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Da un’idea della Fondazione Pasquinelli, con il contributo di Gherardo Colombo tre street artist italiani interpretano le regole sul muro del Tennis Club.

Comunicato stampa

Prendi tre street artist, mettili al lavoro su di un muro di quelli che amano tanto, tutto vuoto e pronto per essere invaso dalle loro scritte e disegni. Risultato, diranno i benpensanti, l'ennesimo sfregio alla qualità visiva della nostra città.
Dopo di che, mettiamo invece sul piano dei contenuti una battaglia di civiltà: quella che Gherardo Colombo sta conducendo da alcuni anni sull’importanza della legalità, soprattutto in questo mondo attraverso la sua associazione Sulle Regole. Aggiungiamo al quadro la Fondazione Pasquinelli, che si occupa di arte e di musica con una costante attenzione al sociale, e l’Accademia di Brera con la sua scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, fondata da un talento come Paolo Rosa. Un gruppo eterogeneo quant’altri mai, dal quale può nascere una forma di crescita urbana condivisa tra chi fino a ieri forse nemmeno si parlava.
È questa la formula inedita alla base del progetto Writers on Writing, che vede coinvolti tre street artist italiani - KayOne, Korvo aka Korvuz Korax e Stefano Phen - 10 giorni di lavoro e di libera performance aperta al pubblico, più di 20 metri di muro e testi scultorei realizzati da Andrea Famà, Gabriele Nicola, Daniele Coppola in 3600 battute con citazioni di Nelson Mandela, Eugenio Montale e della Costituzione italiana. Lo scopo: raccontare dell’importanza delle regole nello sport su una sezione del muro che delimita il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, con lavori curati da Michela De Carlo che inizieranno domenica 26 aprile per finire giovedì 7 maggio, giorno dell’inaugurazione ufficiale al pubblico.

A tranquillizzare gli scettici attenti al decoro urbano della città ci penserà il risultato finale: un lungo muro dove arte visiva, scultura e impegno civile si fondono per trasmettere l’importanza dell’applicazione del mondo delle regole nello sport. Tre pareti con i testi che richiamano l’attenzione alle regole si alterneranno alle libere interpretazioni degli artisti, in un’inedita combinazione che vedrà l’elogio del maratoneta di un poeta raffinato come Montale convivere con dei disegni che con Montale non c’entrano proprio nulla, e così via.
In questo modo così diverso dal solito, quello che sarebbe potuto rimanere un semplice muro, un elemento di divisione tra spazio pubblico e privato, diventa invece spazio di dialogo tra mondi. Da una parte quello degli artisti di strada e delle loro opere trasgressive, dall’altra quello delle regole, strumenti per rispettare sé stessi e gli altri; il progetto non è quindi solo un’opera di abbellimento e di valorizzazione di un’area, ma è anche spazio di avvicinamento, di conoscenza e di rispetto del diverso; luogo dove imparare che strada e legalità non sono due poli che si escludono ma due facce della stessa medaglia da vincere anche con l’impegno nello sport.
I testi sulla legalità:
(Approccio positivo allo sport)
Muovi il corpo e sforza la mente, ragazzo. Corri, metticela tutta, imprimi il ritmo, rispetta le regole e falle rispettare. Nessuno le potrà ignorare. Nuota in un mare di leggi: forse non vincerai. Ma sarà dolce naufragare. Certamen cum lege; sine lege bellum. Sport è dare il meglio di sé per vincere correttamente; insegna a costruire la legalità e ad osservare le regole; è attività, gioco, disciplina, educazione, regola, impegno e fatica; è prendersi cura di sé e rispettare gli altri: avversario, compagno, allenatore, pubblico, arbitro; è gara, confronto, competizione. “Cum petere” è “chiedere insieme”, volontà comune, inclusione ed integrazione sociale. Più attività fisica, meno spesa sanitaria, meno tasse. Lo sport produce ricchezza: fa PIL. Lo sport ha Appeal. “Ha il potere di cambiare il mondo, suscitare emozioni, unire le persone come poche cose al mondo. Parla ai giovani un linguaggio che capiscono. Può creare speranza dove c’era solo disperazione” (Nelson Mandela). Nessun usuraio ha mai vinto una maratona. “Amo l’atletica, perché è poesia; se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta” (Eugenio Montale).
(La costituzione)
Sport non è lusso: è un diritto, delle persone e dei popoli, degli adulti e dei bambini. Impara a conoscere questo diritto, ragazzo. Pretendi che lo Stato si prenda cura della tua salute. Rifiuta e denuncia quella scuola in cui “sport” è soltanto “non star seduti”. Lo sport “ha una funzione sociale, come elemento fondamentale per l’equilibrata formazione psicofisica dell’individuo” (Trattato di Lisbona). E’ strumento per promuovere i diritti umani e mezzo di pressione contro l’apartheid in Sud Africa (Convenzione Internazionale contro l’apartheid). Il diritto alla salute contiene il diritto allo sport (Costituzione di Grecia, Portogallo, Turchia, Spagna, Confederazione Elvetica, Russia, Ungheria). Il diritto allo sport dei fanciulli, dei disabili e delle donne è affermato dalle Convenzioni delle più importanti istituzioni mondiali. “Non ci sono dignità umana, né tutela della salute, né integrità fisica e morale senza diritto allo sport” (Codice etico Cio). La Costituzione italiana, tutelando salute (art. 32), uguaglianza (art. 3) ed associazionismo, anche sportivo (artt. 2 e 18), ne riconosce la rilevanza e ne attribuisce la competenza alle Regioni (art. 117).
(Approccio negativo allo sport)
Non vergognarti, ragazzo: puoi praticare sport senza sentirti complice di tante furfanterie; dai il meglio di te, impegnati, soffri, metticela tutta per vincere. Ma non voler prevalere a qualunque prezzo: rispetta l’avversario, concorrente necessario e non nemico da abbattere. Lascia da parte furbizia, espedienti e illegalità. Il doping è peggio della droga che nasce da sofferenza e disagio, non dal fine di barare. Se non vinci ricomincia. Nello sport si vince, si perde, si riparte. Le regole non sono un ostacolo alla vittoria. Sport è un valore neutro; è positivo se è sorretto da educazione, correttezza, rispetto delle regole e della persona. Sosteniamo il valore della sconfitta e dell’accettazione dei propri limiti. Sport non è mercato, violenza, riflettori, guerra, business. Non è fondi neri per acquistare atleti, spettacolarità al posto del rigore, contratti milionari, diritti televisivi, scommesse clandestine, giocatori od arbitri venduti, caccia ai bambini prodigio. Non è successo ad ogni costo, competitività esagerata, ricerca di sensazioni estreme o di rischi inutili. E non è un mezzo per “migliorare la razza”. Se un popolo ama lo sport, rivela la democrazia: se lo osanna la tirannide.