William Congdon – Paesaggio come misura del corpo

La mostra racconta un aspetto unico della produzione pittorica di William Congdon (1912-1998): la rappresentazione del paesaggio e l’interpretazione di fenomeni atmosferici che caratterizzano la Pianura Padana.
Comunicato stampa
Ti aspettiamo per inaugurare insieme giovedì 27 marzo alle 18.00 la nostra nuova mostra William Congdon. Paesaggio come misura del corpo. Un progetto a cura di Pasquale Fameli e Giovanni Gardini, in collaborazione con The William G. Congdon Foundation, il Museo Diocesano di Milano e la Galleria d'Arte Contemporanea della Pro Civitate Christiana – Assisi.
La mostra racconta un aspetto unico della produzione pittorica di William Congdon (1912-1998): la rappresentazione del paesaggio e l’interpretazione di fenomeni atmosferici che caratterizzano la Pianura Padana.
Il percorso espositivo raccoglie oltre venticinque straordinarie opere tra oli e pastelli, editi e inediti, appartenenti a una fase avanzata dell'attività del maestro americano, quella degli anni Ottanta.
In queste opere troviamo una radicale riduzione dei dati figurativi a vantaggio di una visione astratta ed essenziale, ma al contempo carica di significati esistenziali. Una fase in cui l’artista sembra tornare a confrontarsi con soluzioni tra le più identificative della sua generazione e del contesto culturale d’origine, pur operando nella periferia lombarda e anzi trovando in essa gli stimoli ideali per composizioni estremamente semplificate nella strutturazione delle superfici.
Congdon rimedita infatti sulla pittura a campi di colore che già nel corso degli anni Cinquanta aveva caratterizzato le esperienze più contemplative dell’Espressionismo Astratto statunitense, giungendo così a una riprogettazione aniconica dello spazio pittorico, ma con obiettivi e significati del tutto nuovi.
Un progetto espositivo e scientifico che vuole indagare questo pensiero pittorico: l’ipotesi alla base della ricerca che proponiamo vede in queste opere, apparentemente distanti dalla sua più nota produzione a tema religioso, una sublimazione di quei valori non solo nei rapporti di equilibrio tra le campiture e le masse, ma anche nella più diretta relazione tra immagine e corpo che emerge dal processo formativo.
Il simbolo del Crocifisso diventa infatti la struttura formale a partire dalla quale l’artista traccia schemi spaziali ambivalenti, nei quali gli orizzonti, i campi, i cieli e i terreni si rapportano come fossero visti simultaneamente di fronte e dell’alto. I piani verticali e quelli orizzontali si rovesciano gli uni negli altri, si invertono di continuo per generare immagini concrete e al contempo astratte.
Nella più tarda produzione di Congdon, il corpo, sublimato nel simbolo della Croce, diventa quindi misura del paesaggio, tanto da stabilire una continuità, se non una vera e propria identificazione, tra le due entità. Tali paesaggi si costituiscono pertanto come proiezioni dirette di una corporeità materiale e al contempo ideale, emanazioni di una fisicità inquieta e imperfetta alla ricerca di un ordine, quello del quadro, entro cui espandersi e contrarsi, dispiegarsi e comprendersi, stabilendo nuovi equilibri.
La mostra, visitabile fino al 27 luglio, ha il Patrocinio del Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, di AMEI - Associazione Musei Ecclesiastici Italiani e dell’Associazione culturale Casa Testori; ha il sostegno di Devotio, manifestazione internazionale di prodotti e servizi per il mondo religioso e della Names Europe, Assicurazione fine arts.