linguaggi poetici e pittorici.