Woc – E’ finita!
Lo spazio espositivo viene utilizzato come una sorta di contenitore di ricordi, fotografie, cimeli sportivi appartenenti ad un passato recente quasi dimenticato.
Comunicato stampa
La mostra racconta la finale dei mondiali di calcio di Germania 2006, l'ultimo che ha visto vincitrice la nazionale italiana. Un ricordo a 12 anni da quella vittoria e in contemporanea con la recente esclusione dai prossimi mondiali che altro non sembra che la conseguenza della crisi economica che ha colpito il paese una decina di anni fa.
Lo spazio espositivo viene utilizzato come una sorta di contenitore di ricordi, fotografie, cimeli sportivi appartenenti ad un passato recente quasi dimenticato. Vi sono alcune immagini rappresentative dell'evento filtrate, deformate e riproposte attraverso il linguaggio pittorico dell'artista.
L'intento è quello di far riaffiorare nello spettatore, attraverso i ricordi, l'immaginario di un evento che ha coinvolto tutta la nazione, segnandone un periodo storico.
La mostra è un input per un salto temporale da allora ad oggi, proprio nell'anno in cui la nazionale italiana è stata eliminata alle qualificazioni per il mondiale 2018, scatenandone il consueto polverone mediatico.
La nazionale italiana di allora, fedele specchio della società, si inserisce per un attimo nel tempo contemporaneo, sotto forma di giocoso strumento di memoria, raccontandoci una storia in cui tutti ci siamo trovati protagonisti.
Evento facebook: "è finita!" WOC solo show
BIO di WOC
WOC nasce a Torino nel 1995. Studente dell'Accademia Albertina, si appassiona al mondo dei graffiti dal 2008. Dal 2014 ha iniziato a ricercare il suo personale linguaggio figurativo spaziando dalla pratica del disegno a quella dei graffiti passando per la pittura su tela.
Il suo approccio creativo è basato sulla costante osservazione di ciò che circonda il suo mondo. La televisione, i social media, fatti ed accadimenti di cronaca, sono tutti input che quotidianamente entrano di prepotenza nel suo immaginario. Una grande mole di tematiche differenti rende il lavoro dell’artista piuttosto eterogeneo con soggetti e protagonisti che vengono rielaborati spontaneamente. Staccati dal loro ambiente questi sono raccolti, decontestualizzati e ridisegnati fino al conferimento di una nuova forma.
Nelle ultime produzioni si è concentrato sulla rielaborazione di immagini che appartengono ad una sorta di limbo: non troppo vecchie da essere storia e nemmeno così recenti da essere considerate parte del presente. Al tempo stesso i soggetti risultano vivi nella mente e riconoscibili da chiunque li abbia vissuti o filtrati attraverso i media. Viviamo in una società dove siamo vittime e carnefici di un costante ed effimero bombardamento iconografico, dove il valore delle immagini scompare in un istante. Le migliaia di foto e immagini che scorrono davanti ai nostri occhi ogni giorno vengono fruite, dimenticate e sostituite in brevissimo tempo. Alla base di questo percorso, infatti, c’è la volontà di WOC di mettere in luce il modo in cui sono cambiate sia la diffusione che la fruizione di immagini appartenenti alla società.
Una volta univoche e dal forte valore iconografico, rese pubbliche attraverso pochi mezzi di comunicazione, queste venivano riproposte nella stessa forma per lunghi periodo di tempo fino al raggiungimento del completo disinteresse da parte del pubblico.
Oggi la situazione è cambiata. Foto di ogni genere possono essere scattate da chiunque, condivise sul web, diventando inevitabilmente capaci di instaurare un processo cronistico-comunicativo totalmente libero. Il risultato è che eventi di grande portata come vittorie sportive, delitti o attentati, una tempo rappresentati da immagini univoche e universali, oggi vengono immortalati attraverso molteplici e differenti sfaccettature, trovandosi totalmente privi di un eventuale potere iconografico.
Nella sua idea la riproposizione di scene di questo tipo conferisce sia alla vicenda, sia alla sua immagine, una nuova forma. Da una parte ne sottolinea l’originaria dignità, dall’altra esercita un forte valore figurativo che nella maggior parte dei casi non gli è mai stato attribuito.
DOCKS 74
Lo spazio espositivo Docks 74 nasce dalla volontà dell’associazione culturale Il Cerchio E Le Gocce. Un nuovo progetto che segna un ulteriore passo nella storia dell’associazione nata a Torino nel 2001 dalla passione per i graffiti e dalla voglia di far crescere una cultura fino a quel momento underground.
Il Cerchio E Le Gocce, parte integrante di una rivoluzione incisiva nel modo di intendere gli spazi cittadini, l’arredo urbano e la fruizione delle opere d’arte esposte a cielo aperto, ha permesso la realizzazione di grandi progetti estesi in Italia e in Europa. Sono centinaia gli interventi murali legali realizzati grazie a progetti come ad esempio Street Attitudes (dal 2002 al 2011), Picturin (dal 2010 al 2012) e Murarte (nato nel 1999 e oggi sviluppato insieme all’Associazione Monkeys Evolution in collaborazione con il Comune di Torino). A questi progetti hanno preso parte grandi nomi come Aryz, Blu, Etnik, Satone, Zedz, Erosie e l’artista ormai scomparso Dare.
Il Cerchio E Le Gocce, impegnato nella promozione dell’arte urbana sul territorio, propone anche progetti come Inkmap, la mappa dei graffiti di Torino, e gli Urban Art Tour.
Proprio da questo impegno costante e dalla passione che da sempre guida l’associazione nasce il progetto Docks 74. Un nuovo spazio espositivo che ospita artisti provenienti dal mondo dei graffiti e dall’arte urbana della scena locale, italiana e internazionale.
In particolare, l’idea è quella di coinvolgere artisti che amano principalmente intervenire in contesti urbani. Questo progetto vuole valorizzare e rendere accessibile la scena underground i cui protagonisti lavorano in “terrain vague” con interventi in luoghi abbandonati, treni merci e strutture dismesse. L’attenzione è quindi proiettata verso quegli artisti che sono mossi da una vera e incondizionata passione, che hanno una forte empatia con la città e la ruggine e che prediligono lavorare su supporti originali presenti nell’ambito urbano.
Uno spazio “alternativo” ospitato all’interno di una location suggestiva in grado di rievocare lo stesso scenario che solitamente ispira questi artisti.
Docks 74 è infatti situato all’interno dei Docks Dora, un vecchio complesso di magazzini generali, posto nel quartiere di Barriera di Milano - periferia nord di Torino. Questa struttura, costruita tra il 1912 e il 1914 in concomitanza con la cinta daziaria di Torino, venne poi dismessa negli anni’60. Negli anni '90 i Docks Dora sono stati un punto di riferimento per la cultura underground di Torino e oggi sono vivi e vibranti grazie alla molteplicità di attività creative, culturali, commerciali e di intrattenimento presenti al suo interno. Proprio qui, dal 2015 è presente anche la sede dell’associazione.