Chiude a Milano Spazio22. Intervista ai galleristi Giampaolo Abbondio e Federico Luger
Il clima di incertezza causato dalla pandemia costringe i due galleristi a chiudere lo spazio condiviso insieme per 5 anni, ospitando inoltre gallerie italiane e straniere. Abbondio e Luger ripercorrono la storia dello spazio e ci raccontano dei loro progetti futuri
“Cari amici, è con grande dispiacere che annunciamo la chiusura di Spazio22. Dopo cinque anni meravigliosi di esperimenti congiunti tra Federico Luger (FL GALLERY) e Galleria Giampaolo Abbondio, le limitazioni imposte da questa pandemia ci impediscono di portare avanti questa storia. Naturalmente continueranno a esistere le due gallerie e la grande amicizia tra Federico e Giampaolo, ma le condizioni attuali ci impongono di prendere una pausa per ripartire con rinnovata energia. Cogliamo l’occasione per ringraziare le gallerie, gli artisti, i curatori e tutti coloro che hanno preso parte al successo di questa iniziativa”. Con un post pubblicato su Facebook, Federico Luger e Giampaolo Abbondio comunicano la chiusura di Spazio22, spazio espositivo milanese, nei pressi di Porta Romana, che i due galleristi hanno condiviso dal 2015: un luogo votato all’incontro, alla sperimentazione e ai numerosi artisti e gallerie che, nel corso degli anni, sono stati ospitati tra le stanze di Viale Sabotino 22. Le ragioni della chiusura sono spiegate nel post: l’attuale crisi sanitaria e le limitazioni da essa imposte hanno costretto le gallerie a lasciare lo spazio e a interrompere la loro sinergia creativa.
PANDEMIA E GALLERIE D’ARTE. A MILANO CHIUDE SPAZIO22
“Nel prossimo futuro non sarà possibile fare inaugurazioni o pensare di portare avanti una normale programmazione”, racconta ad Artribune Giampaolo Abbondio. “Eravamo in fase di rinnovo di contratto con la proprietà dello spazio, e di fronte a una proprietà che non era disposta a negoziare abbiamo pensato di sospendere le attività. Agli inizi di febbraio avevo in programma quattro mostre e due fiere, ma tutto questo è stato spazzato via”. Se la pandemia sta mettendo a dura prova ogni settore economico, a risentirne in particolar modo è il mondo dell’arte, “basato su un pubblico sempre predisposto a viaggiare, che va alle mostre, alle fiere”, ci spiega Federico Luger. “E una galleria difficilmente può sopravvivere solo con il pubblico locale, in un momento in cui è difficile spostarsi in aereo e trasportare anche le opere dall’estero. Lo spirito di Spazio22 era basato sulla condivisione, l’incontro, lo scambio di pubblici con le gallerie da noi ospitate. Nel nostro spazio hanno esposto artisti di tutto il mondo”. La lista delle gallerie e degli artisti citati nel post infatti è molto lunga: cinque anni di sinergia con artisti e gallerie nazionali e internazionali, facendo di Spazio22 non soltanto uno spazio espositivo, ma un luogo di sperimentazione e confronto. “Era uno spazio molto interessante, in cui le tre sale non erano attribuite a una specifica galleria, ma rispondevano alle esigenze delle singole mostre, comprese quelle delle gallerie ospiti”, ci spiega Abbondio. “È sempre stata una collaborazione molto fluida, incentrata sul portare avanti uno spazio comune, e non solo. La paragono un po’ a una partita di tennis: è bella da vedere se i giocatori si rimandano la palla a vicenda, con tanti scambi, ma se uno dei giocatori non prende la palla, la partita finisce subito e non è più divertente. Con Luger invece è stato un bel rilanciarsi a vicenda, c’era anche una sorta di sana dinamica competitiva che ci portava a fare sempre meglio”.
IL POST LOCKDOWN. IL FUTURO DELLA GALLERIA ABBONDIO E DI FL GALLERY
Quale sarò adesso il futuro delle due gallerie dopo l’esperienza condivisa di Spazio22? “Si è chiuso lo spazio, ma l’attività della galleria continua”, risponde Abbondio. “Intanto mi sono spostato in un ufficio in cui sono stato prima di trasferirmi allo Spazio22, e poi vaglierò un po’ di possibilità su come mostrare i progetti che avevo in programma. Probabilmente per un anno ci sarà un focus su artisti italiani, anche perché in questo momento è difficile fare arrivare lavori dall’estero. Lo scorso marzo avrei dovuto essere ad Art Dubai che è stata posticipata al prossimo anno, e a settembre in teoria dovrei essere a miart. In ogni caso il progetto pensato per miart per la sezione Generations insieme a Erastudio Art Gallery, se non si dovesse fare la fiera, pensiamo di allestirlo comunque negli spazi di Erastudio”. E la pandemia, inevitabilmente, ha ripercussioni anche e soprattutto in termini di mercato: “penso che una persona acquisti un’opera d’arte quando pensa all’eternità”, continua Abbondio, “quando sta bene, quando pensa alla vita e non alla morte. Non lo fa certo quando è minacciata o non sa se può garantire un futuro alla propria famiglia. L’insicurezza è il peggior nemico della vita, e di conseguenza anche dell’arte”. Attende invece di comprendere come evolverà il quadro epidemiologico Luger, che da due mesi si trova in Svizzera: “in questo momento a causa delle restrizioni mi è impossibile andare a Milano, e ci sono ancora molte incertezze sull’evolversi della pandemia. Sono stati annullati tutti i grandi eventi, e la mobilità è limitata. Per adesso non è possibile fare le mostre se non ci è certezza sulla presenza del pubblico”. Una soluzione, già adottata da musei, fiere e gallerie, potrebbe essere l’utilizzo delle piattaforme digitali, ma su questo aspetto i due galleristi hanno idee molto chiare: “la tecnologia è molto utile per reperire informazioni su opere e artisti che già conosci, ma non si può visitare una mostra o una fiera dallo schermo di un computer. Viene a mancare il contatto con l’opera”.
– Desirée Maida
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