Riapre il Madre di Napoli. La Presidente Laura Valente racconta come
Il museo napoletano riapre al pubblico all’inizio della Fase 2, con un programma tutto nuovo e ripensato post lockdown su ecologia e rinascita
Come sarà il futuro del Museo Madre di Napoli? A Fase 2 ormai inaugurata continua la nostra inchiesta che interroga direttori e presidenti di Musei cercando di approfondire opportunità e sfide del tempo post Covid-19. Laura Valente, presidente del museo napoletano annuncia un programma tutto nuovo e lancia alcune sfide per il domani di tutto il settore culturale.
Come avete salutato la notizia della riapertura?
Come una grande opportunità. La riapertura è un segnale importante per il Paese.
È il segno che la cultura è un bene essenziale in un paese democratico. Ed è per questo che abbiamo scelto di aprire nella prima possibile indicata dal decreto anche se importanti musei nazionali apriranno in Campania il 2 giugno.
Quindi siete già operativi?
Certo. Ce l’abbiamo fatta grazie ad un team che ha lavorato con me senza sosta.
Al rientro al Madre hanno trovato nuovi e più ampi spazi per le loro postazioni, ho voluto favorirne la sicurezza. Tutti i dipendenti e i visitatori saranno protetti allo stesso modo nel nostro museo.
Avete ricevuto delle linee guida o dei criteri di base per ciò che concerne le tecniche di distanziamento sociale e la sicurezza dello staff?
Sì, la Regione Campania ha mandato un programma dettagliato di cose da fare e regole da seguire. Con protocolli molto chiari. A noi, come fondazione DonnaRegina per le arti contemporanee, quindi ente in house della Regione, durante tutto il lockdown non è mai mancato il sostegno del governatore Vincenzo De Luca e degli uffici competenti regionali. E anche per questo ce l’abbiamo fatta.
Quali saranno le prime azioni che porterete avanti?
Proroghiamo fino al 29 giugno la mostra su Marcello Rumma I sei anni di Marcello Rumma, 1965-1970 che è stata interrotta bruscamente a marzo. Da metà giugno, invece, partirà la nostra MadreFactory2020 dedicata a Gianni Rodari, un programma di workshop, laboratori e giochi, totalmente gratuito per i bambini e le loro famiglie. Ci saranno anche laboratori e percorsi creativi pensati per i grandi dimenticati da questa emergenza, i disabili con un percorso dedicato e inclusivo. La grande sala al piano terra, che chiamiamo PiazzaMadre, diventerà, da giugno a settembre, un luogo aperto ispirato al papà della ‘grammatica della fantasia’. Una grande giostra è stata commissionata dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee a Temitayo Ogumbiyi. Un’opera site-specific appositamente concepita per il cortile del Madre dall’artista di Lagos: una serie di sculture interattive, ispirate in parte alle tecniche di acconciatura africane, che trasformerà il cortile grande del museo in un terreno di gioco e un giardino per i visitatori più giovani. Armando Milani, uno dei maggiori visual designer contemporanei, ci inviterà a riflettere sui temi della trasformazione dell’ambiente e delle nostre società, con i suoi manifesti solidali che tappezzeranno la quarta parete esterna del Madre, Francesco Faccin realizzerà una installazione di tavoli prodotti con materiale di recupero, un progetto pensato appositamente per noi. Tutti questi lavori entreranno a far parte della collezione del Madre. Il comune denominatore sarà l’ecologia ma anche il tema della rinascita.
Come pensi che cambierà il rapporto tra museo e spettatore?
Il museo è un posto dove le persone vengono per concedersi un tempo dilatato e intimo, fatto di silenzi e pensieri pieni di rimandi ed evocazioni ma anche di imprevedibili collegamenti. Questo continueremo a farlo ‘a distanza di sicurezza’ e, per il momento, utilizzando mascherine. Non credo che da questo punto di vista cambierà qualcosa. Come non cambierà la nostra voglia di vita e di bellezza.
State cercando di aprire un dialogo con il Ministero? Con che richieste?
Noi abbiamo un dialogo costante con le istituzioni, e come ho già sottolineato il Madre è il museo della Regione Campania. Io faccio parte del direttivo di Federculture e sono fitti i contatti della nostra associazione con il ministro Dario Franceschini che sta ascoltando molto l’intero settore per poter trasformare questo momento in un’opportunità. Ho anche sottoscritto un documento elaborato da Marco D’Isanto, Stefano Consiglio e Ledo Prato, insieme a molti altri esperti e operatori del settore, che avanza proposte concrete a due velocità. Siamo chiamati a ripensare e rimodulare strategie complessive.
Il modello neo liberista americano, da noi sempre preso ad esempio nella rincorsa agli sponsor e ai dati di sbigliettamento, dimostra oggi tutta la sua fragilità se si deve riprogettare la visione del nostro patrimonio culturale. Abbiamo un’opportunità unica per sviluppare, e al più presto, vaccini e anticorpi che permettano la costruzione di un nuovo tessuto culturale, economico e sociale. Se avremo il coraggio di considerare davvero la cultura come una risorsa anche ‘economica’, dovremo rivedere il comparto e i suoi meccanismi di funzionamento in una prospettiva di sviluppo sostenibile, con un diverso modo di pensare il senso e il valore del mondo culturale nella società.
Cosa salvi dei tuoi piani precedenti e cosa pensi che invece ormai sia irrecuperabile e irrimediabilmente obsoleto?
Io e il nuovo direttore artistico Kathryn Weir dovevamo presentare la stagione 20/21 a marzo, proprio a pochi giorni dal lockdown. Abbiamo lavorato molto per non spostare semplicemente le date delle inaugurazioni. E abbiamo ripensato all’intero cartellone, che sarà annunciato a giugno, seguendo un filo invisibile legato ai temi dell’ecologia e della rinascita. Il susseguirsi degli eventi di questo dramma collettivo ha rappresentato uno stimolo per comprendere, assimilare, rappresentare e commentare un periodo storico di straordinaria complessità. Un museo d’arte contemporanea non può, del resto, limitarsi ad inseguire i tempi che corrono e la loro estetica, ma deve essere partecipe di quel cambiamento, di quella mutazione che non si ferma mai. In vista della trasformazione complessiva e radicale del contesto in cui opera. Sono confermate le mostre dedicate ad Alessandro Mendini ad ottobre e quella a Peter Lindbergh a marzo 2021.
Quali sono le urgenze, a tuo parere, fondamentali per la ripartenza dell’intero settore dell’arte?
Sono tante le urgenze ma fra tutte io punto il dito sulla burocrazia italiana. Bisogna snellirla, velocizzarla e renderla finalmente uno strumento di tutela procedurale e di opportunità per le idee e le imprese culturali vincenti. Abbiamo una grandissima opportunità. Se non la sfruttiamo abbiamo pregiudicato il futuro delle generazioni a venire. E saremo giudicati per questo.
–Santa Nastro
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