William Marc Zanghi
Saranno presentate in mostra opere rappresentative della produzione di William Marc Zanghi a partire dall’anno 2010 e alcuni dipinti realizzati dall’artista appositamente per la personale da Carta Bianca.
Comunicato stampa
Sabato 13 febbraio si inaugura alla galleria Carta Bianca Fine Arts la prima personale catanese di William Marc Zanghi.
L'artista nato a Wikita (Kansas) nel 1972, ma palermitano da sempre, ha alle sue spalle un curriculum di tutto rispetto
con mostre personali e partecipazioni ad importanti collettive in Italia e all'estero.
Zanghi è però già conosciuto dalla scena artistica catanese (galleristi, collezionisti e pubblico attento) per la sua partecipazione
alla mostra Sicilia Uber Alles allestita alla Galleria d'Arte Contemporanea Montevergini di Siracusa (a cura di Duccio Trombadori
con ideazione di Francesco Rovella) e perché da anni presente a Catania Arte Fiera nello stand di Bonelli arte contemporanea,
sua galleria di riferimento.
Così Alberto Zanchetta nel catalogo della mostra di Villa Manin: "I suoi dipinti sono intensi, folgoranti, persino aggressivi.
Ciò é dovuto all'uso del colore puro, "spremuto direttamente dal tubetto" come raccomandavano certi pittori d'inizio Novecento.
Per André Derain i tubetti erano cartucce di dinamite, e non sono certo da meno le pirotecniche cromie di Zanghi...Niki de Saint Phalle
e William Burroughs non esitarono ad imbracciare i fucili e a esplodere proiettili di colore direttamente sulle loro tele. Senza colpo ferire,
Zanghi non ricorre a nessuno strumento di offesa, ma ripone tutta la sua fiducia nel vecchio - e sempre fedele - pennello.
La sua audacia é quindi dovuta ai colori industriali, rinunciando alla pittura a olio e a quella ad acrilico, l'artista adopera unicamente vernici
che conferiscono alle opere quella caratteristica patina lucente di cui si avvantaggia anche la figurazione, resa decisamente adamantina, pura,
dura, splendente, incorruttibile. ...Figure sdutte e dinoccolate popolano questi paesaggi che hanno connotazioni reali "plausibili" direbbe l'artista,
se non fossero stravolti da quel colore eversivo, che rende tutto così artificioso: chimico e chimerico. Ogni tela sembra "trasudare" una pittura
ancora fresca, liquida, vischiosa, capace di agglutinare gli elementi figurativi. I tanti fiumi, paludi acquitrini che costellano le opere si originano
dalle stesse colature dei colori... La gamma isterica e galvanica finisce così per creare delle "sedimentazioni" (la definizione è dello stesso Zanghi)
che confliggono con la gestualità neoespressionistica e iconica dell'artista. Alla resa dei conti non sono i soggetti a generare la pittura, perché è la
pittura a essere soggetto di se stessa. Dunque: pittura come idea e come idioma".
Interessante anche la descrizione dei dipinti di Zanghi in uno scritto di Laura Francesca di Trapani: "Si muovono all'interno dei luoghi,
soggetti e personaggi alla maniera di apparizioni, dove i volti non sono mai ben delineati, dove quello che ti colpisce è l'atteggiamento,
quel loro personale avanzare e cercare di trovare un ruolo in quello spazio in cui il pittore ha scelto di metterli. Si muovono lentamente,
sono magri come fuscelli, e danno la sensazione di essere portatori di un fardello. Ma quello che colpisce allo stesso modo è che l'artista
curi alla stesa stregua uomini, orsi e scimmie. Sono tutti uguali, tutti insieme, tutti rinchiusi nello stesso spazio atemporale e fuori da ogni
precisa geografia."
Saranno presentate in mostra opere rappresentative della produzione di William Marc Zanghi a partire dall'anno 2010
e alcuni dipinti realizzati dall'artista appositamente per la personale da Carta Bianca.