X-Rasna
Primo capitolo della tetralogia audio-visiva X sull’idea di fato nella cultura etrusca, X-Rasna è un rituale apotropaico che rinnova negli antichi luoghi di culto, secondo il disegno di esatti tracciati, la corrispondenza ideale tra spazio del cielo e spazio della terra.
Comunicato stampa
ut stat et incertus qua sit sibi nescit eundum,
cum videt ex omni parte viator iter:
come il viandante che si ferma, incerto dove andare,
vedendo strade da ogni parte
Ovidio, I Fasti, V, 3,4
Primo capitolo della tetralogia audio-visiva X sull’idea di fato nella cultura etrusca, X-RASNA è un rituale apotropaico che rinnova negli antichi luoghi di culto, secondo il disegno di esatti tracciati, la corrispondenza ideale tra spazio del cielo e spazio della terra.
La performance si sviluppa attorno alla dizione del testo del Liber Linteus Zagrabiensis, un testo in lingua etrusca, lingua della quale abbiamo smarrito ogni senso e comprensione immediata, ma che, lo stesso, non smette virtualmente di appartenerci e custodire risonanze profondamente ignote.
La lettura pubblica di un libro rituale scritto in una lingua morta da più di duemila anni ha il sapore d’un esorcismo, di un gesto esoterico come fosse la dizione di una formula magica. Il suono di questo libro di lino è il suono di un significante insignificante, senza senso, che possiede la forza d’attrazione dell’incantesimo, propria d’una scrittura apparentemente nulla, vana, irreale. Una lettura molto simile alla monastica ruminatio medioevale, dove le parole, le sillabe, le lettere, vengono sminuzzate, lavorate, consunte nell’operazione che vuole appropriarsi, nutrirsi del significato originario. Chiaramente, un testo di questo genere, in cui le parole di una lingua morta sono molto di meno di semplici metafore morte, opera al di là della comprensione del significato. È il suono antico di una ritualità incomprensibile che, come quella del vecchio latino nella messa pre-conciliare, agisce esclusivamente nella fede della sua efficacia.
X-RASNA è un’operazione che trascorre dalla superficie al profondo, insistendo sulla facoltà magica, ipostatizzante delle parole. Il significato del linguaggio risiede nel suo essere la nostra unica realtà, nel suo tradurre e tracciare il valore dell’esistenza umana unicamente come valore estetico. In questo contesto, il segno appare più importante del significante.
BREVE BIOGRAFIA
L’epimeteide è una formazione artistica fondata nel 2004, a Firenze, all’interno dell’ex-ospedale psichiatrico di San Salvi, da Angelo Airò Farulla (performer, sound and text designer) e da Elena Fatichenti (space designer). Si occupa di performance, teatro e site-specific, con particolare attenzione al racconto del mito attraverso lo studio dello spazio scenico e della drammaturgia musicale e sonora.
Nel 2009 ha vinto il Premio Internazionale Arte Laguna - sezione performance, Arsenale di Venezia, con l’opera “753”, sulla fondazione di Roma; nel 2008 ha vinto il Premio Internazione della Performance, Trento, con “Nabucco, marzo 1842”; nel 2007 il Premio RAI per la radiofonia “Umberto Benedetto-Microfono di Cristallo” per “Morte immaginaria di Vincenzo Bellini”.
Collabora stabilmente con l’artista Diego Mazzaferro e con la scenografa Daria Pastina.
Ha realizzato opere di videoart che sono state proiettate in diversi festival sul territorio nazionale (Trento, Empoli, Roma, Spoleto, Catania). Ha presentato il proprio lavoro teorico e progettuale presso le Accademie di Belle Arti di Firenze, Roma e L’Aquila. Nel corso degli anni è stata oggetto di alcune tesi di laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e le Università La Sapienza di Roma e Trento.