Com’è cambiato il nostro lavoro con il Coronavirus? Il questionario di Mi riconosci
Un questionario per valutare da subito l’impatto della pandemia sui lavoratori culturali, spesso sfruttati: lo lancia “Mi riconosci”.
L’impatto devastante dell’Epidemia ha reso evidente che appena si potrà tornare alla normalità bisognerà ripensare diversi aspetti che governano la nostra vita quotidiana: le politiche culturali e del lavoro sono tra questi. Pochi giorni fa gli assessori di grandi città italiane pubblicavano una lettera aperta nella quale scrivevano, tra l’altro: “La produzione e i servizi legati allo spettacolo dal vivo, alle arti visive, al cinema, all’editoria, ai musei, alle biblioteche e agli archivi, all’offerta di esperienze culturali in generale, si regge largamente su lavoratori con poche garanzie e che, in un momento come quello che stiamo vivendo, rischiano tutto. Sono donne e uomini che vivono spesso di un’economia fatta di passione ma con piccolissimi margini di sopravvivenza, di rischio costante. Artisti e operatori con contratti atipici, partite IVA, freelance, prestazione occasionale o a giornata, e così via.”
IL QUESTIONARIO DI MI RICONOSCI
Per tutti questi lavoratori chiedevano nuovi interventi e tutele, che solo in parte sono ora annunciati dal Decreto Cura Italia. Nelle stesse ore è partito anche l’appello di Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, gruppo nato nel 2015 dalla volontà di combattere in primis lo sfruttamento lavorativo attraverso una quotidiana critica analitica”, che ha elaborato un questionario rivolto a tutti i lavoratori legati al settore Cultura (Patrimonio culturale, Turismo culturale, Spettacolo) che hanno perso il lavoro o la loro fonte di reddito, o rischiano di perderlo, o hanno subito qualsiasi tipo di abuso o cambiamento in peggio a partire dallo scoppio dell’emergenza coronavirus in Italia fino ad oggi. “Sono dati molto importanti non solo per poter portare richieste ben argomentate alla politica, che ancora sembra non rendersi conto della drammaticità della situazione” spiega Leonardo Bison, tra i coordinatori dell’iniziativa, “ma anche per recuperare un senso di comunità e voglia di raccontare e rivendicare, che questa dura quarantena sta mettendo a dura prova”. Gli attivisti invitano tutti i lavoratori del settore a compilare il questionario e a farlo circolare.
– Chiara Zanini
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