Yael Bartana – Uotpia Now
Galleria Raffaella Cortese continua l’approfondimento sull’opera dell’artista Yael Bartana, attraverso una mostra che comprende un’installazione audiovisiva in anteprima, in concomitanza con la partecipazione dell’artista alla 60. Mostra Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia
Comunicato stampa
Galleria Raffaella Cortese continua l’approfondimento sull’opera dell’artista Yael Bartana, attraverso una mostra che comprende un’installazione audiovisiva in anteprima, in concomitanza con la partecipazione dell’artista alla 60. Mostra Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia come co-rappresentante del Padiglione tedesco grazie al portentoso progetto Light to the Nations. Il progetto della mostra, ospitato nello spazio di via Stradella 7, costituisce uno step ulteriore lungo il cammino visionario intrapreso da Bartana di esplorazione del rapporto tra utopia e distopia e sancisce dunque una prosecuzione della sua lunga ricerca sulla capacità umana di sperare, sulle possibilità di redenzione della nostra specie e la salvaguardia del mondo che ci sostiene, esplorando una fuga dell’umanità verso uno spazio chimerico e incerto in cui il salvabile riacquisti una rinnovata energia.
A tal proposito l’opera video inedita Mir Zaynen Dor! (We Are Here!), 2024 commissionata dal centro artistico ebraico-brasiliano Casa do Povo, avrà una posizione di rilievo all’interno dello spazio espositivo costituendo il primo passo propiziatorio dell’intero percorso utopistico che il progetto di mostra ha l’intento di delineare. Tale opera si basa principalmente sul rapporto tra la parola cantata e la coreografia collettiva di un coro, tra passato e presente, tra memoria e “pre-enactment”. Bartana riunisce due gruppi provenienti da due diverse diaspore, Coral Tradição, un coro le cui origini risalgono all’ormai distrutto Yiddishland (un paese i cui confini erano definiti dalla portata della lingua yiddish), e Ilú Obá De Min, un ensemble afro-brasiliano di musica di strada la cui produzione si rifà alla cultura Candomblé e alle comunità dei cimarroni (quilombo). Un invito a Immaginare l’emergere di altri corpi collettivi al di là di etichette identitarie fisse. Un vero e proprio esercizio di possibili e speranzose alleanze volte a costituire parte della comunità del futuro in cui la forza del canto e della danza riacquista il suo valore primordiale.
L’opera Generation Ship, il modello dell’astronave come promessa di salvezza, simbolo del conclamato progetto di Bartana alla Biennale e fulcro della sua visione futuristica, simboleggia la possibilità concreta di una dipartita. La Generation Ship è progettata in base all’”Albero della Vita” della Kabba-lah ebraica, un diagramma composto da dieci sfere che rappresentano diversi aspetti dell’esistenza. Sovrapponendo tecnologie immaginarie con dottrine mistiche, Yael Bartana considera la Generation Ship come qualcosa che preserva la vita e la tradizione, divenendo allo stesso tempo un albero metaforico e un vero mezzo per una nuova vita nello spazio. Poichè i viaggiatori vivranno in questa astronave per milioni di anni, essa deve essere in grado di sostenere l’esistenza umana nella sua pienezza e dinamicità, permettendo agli abitanti di evolvere, cambiare, crescere, sviluppare nuove tecnologie, preservare la propria cultura e crearne una nuova. La Generation Ship è costituita da dieci sfere, tra cui: eredità culturale, spazio pubblico, agricoltura, riciclaggio, quartieri abitativi, educazione, ricreazione. Le altre sfere verrano sviluppate in futuro. L’opera al neon Utopia Now!, che si staglia nello spazio espositivo, rappresenta un invito diretto e immediato a riflettere sul concetto di utopia nel presente, sottolineando il contrasto e la tensione tra speranza e disillusione che pervade l’intera mostra.
Infine, i distopici alberi di pino romani, ormai in via d’estinzione, che quasi assumono sembianze di fantasmi nelle immagini esposte, suggeriscono una visione oscura e inquietante di un futuro incerto. Procedendo verso l’ignoto, in fondo l’incertezza si manifesta in forma sfumata, ed ecco comparire questi alberi, sussurrando dei movimenti e accennando a un mondo nuovo, o forse a un mondo che è destinato a scomparire.