Zhang Huan – L’Anima e la Materia
La più grande mostra in Italia di Zhang Huan, artista cinese tra i più interessanti della scena contemporanea internazionale, dopo la personale al PAC di Milano del 2010.
Comunicato stampa
Si inaugura lunedì 8 luglio 2013 a Firenze L’Anima e la Materia, la più grande mostra in Italia di Zhang Huan, artista cinese tra i più interessanti della scena contemporanea internazionale, dopo la personale al PAC di Milano del 2010. L’esposizione, ospitata in due dei luoghi simbolo della città, Palazzo Vecchio e Forte Belvedere, sancisce l’incontro tra due grandi capitali culturali: Firenze, luogo principe del Rinascimento e Shanghai nuova “fabrica” e capitale creativa del XXI Secolo. Zhang Huan è rimasto affascinato dall’arte dei grandi maestri del nostro passato come Donatello, Michelangelo, Vasari che a suo tempo celebrarono le vicende politiche e il mecenatismo della Repubblica Fiorentina e dei Medici. E dalle riflessioni tratte dal suo soggiorno fiorentino, è nato un percorso espositivo che mira ad un fertile dialogo tra tradizione e sperimentazione, in un’indagine che si dipana tra realtà terrena e spiritualità. L’Anima e la Materia mette dunque a confronto la cultura storica con quella contemporanea, operando sul doppio binario dell’iconografia cinese ed occidentale.
La mostra, ideata e a cura di Olivia Turchi, promossa dal Comune di Firenze in partnership con Il Gioco del Lotto e sviluppata su progetto espositivo dell’Assessorato alla Cultura e alla Contemporaneità, si avvale della direzione artistica dello storico dell’arte Sergio Risaliti, e dell’organizzazione di Once – Extraordinary Events.
Con questa mostra viene riaperto Forte Belvedere che torna ad essere simbolo del contemporaneo a Firenze, dopo aver ospitato in passato artisti come Henry Moore, Fausto Melotti, Mimmo Paladino, Mario Merz, Giuseppe Penone, Anish Kapoor e Folon.
«Le enormi ma caduche statue di Zhang Huan – sottolinea Sergio Givone, Assessore alla Cultura del Comune che ha sposato il progetto sin dall’inizio – guarderanno per tutta l’estate Firenze dall’alto del Forte Belvedere, monumentale bastione che finalmente riaprirà alla città riconsegnandole uno dei suoi più bei panorami. La gioia per questo evento mette in evidenza anche un’anima meno nota ma non per questo meno importante della città: quella contemporanea. Firenze non è solo uno scrigno rinascimentale ma un cuore pulsante dove convivono eterogenee realtà che promuovono e creano arte contemporanea. Una mostra di un artista come Huan - in un luogo così prestigioso - servirà a dare piena luce anche a questo lato di Firenze magari meno conosciuto. Non solo: ospitare le opere di un artista che viene dall’altra parte del mondo, la Cina, sigilla l’idea e la realtà di una città aperta al mondo e in particolare all’Oriente, alla sua arte e alla sua spiritualità. Le statue di Huan sono brevi come il tempo di una mostra, colossi di cenere destinati a disfarsi al vento. L’auspicio è che la riapertura del Forte Belvedere e quanto esso rappresenta per Firenze siano di ben più lunga durata».
«Negli ultimi anni il Forte è rimasto deserto – prosegue Sergio Risaliti, direttore artistico – messo sotto sequestro a causa di tragici eventi in cui, ricordiamolo, hanno perso la vita due giovani visitatori. Ora, superato lo shock, si riaprono i portoni, confermando l’inconfondibile vocazione espositiva del luogo con un progetto di mostra che tra l’altro collega il Forte di Belvedere all’imponente architettura di Palazzo Vecchio, dove si svolge in contemporanea l’altra metà del progetto Zhang Huan. L’Anima e la Materia. Un percorso che aggiunge complessità e interesse ulteriore alla dialettica tra antico e contemporaneo, tra passato e presente, tra occidente e oriente. Situazione di non facile contenimento e controllo concettuale e logistico, che si arricchisce di tante prospettive, di diversi pensieri e immaginazioni, dal momento che la dialettica culturale avviene in luoghi di altisonante densità storico artistica, dove si trovano capolavori come il Vittorioso di Michelangelo e la Giuditta di Donatello. Uno dei massimi protagonisti dell’arte dei nostri giorni, Zhang Huan, giungendo con le sue opere dalla Cina, provoca qui un confronto assolutamente inedito e imprevisto tra arte rinascimentale e cultura figurativa contemporanea. Già il titolo L’Anima e la Materia ci induce a riflessioni non solo di tipo formale o iconografico, invitandoci a considerare temi filosofici e religiosi, morali e poetici che proprio a Firenze furono contenuto necessario per raggiungere forme artistiche che ancora oggi funzionano come paradigmi linguistici e metafore universali nel costante confronto e scontro tra civiltà e modelli culturali differenti, quando i processi economici inducono le civiltà a omologazione e semplificazione».
«Zhang Huan è un artista a tutto tondo, un audace sperimentatore sia nell’uso delle tecniche sia nelle tematiche che affronta – conclude la curatrice Olivia Turchi – capace di far convivere la cultura orientale con la rappresentazione artistica occidentale e di coniugare nei suoi lavori tradizione ed innovazione, antico e contemporaneo, passato e presente. È proprio per la capacità dell’artista di creare con la sua poetica connessioni estetiche e culturali tra i due mondi, oriente e occidente, e di essere in grado di rendere contemporaneo il legame con la storia, che Firenze è, a mio avviso, la città che può celebrare la sua arte ed essere, al tempo stesso, celebrata da Zhang Huan. In nessun’altra città al mondo, infatti, come nella Firenze rinascimentale, la riflessione sull’arte è stata più penetrante. Fulcro di tale fermento culturale e origine di quella straordinaria stagione che prenderà il nome di Rinascimento, è stata senza dubbio la “bottega”, organismo fondamentale della vita artistica all’interno del quale si sono formati i più grandi maestri del passato. Niente di più moderno e attuale: ancora oggi, come i grandi maestri fiorentini, Zhang Huan, nel processo creativo, si occupa personalmente dell’ideazione e della pianificazione delle sue opere all’interno di un laboratorio, una bottega in cui guida i suoi assistenti sia nella pratica che nella ricerca dell’espressione della sua essenza».
LA MOSTRA
L’Anima e la Materia raccoglie alcuni dei lavori più significativi dell’ultima produzione dell’artista.
Nel percorso espositivo di Palazzo Vecchio particolare importanza ha Confucius (2013), collocato nel Salone dei Cinquecento, una statua realizzata in marmo bianco di Carrara, usato per la prima volta da Zhang Huan in omaggio alla tradizione della grande scultura rinascimentale. Donata dall’artista al Comune di Firenze in occasione dell’inaugurazione della mostra, l'opera, pensata appositamente per il luogo, si mette in relazione con i temi iconografici della Sala, facendo dialogare il valore simbolico rappresentato dalla figura morale di Confucio con quello politico e sociale del contesto in cui si colloca.
L’esposizione prosegue nella Sala degli Elementi con Florence Buddha, un’opera in cenere compattata realizzata nel 2012. Sculture nate dall’incontro con Firenze vengono poi accostate con la storia contemporanea della Cina: nella Sala dell’Udienza troveremo una selezione di Ash Sculpture provenienti direttamente dallo studio di Shanghai, realizzate con uno dei materiali preferiti dall'artista, la cenere. Ash Army no.11 (2007), Ash Portrait No.14 (2007), Ash Sun Yat Sen (2008), Ash Liu Hulan (2008) sono soldati, padri della patria e persone consacrate dalla storia come eroi, riprodotti grazie all'uso della cenere, che nelle mani dell'artista acquisisce diversi e molteplici significati.
L'uso della cenere è una pratica fondamentale della spiritualità cinese e per l’artista ha una forte valenza simbolica che rimanda “alle memorie collettive e ai desideri dei devoti” per i quali bruciare l’incenso è un rituale mistico. “La cenere d’incenso non è solo cenere, né solo materia ma è l’anima collettiva delle nostre memorie e delle nostre speranze” afferma l'artista. Mentre bruciano l’incenso, i devoti esprimono dei desideri e la cenere dell’incenso è il catalizzatore delle preghiere e dei desideri degli uomini, è il “residuo” delle loro anime. Un elemento portatore di speranza, a differenza della sua valenza nella cultura occidentale dove rimanda al disfacimento del corpo e alla brevità della vita terrena. La cenere dell’incenso, versata ancora calda in barili, viene trasportata nello studio dell’artista, dove per mesi continua a bruciare. Trattata e setacciata fino a separarne oltre venti consistenze e diverse sfumature di colore, dal nero al grigio chiaro, la cenere viene poi usata da Huan per le sue sculture e per i suoi dipinti.
Grazie al dialogo tra le due culture messo in atto e al suo profondo interesse per i temi legati alla spiritualità, l’artista riporta in auge anche la figurazione religiosa, non avendo paura di rappresentare nelle sue opere Buddha, Confucio, ma anche Gesù. Ash Jesus and Ash Buddha (2011), nella Sala dei Gigli, ben testimonia la sua volontà di operare sul doppio binario dell’iconografia cinese ed occidentale: Buddha e Gesù diventano nella sua rappresentazione eroi che “possono parlare al cuore degli uomini”.
A Forte Belvedere la mostra avrà un carattere più antologico, approfondendo l’opera di Zhang Huan e la sua poliedricità tecnica. Le divinità e le figure morali e spirituali di riferimento dell’artista, Confucio, Gesù, Buddha, insieme all’uomo, all’eroe della vita quotidiana e alla natura saranno anche qui i protagonisti. Sul terrazzamento nord-est sarà collocata la scultura monumentale Three Heads Six Arms, appartenente oggi alla collezione d’arte di Parkview Green di Pechino, presentata per la prima volta nel 2010 nel cuore del Civic Center di San Francisco e nel 2011 in occasione della personale di Zhang Huan ad Hong Kong. All’esterno saranno esposte Pace No.2 (2001), unica opera tra quelle presenti in mostra appartenente al periodo newyorkese dell’artista e Long Island Buddha (2013), che appartiene alla serie delle opere monumentali in bronzo battuto che Zhang Huan ha iniziato a realizzare dopo il suo viaggio in Tibet nel 2005, dove raccolse numerosi frammenti di sculture di Buddha distrutte durante la Rivoluzione Culturale.
All’interno del Forte la rassegna presenta Taiwan Buddha (2010), una monumentale installazione che si compone di due parti alte più di 5 metri, un calco in alluminio da cui viene realizzata la statua in cenere. Ash Buddha non è protetto da nessuna forza esterna ed è destinato a disgregarsi e dissolversi durante il periodo della mostra, diventando metafora tangibile della precarietà dell’essere umano, in una riflessione sui concetti di vita e di morte nella filosofia buddista, ma anche della possibilità di una continua rinascita spirituale.
Si aggiungono poi le Cowskin, opere realizzate con la pelle di vacca o di bufalo, rimandi all’infanzia contadina dell’artista e alcuni dei più suggestivi dipinti di grande formato della serie degli Ash Painting come Confucius No.3 (2011), Confucius No.4 (2011), collocati nel piano interrato. Ritorna qui l’uso della cenere, questa volta stesa su grandi tele di lino a prendere la forma evanescente di un’Ultima Cena in relazione con la scena di Confucio che insegna ai suoi seguaci. Della stessa serie, al primo piano della palazzina troviamo Sea Series (2012), Lunatic’s Diary e Soong Chingling, entrambi del 2008, realizzati anch’essi con la cenere degli incensi bruciati dai fedeli in segno di preghiera nei templi buddisti intorno a Shanghai, che dialogano con le Memory Doors (2006-2007), racconti personali e della storia della Cina contemporanea.
In occasione della mostra verrà realizzato un catalogo edito da Maschietto Editore, italiano/inglese, con testi di Mathieu Borysevicz, Francesca Campana, Carlo Cinelli, Carlo Francini, Demetrio Paparoni, Sergio Risaliti, Olivia Turchi, Su Wei, Valentina Gensini. Sarà introdotto da contributi istituzionali di Matteo Renzi, Sindaco di Firenze e di Sergio Givone, Assessore alla Cultura del Comune di Firenze.
L’ARTISTA
Zhang Huan è nato nel 1965 a An Yang City, provincia di Henan. Inizia il suo percorso artistico nei primi anni ‘90 a Pechino dove si diploma in tecniche pittoriche tradizionali all’Accademia di Belle Arti e fonda con un gruppo di amici il Beijing East Village, una comunità di artisti che vive e lavora alla periferia della capitale. In quegli stessi anni si mette in luce come performer usando la body art come protesta nei confronti di un potere che libera l’economia ma reprime la cultura e la creatività. Un’arte in gran parte estrema, incentrata su tematiche politiche, culturali, sociali legate al contesto cinese, performance crude che mettono alla prova le capacità di sopportazione con nudità e scene di sofferenze fisiche, che lo portano all’apice della performance art d’avanguardia in Cina, e in ambito internazionale, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti nel 1998.
Dopo il soggiorno di otto anni a New York, che segnerà profondamente il suo lavoro, ed un viaggio in Tibet, nel 2005, l’artista rientra in Cina con una nuova consapevolezza, una comprensione più profonda, della tradizione della cultura cinese e della fede. L’incontro con la storia e la spiritualità tibetana rappresenta un importante momento di svolta per la sua vita e la sua arte, che subiscono un cambiamento radicale. Zhang Huan passa dalla perfomance incentrata sul corpo dal forte impatto emotivo a una pratica più intimista fondata sull’oggetto e tesa al recupero delle proprie radici e della propria storia. Il Buddismo influirà potentemente sulla sua interiorità, diventa Jushi (monaco laico) e sceglie sempre più spesso Buddha come soggetto. Sperimenta tecniche e materiali diversi ed approda così alle sue sorprendenti opere realizzate con la cenere degli incensi bruciati dai fedeli in segno di preghiera nei templi buddisti della regione di Shanghai. Nel 2009 è il direttore artistico per l’opera Semele di Haendel presso il Théâtre de la Monnaie, Bruxelles, esperienza ripetuta nel 2012 per The Canadian Opera Company. Le sue opere sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei al mondo, come The Museum of Modern Art (MoMA), Salomon R. Guggenheim Museum e il Metropolitan Museum a New York e il Centre Georges Pompidou a Parigi. Ha partecipato alle più importanti manifestazioni a livello internazionale come la Biennale di Venezia nel 1999; la 5° Biennale di Lione, 2000, e l’anno successivo alla Triennale di Yokohama; ha preso parte alla 6° Biennale di Gwangiu (Corea), 2006, e nel 2010 alla Biennale di Shanghai. Numerosissime le sue esposizioni personali tra le quali si ricordano, tra le più recenti, nel 2013 Looking East, Facing West: The World of Zhang Huan, presso il Frederik Meijer Gardens & Sculpture Park, Michigan, USA; nel 2012 Zhang Huan: The Mountain is Still a Mountain, White Cube, Londra e nel 2010, Ashman, la sua più grande retrospettiva europea al PAC, Milano.