Palermo botanica. Per un giardino mediterraneo
È intitolata "Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza" la 12esima edizione di Manifesta, la biennale itinerante ora di stanza a Palermo. La nostra esperta Claudia Zanfi la legge attraverso le lenti della botanica.
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Palermo, città mediterranea e polifonica, antica e contemporanea, teatro di incroci di civiltà, di contatti, di scambi, lingue, voci, profumi, culture. Questo progressivo affacciarsi delle civiltà sul Mediterraneo, fino a farne il baricentro di veri e propri sistemi economico-culturali, è stato attentamente registrato da Fernand Braudel, esegeta del Grande Mare. Braudel rileva le contraddizioni del Mare Nostrum “diviso tra Nord e Sud, Est e Ovest, ma unificato da un clima e da una vegetazione che si richiamano da Cadice a Beirut, dalla Provenza alla Crimea, da Gerusalemme alla Sicilia. Inserito nel più vasto insieme di terre emerse del mondo: il grandioso, il gigantesco continente unitario euro-afro-asiatico, un pianeta di per se stesso, dove tutto ha circolato precocemente e gli uomini hanno trovato il grande scenario della loro storia universale”.
Palermo, città d’acqua e d’ospitalità, in cui flussi migratori naturali sfuggono alle leggi imposte dall’uomo. Gli stormi di uccelli, gli animali marini, gli insetti, la vegetazione, il vento, le nuvole, le onde marine attraversano le frontiere e qui attraccano senza bisogno di permessi.
MACCHIA MEDITERRANEA
Molte cose uniscono: il paesaggio, l’acqua, le piante. La vegetazione più diffusa lungo le coste del Mediterraneo è la “macchia mediterranea”, un insieme fitto di cespugli, arbusti e alberi sempreverdi con foglie generalmente coriacee, e con poca necessità di acqua. Questa vegetazione forma un ambiente naturale di grande bellezza. Tipica delle zone con clima arido, ha ormai completamente sostituito l’originario bosco sempreverde, o lecceta, cancellato da millenni di pratiche colturali.
Gli alberi e gli arbusti più significativi della macchia mediterranea sono l’oleastro (Olea europaea), da cui deriva l’olivo coltivato, il lentisco (Pistacia lentiscus) e la palma nana (quella stessa specie che in forma arborea viene indicata come la “palma di Goethe”). Troviamo ancora il leccio (Quercus ilex) e il corbezzolo (Arbutus unedo), dai fiori bianchi e dai vistosi frutti rossi (un tempo usati per marmellate), arbusti aromatici come il mirto (Myrtus communis) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis), le lavande (Lavandula angustifolia) e arbusti con foglie estremamente ridotte come il pungitopo (Ruscus aculeatus).
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Palermo botanica. Flora spontanea. Photo Claudia Zanfi
IL MONDO COME UN GIARDINO
Ma le piante più tipiche di Palermo restano gli agrumi, come limoni, aranci, mandarini e i profumati bergamotti. Oltre a raccoglierne i frutti, il piacevole profumo della loro fioritura si espande e inonda i giardini. Un giardino mediterraneo deve essere accogliente, avere una fontana, vasi in terracotta e zone d’ombra. Per farlo in modo naturale è sufficiente piantare almeno un albero a chioma larga e rigogliosa, come il gelso, il carrubo o il melograno.
I popoli del Mediterraneo hanno da sempre condotto uno stile di vita all’aria aperta, beneficiando del clima mite. Questa condizione ha permesso la diffusione di “giardinieri all’aperto” e di una cultura della socializzazione.
IL VERDE DI MANIFESTA
Immaginare l’intero pianeta come un giardino, in cui le diverse forme di vita si adattano per coesistere, e l’essere umano ha il compito di esserne il custode, il “giardiniere”. È questo il tema principale di Manifesta 2018, dal titolo significativo Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza. Per approfondire i temi della Biennale, i visitatori possono partecipare a visite guidate con uno dei “Giardinieri di Manifesta 12” ed esplorare le principali sezioni della mostra. I partecipanti alla visita osservano la città di Palermo e discutono il concetto di giardino, esplorando la sua straordinaria capacità di produrre vita attraverso il movimento e la migrazione. Gilles Clément, ancora una volta, ci insegna che “le piante viaggiano, sono nomadi. Le erbe, soprattutto. Si spostano in silenzio, come i venti. Non si può nulla contro il vento. Se si mietessero le nuvole, si sarebbe sorpresi di raccogliere un’infinità di sementi imprevedibili”.
– Claudia Zanfi
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