Wolfgang Laib – Il mistero delle api
Wofgang Laib ha accettato di realizzare una installazione per la Basilica di Sant’Apollinare in Classe. La sua opera è da sempre collegata al mondo della natura: il suo gesto artistico prende inizio dal levigare pietre, raccogliere polline, versare latte su lastre di marmo bianco, creare opere con il riso, modellare la cera d’api.
Comunicato stampa
Wofgang Laib ha accettato di realizzare una installazione per la Basilica di Sant’Apollinare in Classe. La sua opera è da
sempre collegata al mondo della natura: il suo gesto artistico prende inizio dal levigare pietre, raccogliere polline, versare latte
su lastre di marmo bianco, creare opere con il riso, modellare la cera d’api. L’opera d’arte è il risultato di questi gesti,
l’intervento della sua mano artistica sull’elemento naturale è l’invenzione di un simbolo, qualcosa che riverbera nuovi
significati e amplifica lo spazio.
L’installazione di Wolfgang Laib nella basilica di Classe nasce da un dialogo: il fuoco visivo della grande piramide in lastre di
cera corre verso l’abside, tracciando con la sua verticalità un’idea d’infinito e di ascensione verso il mosaico absidale e la croce
della trasfigurazione, quasi una grande scala fra la terra ed il cielo, dove l’aspetto materico e quello simbolico si fondono. La
grande installazione domina dolcemente lo spazio basilicale e si impone con la delicata sostanza della sua cera, insieme caduca
e atemporale.
Il dialogo fra l’opera di Laib e la figura di Apollinare con la sua veste dorata intessuta di 207 api si fa ancora più intenso. Api
e cera: due simboli che collegano epoche tra loro molto lontane, trattenendo in sé il mistero di un messaggio mai del tutto
svelato nelle sue sfaccettature.
L’ape è segno visivo di eloquenza, è emblema di laboriosità e forza. É protagonista di molte agiografie: depone miele
direttamente in bocca ai santi, che lo ridistribuiscono con la dolcezza delle loro predicazioni. É dispensatrice di prodotti
preziosi come la cera, materia prima di molte delle produzioni di Laib insieme al polline, al latte e alla pietra. Un’attività,
quella di Laib, che si caratterizza anch’essa per laboriosità e attenzione alla natura, a certi suoi delicati e fragili elementi che ne
caratterizzano la bellezza e ci parlano di tempo e costante rigenerazione.
Nel caso dell’installazione a Sant’Apollinare i significati ed i simboli si intrecciano e si rimandano nell’armonia spaziale della
Basilica, perché la grande piramide è anche un omaggio al mistero delle api che adornano la casula del patrono, quelle stesse
api che un tempo abitavano il prato boschivo accanto alla Basilica, che sono divenute oggi indicatori biologici della qualità
della vita.
L’installazione è realizzata con il contributo del progetto europeo Herman – programma Central Europe, dal Comune di
Ravenna in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Ravenna, l’Archidiocesi di
Ravenna e il MAR, Museo d’Arte della città. Sarà visibile sino al 23 novembre.
Wolfgang Laib nasce a Metzingen, in Germania, nel 1950. La sua ricerca ed il suo lavoro con materie della natura (riso, latte,
marmo, cera d’api, polline) esprimono un orientamento minimalista ed una grande spiritualità. Nel 1979 espone alla galleria
Sperone di New York tre Milkstones e un’icona, in polline, della bellezza universale accessibile solo partecipando all’azione
della natura. Il 1982 segna l’anno del lancio internazionale con l’invito a Documenta ed alla Biennale di Venezia. Dal 1985
nasce un lungo sodalizio con Harald Szeemann. Nel 1992 prende avvio il progetto di una stanza in cera ricavata nella roccia
per ricreare le suggestioni dei riti funerari egiziani sul ciclo della morte e della rinascita, realizzato poi, nel 2000, nei Pirenei.
Molte le retrospettive, a Parigi, a Seattle, Dallas, Düsseldorf, Hannover e, dal 2003, anche nel teatro asiatico. Nel 2013 espone
al MOMA un grande tappeto in polline.