Cultura: idee nuove per cogliere le opportunità della ripartenza
Quali saranno gli scenari per la cultura del post pandemia? Riceviamo e pubblichiamo l’articolo con le riflessioni del Comitato Emergenza Cultura Piemonte dove si immaginano alcune ipotetiche strategie.
Immaginando uno scenario per la cultura del dopo pandemia, occorre far passare la sua ricostruzione attraverso un profondo cambiamento. A determinarne contesti e processi saranno senz’altro le novità introdotte dalle misure di distanziamento sociale cui dovremo adeguarci. Tuttavia, la messa in sicurezza di un accesso diffuso alla cultura nonché la preservazione della sua autonomia verranno affidati ad un senso di responsabilità e di solidarietà che dovrà riscoprirci uniti a prescindere dalle singole istanze. I musei, i teatri, i cinema, gli istituti culturali, le biblioteche, gli archivi, ecc. dovranno rilanciarsi, con la collaborazione di tutti gli enti preposti alla promozione della cultura, penetrando nelle smagliature provocate dalla crisi e rafforzando la partecipazione del pubblico al processo culturale nelle sue diverse forme. A fronte delle estemporanee, seppur virtuose, iniziative delle ultime ore, va sottolineato che non si potrà fare a meno di un’azione propositiva continuativa, della costruzione di relazioni di fiducia e dell’esercizio ad un dibattito democratico da mantenere acceso ben al di là del contingente, attraverso la ricomposizione del tessuto sociale, lo sviluppo del lavoro culturale e il suo riconoscimento definitivo come motore per il welfare.
COSA FA IL COMITATO
Il Comitato Emergenza Cultura Piemonte è un organismo spontaneo e intersettoriale, costituito da operatori e cittadini che prestano volontariamente il loro impegno da dieci anni, con l’obiettivo di sensibilizzare la pubblica opinione sui valori della cultura e di costruire una piattaforma di proposte nei confronti delle istituzioni pubbliche e private. Come già ben descritto dal contributo di Giovanna Barni in questo forum, il primo sforzo va diretto verso la trasversalità, non solo nella concertazione tra gli enti preposti alla produzione e alla promozione di contenuti culturali, ma anche in un rinnovato slancio cooperativo tra gli operatori dei diversi settori, ritrovando capacità di contaminazione e sperimentazione dei processi. In secondo luogo, sarà indispensabile il rafforzamento del legame tra cultura ed educazione, potenziando il supporto a insegnanti e famiglie, impegnandosi nella promozione della lettura, sostenendo la ricerca, soprattutto nel momento in cui dovremo attingervi per elaborare la tragedia che stiamo vivendo. Nonostante l’auspicabile accelerazione dei processi di digitalizzazione del nostro patrimonio, tangibile e intangibile, occorrerà riaprire le porte dei nostri centri culturali e garantire quell’accoglienza necessaria a creare significative prime occasioni di conoscenza, per stimolare nuove abitudini di consumo culturale. La fruizione diretta e quella digitale possono arricchirsi reciprocamente: il digitale consente la consultazione dilatata nello spazio e nel tempo e quindi stimola, non sostituisce, il desiderio di un’esperienza dal vivo. Nell’immediato, invece, sarà nello spazio pubblico che peseremo la tensione alla fisicità affettiva contro il timore indotto di varcare la soglia del distanziamento. Qui misureremo la capacità della cultura di ridefinirsi nel suo ruolo generativo di coesione sociale, per poi riportare le attività in sedi più tradizionali sostenute da maggior vigore.
RIPENSANDO I BENI COMUNI
Per questo è necessario un ripensamento del bene comune, con particolare riferimento ai vuoti urbani e al recupero delle architetture in declino, che pesano sulla collettività con un reale danno demaniale, scongiurando contemporaneamente una deflagrazione dell’associazionismo dovuta all’adeguamento degli spazi e all’aumento dei costi degli eventi culturali. Inoltre, incentivando un fondo unico per la cultura e rimettendo mano alla normativa sulle imprese culturali, si limiterebbe un prevedibile oligopolio, assicurando ai piccoli enti e alle professionalità intermittenti continuità temporale, agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche. In questa prospettiva, è indispensabile il dialogo sia tra le singole realtà, con l’auspicabile nascita di una “confederazione nazionale”, sia con le istituzioni, aprendo alla partecipazione le politiche culturali come unico strumento di tutela della pluralità e della spontaneità dell’iniziativa culturale. Il Comitato Emergenza Cultura Piemonte continuerà a rinnovare l’impulso per queste azioni, grazie al costante confronto con le amministrazioni e con le realtà di tutto il comparto, affinché venga tutelato tutto il nostro patrimonio di civiltà.
Comitato Emergenza Cultura Piemonte
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