Yume sogni giapponesi
Sono atmosfere esotiche e da sogno quelle che la mostra Yume, sogni giapponesi porta nella Galleria darte moderna e Contemporanea Armando Pizzinato.
Comunicato stampa
Sono atmosfere esotiche e da sogno quelle che la mostra Yume, sogni giapponesi porta nella Galleria darte moderna e Contemporanea Armando Pizzinato dal 31 ottobre al 28 febbraio (inaugurazione sabato 31 ottobre alle 18) per iniziativa dellAssessorato alla cultura del Comune di Pordenone con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano e della Fondazione Italia Giappone. Lallestimento, a cura di Magda Di Siena, propone un percorso attraverso 90 fotografie giapponesi originali del XIX secolo - stampe all'albumina colorate a mano provenienti prevalentemente dall'archivio della Collezione G. Marco Vittorio, che da oltre vent'anni raccoglie fotografie originali di rara bellezza seguendo il percorso tracciato dai fotografi del XIX secolo durante i loro viaggi in Oriente. Nella seconda metà dellOttocento, infatti, con il fiorire e lintensificarsi dei rapporti commerciali con lOccidente, il Giappone e la sua cultura divennero oggetto di particolare interesse e curiosità. La fotografia divenne dunque uno dei mezzi principali per cogliere e diffondere atmosfere ed emozioni a beneficio di viaggiatori stranieri, che potevano così avere souvenir di pregio, per conservare la suggestiva memoria di quel mondo. La richiesta era molto alta e coinvolse sia fotografi occidentali che locali, con limpiego di un gran numero di maestranze del luogo impiegate nella delicata colorazione a mano. Se la tecnica della stampa allalbumina era stata mutuata da un procedimento sperimentato in Francia nel 1848 e largamente diffuso fino alla fine del XIX secolo, lidea della coloritura a mano fu importata a Yokohama nel 1863 dal fotografo veneziano di Corfù Felice Beato, che trovò il modo di impiegare numerosi artisti giapponesi, in precedenza dediti alla pittura, alle stampe xilografiche policrome e alla coloritura dei tessuti. I verdi, i gialli, i rossi, i rosa e i blu andarono dunque ad accendere i decori di kimoni e armature, il trucco delle geishe, le lanterne lungo le strade, montagne, fiori, templi e santuari. Le immagini avevano infatti come soggetto rappresentazioni del paesaggio naturale e architettonico giapponese, ritratti di uomini e donne colte nei molteplici aspetti della quotidianità, attività lavorative e scene di vita comune. Lesposizione si articola dunque in diverse aree tematiche volte ad approfondire ciascuno di questi aspetti: il sogno della figura femminile (a esaltare la particolare bellezza femminile spesso ammantata di unaura magica e misteriosa) ; il sogno della figura maschile (uomini emblematici come limperatore Meiji, monaci e samurai, ma anche uomini comuni come il venditore di sakè o il barbiere); il sogno dellarchitettura e dellabitare (templi, monumenti o semplici abitazioni dalle quali permane un senso di caducità e temporaneità); il sogno del paesaggio (tra suggestive vedute o semplici scorci in cui si riflette il senso divino della natura insito nellanimo giapponese. Quattro episodi di un unico sogno (Yume): il Giappone delleterea bellezza vaporizzata come unessenza tra le cose del mondo.
Per la realizzazione di queste fotografie veniva utilizzato un doppio artificio. Quello scenografico con lutilizzo di fondali che riproducevano paesaggi naturali e la disposizione accurata di oggetti. E quello cromatico, con tonalità tenui che andavano ad esprimere un senso nostalgico per ciò che svanisce inesorabilmente con il trascorrere del tempo, valore fondamentale della cultura giapponese (espresso dalla parola furusato) assieme alla dimensione onirica, intesa come evasione dalla realtà. Questultima è essenza dellUkiyo, il mondo fluttuante, rappresentato nelle xilografie cromatiche largamente diffuse nellOttocento, che influenzarono notevolmente il mondo della decorazione e dellarte occidentale.
La mostra aperta dal mercoledì al sabato dalle 15.30 alle 19.30; la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30 - è corredata da un catalogo in italiano e inglese (con testi di Magda Di Siena e Rossella Menegazzo) ed è arricchita da un significativo calendario di eventi collaterali. Tutti i sabati alle 17 ci saranno percorsi assistiti gratuiti. Su richiesta (al numero telefonico 342 5046426) verranno organizzati percorsi assistiti per gruppi. Sono previste anche attività didattiche per le scuole (prenotazioni al 345 6454855, HYPERLINK "mailto:[email protected]" [email protected])
LA COLLEZIONE VITTORIO
G. Marco Vittorio ha raccolto, nel corso degli anni, un interessante patrimonio fotografico del XIX secolo. Si tratta di importanti fotografie acquisite sul mercato antiquario o presso case d'asta o appartenenti a collezioni private, che rischiavano di andare disperse e che sono state recuperate e rese fruibili. La collezione ha seguito il percorso della raccolta di fotografie dei grandi viaggiatori del XIX secolo, soprattutto dei viaggi in Oriente e in particolare in Giappone, ma anche in Cina, Corea, Africa, Arabia; comprende inoltre una sezione dedicata all'Italia e in modo particolare a Venezia.