È Carlos Urroz il nuovo direttore della Thyssen-Bornemizsa Art Contemporary. L’intervista
Da ArcoMadrid a TBA21. Intervista a Carlos Urroz, ex direttore della fiera dell’arte contemporanea, fresco di nomina a direttore esecutivo della fondazione presieduta da Francesca Thyssen-Bornemizsa
Con la calma e l’equilibrio che lo contraddistinguono, in febbraio Carlos Urroz, durante la conferenza stampa dell’ultima edizione di ArcoMadrid – la fiera dell’arte contemporanea che per nove anni ha diretto – dichiarò che si sarebbe preso un tempo sabbatico, di riflessione e che avrebbe comunicato alla stampa i suoi progetti futuri non appena concretizzati.
In Spagna, però, la notizia si è sparsa in fretta, a poco più di un mese dalla chiusura della 38esima edizione della fiera. Non è stato facile, infatti, per un manager culturale del calibro di Carlos Urroz (Madrid, 1966) restare a lungo inattivo, anche solo per una pausa di riposo dopo quasi un decennio di duro impegno nel team direttivo di Ifema, l’ente che organizza ArcoMadrid e ArcoLisbona, la sua creatura più recente. Urroz lavora infatti già a tempo pieno come direttore esecutivo di Thyssen-Bornemizsa Art Contemporary, la fondazione nata nel 2002 a Vienna per iniziativa di Francesca Thyssen. Collezionista e mecenate, la figlia del celebre barone tedesco e ex-moglie dell’aristocratico Carlo Asburgo-Lorena, oggi è infatti anche membro del board del museo di Madrid istituito da suo padre nel 1992, insieme con l’ultima moglie spagnola Carmen Cervera. Anche se Madrid resterà il centro operativo principale della sua attività, Carlos Urroz viaggerà spesso non solo a Vienna, sede della Fondazione, ma ovunque nel mondo TBA21 organizzi progetti artistici. Come in Croazia, per esempio, nel monastero di Lopud (incantevole isolotto vicino a Dubrovnik) dove la Fondazione di Francesca Thyssen sta montando un’esposizione con opere del Cinquecento, mobili antichi provenienti da Villa Favorita a Lugano, e opere d’arte contemporanea. Per saperne di più leggetevi l’intervista.
Come è nata l’opportunità di lavorare con Francesca Thyssen?
Conobbi per la prima volta Francesca nel 2008, quando collaborai alla realizzazione di Morning Line, la complessa opera architettonica di Matthew Ritchie per la terza Biennale di Siviglia. Da allora tra noi è nata un’amicizia, nutrita anche di profonda stima professionale. Nel 2018, poi, durante Arco si è svolto il primo progetto del Museo Thyssen del ventunesimo secolo: la mostra di John Akomfrah (Purple), alla quale è seguita quest’anno l’esposizione di Amal Kanwar, entrambe commissioni di TBA2. Recentemente, poi, la direzione del museo ha siglato un accordo con la fondazione presieduta da Francesca per realizzare due mostre contemporanee all’anno, con un impegno quadriennale. A settembre è già stato annunciato il prossimo progetto con Tomás Saraceno e Dominique González-Foerster.
Che tipo di attività svolge la TBA21?
Promuove a livello internazionale il lavoro di artisti emergenti e consolidati, soprattutto grandi commissioni che trattano temi di carattere politico, sociale e medio-ambientale. Ammiro Francesca per l’impegno che da anni investe in progetti ambiziosi e di successo, che connettono artisti e istituzioni pubbliche o private. Si prodiga anche per formare un nuovo pubblico che coltivi una coscienza sociale attraverso la prospettiva dell’arte. La TBA21-Academy, invece, dal 2015 lavora intorno a temi della sostenibilità e dell’ambiente, soprattutto riguardanti l’inquinamento nei mari. Come il bellissimo Ocean Space – in corso fino a settembre nella chiesa di San Lorenzo a Venezia, con la partecipazione dell’artista Joan Jones – che raccomando di andare a visitare.
Nella fondazione esiste già una direzione artistica. Di che cosa si occuperà lei?
La fondazione ha un’équipe artistica fantastica, che lavora da anni con grande determinazione e professionalità. Il mio ruolo di direttore esecutivo è coordinare le attività di promozione e di divulgazione dei progetti di TBA21, prima di tutto in Spagna e in Portogallo, dove la collezione permanente di TBA21 non è ancora molto conosciuta. Nel caso del Museo Thyssen c’è molto da fare per creare un nuovo pubblico, che sia attratto dalle esposizioni contemporanee allestite nella sala sotterranea, progettata da Rafael Moneo. Mi occuperò poi anche di gestire la promozione delle opere e delle commissioni della Fondazione per il mondo.
Nove anni di direzione di ArcoMadrid sembrano volati. Qual è stato momento più difficile…
La lunga esperienza di direzione di ArcoMadrid mi ha insegnato a gestire eventi di grandi dimensioni, in stretta collaborazione con enti locali, istituzioni private e gallerie; un evento pensato per collezionisti internazionali e professionisti di alto livello, ma aperto anche al pubblico in generale. In Ifema abbiamo fatto di tutto per promuovere il mercato dell’arte contemporanea in Spagna, ma all’epoca della crisi fu tristissimo vedere che c’erano gallerie che, al termine della fiera, non avevano venduto nulla né visto comparire i loro clienti abituali.
E l’iniziativa che l’ha maggiormente soddisfatta?
Senza dubbio il successo di ArcoLisbona, la fiera gemella che inaugurammo con Ifema nel 2016. E’ stata una grande soddisfazione poter dare stabilità economica e prospettive commerciali a una fiera sorta timidamente e già diventata un appuntamento imperdibile nel panorama culturale del Portogallo, e non solo. Sono felicissimo perché tra l’altro, in occasione della quarta edizione (che si svolgerà dal 16 al 19 maggio, ndr) la città di Lisbona mi consegnerà una medaglia al merito per le belle arti.
– Federica Lonati
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